Tom Kennedy – Just Play!


Tom Kennedy – Just Play!

Musicista noto principalmente per la sua abilità con il basso elettrico, Tom Kennedy su questo suo “Just Play!” ha messo insieme un settetto formato da elementi di livello assoluto per rileggere, con nuove interpretazioni, alcuni  ben conosciuti standard del jazz. Tom arriva così al suo quarto album come leader: per gran parte della sua carriera Kennedy ha preferito dedicarsi al  basso elettrico sia per affrontare il jazz tradizionale che per approcciarsi a quello più contemporaneo. Tuttavia la prima esperienza musicale di Kennedy è stata proprio con il contrabbasso, alla tenera età di undici anni. In questo album il bassista sfodera proprio il suo prezioso strumento d’epoca per guidare la registrazione in modo brillante ed autorevole. L'album assume un significato particolare per il bassista dato che è dedicato a suo fratello Ray, pianista e compositore, con il quale ha anche lavorato in passato, dal 2008 affetto dalla sclerosi multipla e perciò non più in grado di suonare. Con il contributo da parte di musicisti del calibro del sassofonista George Garzone, del trombettista Tim Hagans e dei formidabili chitarristi Lee Ritenour e Mike Stern, Kennedy ed il suo gruppo (Dave Weckl alla batteria!) appare in splendida forma in questa emozionante sessione di jazz infusa di puro hard bop contemporaneo. A cominciare dalla classica meraviglia firmata da Sonny Rollins intitolata "Airegin" dove il lavoro di contrabbasso di Kennedy è in grande evidenza, non soltanto nello smagliante assolo. Un altro dei momenti migliori è la brillante "Moanin'" di Bobby Timmons. George Garzone si dimostra uno dei principali punti di forza del disco: il suo sax tenore si impone con personalità e manifesta una straripante potenza espressiva in ogni fraseggio. Lee Ritenour, con il quale Kennedy ha collaborato in molte altre occasioni, non è certo da meno su questo bel brano soul jazz, confermando la sua attitudine ad esprimersi con naturalezza anche quando esce dal suo abituale habitat della fusion. In "The Night Has A Thousand Eyes" si può apprezzare l’eccezionale gioco di dita di Kennedy sul suo magnifico contrabbasso, ma è la sezione fiati formata dalla tromba di Hagans, dal trombone di John Allred e dal secondo sax di Steve Wirts ad avere il ruolo principale. Il brano è semplicemente spettacolare e la lettura che ne dà il gruppo nel suo assieme valorizza appieno la scrittura originale di Victor Young. Come spesso accade ovunque sia coinvolto, è anche il formidabile Dave Weckl ad offrire delle solide performance, raffinate e virtuose. Come nell’immortale "Ceora" di Lee Morgan, nella quale il gioco di spazzole è eccellente, mentre il pianista Renee Rosnes non è da meno dei suoi colleghi, aggiungendo un tocco di dolcezza sui tasti a rendere fantastica questa cover. L'unico pezzo non appartenente alla categoria degli standard del jazz è, forse, anche il più significativo dell’intero album: si tratta di una composizione originale di Mike Stern intitolata "One Liners", in cui il chitarrista prende letteralmente il centro della scena. Il suo sound è come sempre molto particolare e suggestivo e negli oltre dieci minuti di durata si ha modo di coglierne tutte le splendide sfumature cromatiche e la diteggiatura velocissima e precisa. Tornando agli standard, troviamo un arrangiamento di Kennedy dello stupendo e celeberrimo classico di Duke Ellington "In A Sentimental Mood". Il sax di George Garzone ed il piano di Renee Rosnes sugli scudi per una reinterpretazione che in verità non si allontana molto dalla versione originale. "In Your Own Sweet Way"  è una sincera dedica al maestro Dave Brubeck e vede un formidabile lavoro pianistico di Rosnes, nell’unico dei brani non a caso registrato in trio. L’energica "Bolivia" firmata da Cedar Walton, è introdotta dal puntuale basso di Tom Kennedy, mentre qui forse più che in ogni altro momento del disco è straordinario l’assolo di Garzone: scattante e nervoso eppure sempre lucidissimo nel districarsi nel mare di note di questa complessa icona dell’hard bop. Il set si conclude sulle familiari note del classico di Cole Porter "What Is This Thing Called Love". Per questo standard immortale Kennedy sceglie una lettura sinuosa e notturna in partenza, fino all’esplosione ritmica dello stesso bassista coadiuvato dal solito effervescente Weckl; su questa base diventa protagonista ancora una volta il sax tenore con una incredibile raffica di note scoppiettanti. È un compendio di quello che dovrebbe essere il be bop nella migliore delle sue interpretazioni. Il titolo di questo album cattura, in fondo, tutta l’essenza della musica con due semplici parole: Just Play! Come dire suonare e basta! Il cast è ricco di talento e virtuosismo, le emozioni non mancano, i brani sono stati scelti con cura ed eseguiti con passione e divertimento. Con questo lavoro del 2013 Tom Kennedy ha fatto centro, accreditandosi come uno dei migliori specialisti contemporanei del contrabbasso.