Rahsaan Roland Kirk – Kirk’s Work



Rahsaan Roland Kirk – Kirk’s Work

Rahsaan Roland Kirk è probabilmente il più particolare sassofono solista della storia del jazz, lui è stato un artista post-moderno ancora prima che quel termine venisse coniato. Kirk è entrato nel continuum della tradizione del jazz come portatore di un messaggio a se stante nell’approccio al suo strumento. Un musicista naif che non si è mai fatto alcuno scrupolo nel miscelare, combinare e sperimentare i vari elementi della tradizione afro-americana creando un risultato che suona del tutto naturale. Quando si parla di Roland Kirk, si rivolge sempre una grande attenzione nei confronti della sua innegabile eccentricità: una cosa piuttosto inevitabile vista la sua peculiare capacità, quasi clownesca, di suonare due o anche tre ance contemporaneamente. Tuttavia, il buon Roland era un artista serio ed estremamente creativo e da sassofonista padroneggiava una tecnica strumentale di livello superiore. E’ stato in grado di spaziare in tutti i vari filoni del jazz, dal Dixieland al Free con una spontanea ed innovativa creatività. In particolare va sottolineata la sua abilità nella costruzione degli assoli:  Kirk aveva un’innata capacità di galleggiare sulle armonie, stravolgerne la forma, ed elevare le sue improvvisazioni ad un livello straordinario. Nel corso delle sue ruggenti performance, quando sembrava che non potesse spostare la sua asticella ancora più in alto, era invece in grado di salire sempre più su. La vita di Kirk non è stata facile, nato con la vista, è diventato cieco all'età di due anni. Ma la sua passione per la musica è stata un motore potentissimo che lo ha spinto a suonare prima la tromba poi il clarinetto ed infine il sax. Ancora adolescente, ha scoperto il "Manzello" e lo "Stritch": il primo è una versione modificata del saxello, il secondo una variante anch’essa modificata del sax soprano. Sulla base di questi strani strumenti, Roland ha quindi operato i propri miglioramenti. Egli ha rimodellato tutti e tre i suoi sassofoni in modo che potessero essere suonati simultaneamente: questa metodologia di suono multiplo è ascoltabile fin dalla sua prima registrazione, un disco di R & B del 1956 intitolato Triple Threat. Nel 1963 ha infine introdotto la tecnica della respirazione circolare, una pratica che gli permetteva di suonare i suoi sax senza alcuna pausa per riprendere fiato. Kirk's Work, del 1961, è il terzo album di Rahsaan Roland Kirk, nel quale figura in veste di co-protagoista l'organista Jack McDuff. E' probabilmente il più espressivo e profondo tra i lavori post-bop del multistrumentista cieco. Caratterizzato  come è ovvio dal suo stile non ortodosso ci permette di apprezzare le ardite polifonie del sax tenore, del flauto, del manzello, e dello stritch. Sulla base di questi pressuposti,  Kirk's Work propone delle tessiture sonore uniche e delle sovrapposizioni tonali assolutamente straordinarie: Kirk crea la sua unica alchimia musicale suonando in contemporanea due e spesso addirittura tre ance contemporaneamente. Un perfetto veicolo per l’esuberanza di Kirk viene anche dal puntuale lavoro dell’organo Hammond di McDuff, che si presta magnificamente all’atmosfera soul profumata di r&b che si respira in tutto l'album. Completano il quartetto Joe Benjamin (basso) e Art Taylor (batteria), entrambi jazzisti veterani di grandissima esperienza e grande tecnica individuale. Non a caso nasce dalla loro competenza, dal loro senso del ritmo la felice rilettura del classico di Sammy Kahn "Makin' Whoopee", così come la swingante interpretazione dell’inquietante title track. Delle quattro composizioni originali di Kirk, "Doin’ the Sixty-Eight" è senza dubbio la più interessante. Il ritmo percussivo latino tesse un groove ipnotico su cui Kirk e McDuff inanellano una serie di assoli complessi e cerebrali. L'interpretazione stellare di "Skater's Waltz" combina un tema tradizionale con un aggressivo interplay di tutto il quartetto. La melodia è messa alla prova dal furente sax tenore e dall’organo Hammond in un affascinante botta e risposta di virtuosismi. Su questo Kirk’s Work lo stile del sassofonista si fa più aggressivo e mostra i segni dell’evoluzione del lavoro di Kirk sia sulle composizioni che in materia di tecnica strumentale: un segno distintivo che Roland in seguito non avrebbe più abbandonato. Anche se probabilmente non è in assoluto il miglior album del suo vasto catalogo, si tratta comunque di un lavoro che rappresenta un punto di svolta nella carriera del polistrumentista afro-americano. Kirk’s Work cattura il jazz permeato di soul dell’originale ed eccentrico Rahsaan Roland Kirk proprio all’inizio della sua parabola ascendente.