Joe Sample – Rainbow Seeker


Joe Sample – Rainbow Seeker

Nel 1978, quando questo album fu registrato, la prima fase del jazz rock  (ovvero la miscela di improvvisazione jazz con i ritmi funk-rock) era in lento declino. Il tastierista Joe Sample, famoso per il suo lavoro con i Crusaders, stava per diventare uno dei fondatori del cosiddetto "jazz contemporaneo", un idioma musicale che in seguito sarà più universalmente conosciuto come smooth jazz. Sample In quel momento aveva sostanzialmente abbandonato il jazz classico, elaborando la sua formula e attualizzando il jazz attraverso l’uso di melodie orecchiabili, di leggeri ritmi funk, il tutto condito dai suoi accattivanti cambi di accordi e da una nuova sensibilità pop. Si può dire che Rainbow Seeker sia il primo album da solista di Joe nel quale il tastierista usa il linguaggio dello smooth jazz in modo aperto e dichiarato. In realtà è il suo terzo lavoro da solista, ma i due precedenti sono ancora legati alle dinamiche della musica afro americana di stampo più palesemente mainstream. In questo album, Sample è affiancato dal leggendario chitarrista Billy Rogers, dal bassista Pops Popwell, dal suo vecchio batterista dei Crusaders Stix Hooper, più una sezione fiati e diversi altri chitarristi ospiti. Tutti gli otto brani (che includono "Fly with the Wings of Love" e "Islands in the Rain") sono composizioni di Joe, che per l’occasione sfoggia tutta la sua vena melodica, creando una serie di groove leggeri ed orecchiabili ideali per un ascolto di sottofondo di livello superiore. Se non si fosse a conoscenza di cosa esattamente sia lo smooth jazz, basterebbe ascoltare uno qualsiasi degli album di Joe Sample della fine degli anni ‘70, in particolare proprio questo Rainbow Seeker, e verrebbe spontaneo pensare che il termine sia stato inventato per questo tipo di registrazioni. Sono quasi sicuro che quando fu pubblicato non fu  considerato un lavoro particolarmente innovativo, tuttavia questo disco, vecchio ormai di 40 anni è un incredibile esempio di come le composizioni e gli assoli possano essere felicemente costruiti intorno all’idea che oggi abbiamo dello smooth jazz. Qui Joe suona maggiormente in primo piano rispetto alle uscite più recenti: la sua tecnica perfetta e la liquida fluidità del suo tocco sono proprio per questo ancora più riconoscibili. Alternando il pianoforte elettrico e quello acustico, Sample elabora la sua magia tastieristica su una colorata varietà di tempi e di groove che spaziano dal latino alle ballate, dal funk al soul. Joe Sample è una sorta di jolly delle testiere: ha un grande senso della melodia e del ritmo, cose che per lui  sono probabilmente la stessa cosa. Ha il suo stile personale, il suo "linguaggio", e quando senti Sample suonare un riff o un accordo, è il “suo” dannato riff o accordo. E non va dimenticato anche il suo tocco: si appesantisce solo per le punteggiature più drammatiche, ma possiede un tocco felpato e, se si è affascinati  dalla velocità, può fornire tutta la destrezza che ci si aspetta. Ma Joe è soprattutto un fantastico compositore in grado di costruire armonie tanto sofisticate quanto ingannevolmente semplici. Tutte queste qualità sono quelle che possono essere trovate anche su "Rainbow Seeker", nel brano specifico e poi in tutto l’album omonimo. Come in "Fly With the Wings of Love", dove la sua abilità tecnica resta al centro dell'attenzione: con un accompagnato di archi, gli accenti di synth ed un semplice giro di basso elettrico. Oppure nell’'intramontabile lirismo di una canzone come "Melodies Of Love" che conquista e rimane incastonata tra testa e cuore. O ancora con il groove brasiliano di "Islands In The Rain" che Sample ha costruito ingegnosamente con le sue tipiche figure di accordi in progressione ascendente. Nel complesso, i classici suoni degli anni '70 sono ancora tutti lì, con meno ruvidezza e forse una maggiore eleganza. Un album come Rainbow Seeker ci consente di toccare con mano una importante transizione stilistica, a cavallo tra due decenni, quel momento in cui l’estetica musicale stava assumendo un ruolo più dominante, ma prima che l’elettronica ed i campionamenti cambiassero nuovamente le carte in tavola. E non è affatto sorprendente che tra queste note si possa percepire tutta l'influenza che Joe Sample ha esercitato su moltissimo del jazz contemporaneo che è venuto dopo. Piuttosto è sorprendente come tutto sommato pochi musicisti citino Sample come fonte d’ispirazione. Lui come Bob James, Don Grolnick, George Duke, Dave Grusin o Eumir Deodato sono tastieristi che hanno dato una spallata in avanti alla loro musica così come al jazz contemporaneo. Joe Sample suonerà sempre come Joe Sample, tuttavia le sue ultime produzioni prima della prematura scomparsa in particolare quelle acustiche, sono la testimonianza di una evoluzione che non si è mai fermata. Un musicista come lui è unico, forse irripetibile, certamente era ed è destinato a durare. Nessun altro sarà Joe Sample nello stesso modo in cui nessun altro potrà mai essere Miles.