SBO - Weniger Ist Nicht Immer Mehr


SBO - Weniger Ist Nicht Immer Mehr

SBO è l’acronimo di Slavko Benic Orkestr: nove musicisti provenienti dalla Germania in grado di produrre una fusione di funk, jazz e latin music del più alto livello con tecnica, passione ed energia. SBO evidenzia un chiarissimo richiamo alle band fusion del passato. Il segno di discontinuità del progetto rispetto alla produzione degli anni ’80 e ‘90  è però tutto nei contenuti musicali che si possono ascoltare nel loro primo album " Weniger Ist Nicht Immer Mehr" che si spinge più indietro nel tempo, in un'operazione di recupero ed aggiornamento anche del sound dei mitici anni '70. Il cd propone un repertorio che trasporta con disinvoltura e proprietà di linguaggio musicale nelle atmosfere degli spy movies, in quelle dei polizieschi televisivi o direttamente nel cuore di Cuba. Bastano davvero pochi minuti e si resta conquistati dalla contagiosa vivacità e dal potente suono che questi musicisti tedeschi riescono a generare. La band non vanta alcuna stella internazionale tra i propri membri e tutti gli artisti coinvolti sono circondati da un certo alone di mistero, tuttavia si può apprezzare quanto sia elevato il livello tecnico dei singoli e come l’amalgama tra di loro sia dei più riusciti. Il groove è il filo conduttore ed è gagliardamente presente in ciascuna delle nove tracce di Weniger Ist Nicht Immer Mehr (la cui traduzione suona pressappoco: di meno non sempre è meglio, un chiaro riferimento al numero consistente dei membri di SBO). Gli amanti del funk strumentale con abbondanti contaminazioni jazzistiche e molti richiami alla migliore tradizione latino-americana troveranno in questo album pane per i loro denti. Attraversato da una vibrante energia, il gruppo dispensa brillanti dosi di coralità ed una profusione di pregevoli assoli che non mancheranno di soddisfare anche i palati più esigenti. L’album inizia nel migliore dei modi con la trascinante “Rappelkiste”, introdotta da roboanti fiati e un’irresistibile ritmo funky sincopato. Un assolo di basso rappresenta il primo stacco ma non solo: è l’immediata dimostrazione di quanto i musicisti della band siano anche singolarmente molto dotati: una caratteristica subito dopo ribadita dal sax che entra prepotentemente in scena per lasciare infine spazio ad un bell’assolo di chitarra elettrica. Tutto molto seventies, tutto molto bello. “Fuck The Clave” ci introduce nella lettura che SBO dà dei ritmi e delle atmosfere latine. Su una base ritmica funky-salsa sono prima la tromba e poi ancora il sax tenore a darsi battaglia in assoli  di pregevole fattura. Quello che colpisce è l’affiatamento ed il senso di unità che questi tedeschi riescono ad esprimere con i loro ottoni perfettamente arrangiati. “Me And B” rimanda al soul jazz degli anni ’70, un sound vintage che è il perfetto vettore per un magnifico assolo di trombone e per quello altrettanto stimolante di un organo Hammond fluido ed acido quanto basta. Gli accenni di jazz più tradizionale della successiva “Is Dit Jetz Jazz”  sono lì a ricordarci che SBO è un ensemble che può tranquillamente spingersi oltre i confini del funk o dell’acid jazz per inoltrarsi con successo anche sui sentieri più intricati del jazz contemporaneo, sia pure esso elettrico. Molto interessante l’assolo di pianoforte che sa essere melodico e ritmico con la giusta dose di equilibrio. Atmosfera più rilassata, quasi da ballata smooth jazz per “Ok, Eins F R  Die Liebe…” in cui è la chitarra elettrica a prendersi la scena mentre i contrappunti fiatistici contribuiscono in maniera determinante a creare un magico sound quasi da big band. Inaspettato e bellissimo l’intermezzo di un vibrafono il cui assolo conduce al finale pennellato questa volta da un ottimo flicorno. Senza indugiare oltre sul morbido tessuto delle ballads, ecco arrivare un altro gran bel funk: “Yes, Maybe No” riassume tutti i classici temi cari a questo genere musicale, ritmica uptempo, chitarra wah wah, il basso pulsante e i soliti potenti fiati a far da passaggio  e da collante ai vari solisti. “Spy Games” dice tutto già dal titolo, e se si procede con l’ascolto sono l’organo Hammond, la chitarra choppata, e gli ottoni all’unisono che ci trasportano magicamente dentro un film di spionaggio o un poliziesco degli anni ’70. Bellissima per il feeling vintage ma anche e forse soprattutto per la serie di assoli, breaks e riffs che accompagnano tutto il brano. Se vi piace la musica cubana o più in generale il latin jazz “Kananga” è il pezzo che fa per voi. Costruita su una classica ritmica salsa, veloce ed energica, sprigiona tutto il calore e la festosa allegria di una band che davvero potrebbe venire dal centro dell’Avana piuttosto che dalla fredda Germania. E’ il Caribe al suo meglio. “Finale Furioso” non potrebbe che essere la chiusura di questo bel lavoro: un conclusione spettacolare che riassume in un unico brano tutti i temi toccati dal progetto SBO. Come in un piccola suite funky jazz, ci sono sezioni più lente e ritmi frenetici all’interno della stessa composizione, nella quale spiccano il bell’assolo di sax e la solita roboante sezione fiati che non poteva non mettere il suo sigillo ad un lavoro che proprio dal sapiente arrangiamento dei sax, delle trombe e  dei tromboni trae la sua firma sonora. Slavko Benic Orkestr è una magnifica sorpresa ed un nome da ricordare per il futuro: se riusciranno a ripetersi ed a migliorare il già eccellente risultato ottenuto con Weniger Ist Nicht Immer Mehr, ci troveremmo al cospetto di una realtà che può tranquillamente valicare i confini nazionali tedeschi e proporsi al mercato internazionale come una delle band più interessanti dei nostri giorni.