Chick Corea – The Ultimate Adventure


Chick Corea – The Ultimate Adventure

Ci sono alcuni musicisti che trovano la propria nicchia artistica dentro alla quale lavorano nel corso di tutta la loro carriera, raffinando sempre più le loro metodologie compositive e mantenendo freschi ed innovativi i loro contenuti. Ma ce ne sono anche altri, il cui vorace appetito musicale li “costringe” ad esplorare un mondo musicale più ampio, in continua evoluzione, sia pur nella continuità di  una voce  che resta personale ed immediatamente riconoscibile. Durante il loro percorso, questi pionieri coraggiosi trovano continuamente nuove fonti di ispirazione e modi alternativi per ampliare il loro punto di vista, riuscendo a restare coerenti e concentrati nel contesto di un quadro generale che rimane quello del loro lessico musicale elettivo. Chick Corea è senza dubbio uno di questi: a settan’anni e passa, il pianista non mostra alcun segno di rilassamento nella sua intelligente curiosità, ne tantomeno di appagamento dentro un’area confortevole e ben definita. Anzi, al contrario continua a spaziare tra le numerose correnti del jazz con lo stesso entusiasmo e la stessa passione dei primi anni della sua carriera. In quasi sessant’anni di attività ininterrotta Chick Corea ha scritto e suonato moltissimo: ha sviluppato dei singolari progetti che vanno dal post bop del suo sestetto Origin, alle esplorazioni free dei Circle, dagli eleganti duetti con il vibrafonista Gary Burton o con il pianista Herbie Hancock, alla fusion con accenti rock dei mitici Return to Forever al fianco del chitarrista Al di Meola. Senza dimenticare i progetti più ambiziosi sviluppati in proprio come i concept album The Leprechaun (Polydor, 1976) e The Mad Hatter (Polydor, 1978) dove si mescolavano le atmosfere jazz rock con le più complesse delle scritture acustiche. E poi tutta una serie di album jazz nei quali ha dimostrato di essere uno dei pianisti più innovativi ed importanti del 20° secolo. The Ultimate Adventure è una registrazione del 2006, e trae ispirazione da un romanzo di L. Ron Hubbard, una sorta di omaggio di Chick a Scientology. Album complesso e di largo respiro ha come sempre una base jazz ma si dilata e si alimenta anche dalle tradizioni musicali ritmiche e melodiche spagnole, arabe e africane. Corea riunisce per l’occasione un grande gruppo di musicisti ricongiungendosi con vecchi amici come il batterista Steve Gadd ed il flautista Hubert Laws, così come conoscenze artistiche più recenti, come il polistrumentista Tim Garland o la band che lo ha accompagnato sull’album Rhumba Flamenco. Allo stesso modo dei suoi concept album degli anni '70, The Ultimate Adventure aspira a trovare il punto di equilibrio ed il nesso logico tra i molti mondi musicali di Corea, ma mentre alcune delle vecchie alchimie di quei lavori suonano oggi un pochino datate, l'uso che Corea  fa della tecnologia è qui integrato in modo più organico e moderno. Nel mescolare il pianoforte acustico, i fiati, le molteplici percussioni, ovviamente i sintetizzatori, il piano elettrico Fender Rhodes e le ritmiche elettroniche si respira un senso di naturalezza, del tutto privo degli eccessi dei quali Chick Corea è stato talvolta accusato nel passato. Lo stile, le suggestioni e le emozioni che il pianista si porta dietro come tratto distintivo sono ovviamente ancora del tutto presenti, ma bisogna dire che The Ultimate Adventure si sposta anche in avanti, proiettandosi oltre. Chick esplora ad esempio la musica africana e magrebina, filtrandole attraverso la sua personalissima lente compositiva, o ancora riprende il tema a lui caro della tradizione spagnola con uno spirito ancora più innovativo di quanto fatto precedentemente. E’ interessante notare tuttavia che ogni influenza, ogni suggestione proveniente da mondi estranei viene in qualche misura assorbita all’interno di un quadro stilistico che riporta all’idioma di riferimento di Corea: il jazz.  L’album è prevedibilmente più ricco di percussioni di ogni altra cosa pubblicata in passato (ci sono ben tre percussionisti) e gli accenti etnici danno un sapore diverso alle già affascianti creazioni di Chick, ma non bisogna dimenticare che al di là delle sperimentazioni e delle novità ritmiche, qui la musica è sempre di eccellente qualità. Si tratta di un jazz elettrico molto variegato con accenti che spaziano attraverso tante diverse correnti abbracciando jazz rock, world, fusion, progressive, avanguardia e ovviamente il jazz, per un risultato che è del tutto accattivante: impegnativo ma accessibile, una combinazione perfetta di testa e cuore. Parlare dei singoli brani in un concept album come questo non ha molto senso. L’opera va ascoltata come una lunga suite divisa in vari movimenti ed anche se non c’è un motivo ricorrente, non è difficile cogliere il senso di continuità che percorre The Ultimate Adventure dall’inizio alla fine. Con questo ambizioso progetto artistico Chick Corea ha dimostrato ancora una volta che, per un genio come lui, è possibile continuare ad ampliare i propri orizzonti musicali senza mai perdere la propria identità: è il miracolo di un uomo che nella sua straordinaria carriera ha avuto molto spesso un impatto importante e  significativo sulla musica moderna.