Jah Wobble & Bill Sharpe - Kingdom Of Fitzrovia


Jah Wobble & Bill Sharpe - Kingdom Of Fitzrovia

Bill Sharpe è un tastierista britannico meglio noto per la sua militanza nel gruppo funky dance degli Shakatak, nei quali il tratto distintivo era proprio l’onnipresente suono del pianoforte acustico di Bill. Negli anni ’80 gli Shakatak ebbero un grandissimo riscontro di pubblico con brani indimenticabili come Easier Said Than Done, Nightbirds, Invitations e molti altri: fu un breve ma intenso successo discografico, piuttosto atipico se si considera la natura per lo più strumentale delle loro composizioni. Pur mantenendo attivo il progetto Shakatak, Bill Sharpe ha anche pubblicato a suo nome alcuni album, ma soprattutto ha collaborato con altri artisti come Gary Numan, Don Grusin e Jah Wobble. È dall’incontro tra due personalità così diverse come Sharpe e Wobble che nasce quella sorta di laboratorio musicale chiamato Kingdom Of Fitzrovia; il primo un paladino della fusion e del funk, il secondo una leggenda del punk. Il bassista Jah Wobble ha fatto parte dello storico gruppo Public Image Ltd, ma in seguito ha lavorato con Holger Czukay e Jaki Liebezeit dei Can, BJ Cole, Sinead O'Connor e Baaba Maal. Il denominatore comune del sodalizio tra questi due apparentemente opposti poli è la comune passione per Miles Davis, i Crusaders, Art Blakey, i Weather Report e gli Headhunters. Il crescente entusiasmo dei due, iniziato con una sessione di registrazione casuale, si è sviluppato nella stesura del materiale per un album dai contenuti imprevedibili nella forma stilistica e piuttosto interessante dal punto di vista musicale. Suona infatti come un onirico viaggio che parte da lontane eco degli anni ’70 per toccare atmosfere dub e ammantarsi a tratti anche di jazz. Il lavoro si stacca nettamente sia dalla produzione di Sharpe che da quella di Wobble in favore di una musica di difficile catalogazione nella quale, a sorpresa oltre alle tastiere ed al basso le melodie sono dettate dalla tromba e dal flicorno di Sean Corby il cui sound finisce per essere il filo conduttore di tutte le composizioni. Kingdom Of Fitzrovia (un quartiere di Londra) nasce e si evolve come un concept album che trae la sua ispirazione dalla eterogenea e colorata architettura di questo bel distretto del centro della capitale britannica, cercando di coglierne in musica gli umori, le sensazioni e le emozioni. Qui hanno vissuto in passato  Virginia Woolf, George Bernard Shaw e Arthur Rimbaud ed ancora oggi è abitato da numerosi artisti, i suoi contrasti e la varietà degli edifici e delle attività commerciali e lavorative lo rendono uno dei quartieri più particolari ed affascinanti di Londra. Bill Sharpe e Jah Wobble confezionano una sorta di quadro musicale impressionistico, rarefatto e multicolore, così particolare da sorprendere e stupire l’ascoltatore. Non si trovano le brillanti fughe di pianoforte degli Shakatak e nemmeno le spigolosità dei Public Image. Forse la prima cosa che viene in mente è il Miles Davis di In A Silent Way, un paragone importante che ovviamente fa riferimento ad una sensazione piuttosto che ai reali contenuti. E non può non essere evocato anche il Mark Isham di alcuni dei suoi lavori più jazzati. Tuttavia in Kingdom Of Fitzrovia si percepisce intensamente una tensione drammatica, una profondità ed un impatto emotivo che raramente è dato di ascoltare: le composizioni si susseguono quasi come un continuum melodico nel quale le tastiere e la tromba si alternano su un tappeto ritmico minimale, dominato dai riffs del basso. È un effetto sonoro piuttosto affascinante ed ipnotico, un viaggio tra le vie, i palazzi, i negozi e la gente di un pezzo importante di una delle più belle tra le capitali mondiali. Non inganni il primo brano “You Make Me Happy”: l’andamento da canzone ritmata, stile Shakatak, e il fatto che sia cantata (PJ Higgins) sono l’eccezione in un album che è invece quasi del tutto strumentale. Il flicorno di Sean Corby si presenta subito, cesellando i contrappunti del pezzo nel quale Bill Sharpe fa sentire la sua abilità con un bell’assolo di piano elettrico. Da lì in avanti inizia la vera cavalcata sonora di Kingdom of Fitzrovia: “Rush Hour” si alimenta del suo sincopato ritmo drum‘n bass, restituendo subito l’atmosfera di traffico e movimento, mentre la tromba si prende la scena, in un bel duello con uno stralunato synth. La title track vive di emozioni più rilassate e solari, ricordando a tratti le piccole grandi composizioni di un Burt Bacharach più moderno. Un flicorno da film western di Sergio Leone introduce un’enigmatica “Spanish Place” in cui la melodia iberico mediterranea fa da contrasto ad un tappeto armonico e ritmico completamente futuristico e concentrico, come una sorta di loop ripetuto all’infinito. Ma ad un tratto il brano prende una piega diversa e vira su un jazz spaziale ed onirico di largo respiro. In “Loquacious Loretta” bastano pochi secondi per ritrovarsi in pieno territorio “MilesDavisiano”, immersi in quello stesso magma musicale che abbiamo apprezzato in capolavori come il citato In A Silent Way o Bitches Brew. Una parte importante la gioca Sean Corby con la tromba, ma qui è davvero notevole l’assolo di Rhodes così come il lavoro di basso e il gioco di spazzole della batteria del bravo Marc Layton-Bennett. È ancora jazz elettrico di ottima fattura quello che si ascolta nella liquida e fluente “In The Beat Of The Night”: notturna e fascinosa al punto giusto. Il drum ’n bass ritorna prepotentemente su “Matter Transfer”, il numero forse più complesso e ostico dal punto di vista melodico di tutto l’album. “Serenades & Serendipity” è notturna e inquietante, e quasi come una colonna sonora di un film noir, ci conduce tra lampioni e nebbia, tra vicoli e maestose architetture con grande magia. Kingdom Of Fitzrovia è un esperimento musicale piuttosto complesso e articolato: costruito sulle tastiere del bravissimo Bill Sharpe, che dimostra così la sua versatilità, e sugli ossessivi ed ipnotici giri di basso di Jah Wobble. Il resto del lavoro è affidato al timbro ed all’espressività del flicorno e della tromba del talentuoso Sean Corby che appone un marchio distintivo a tutto il concept. In questo album il jazz non è solo un ombra lontana, ma è ben presente insieme a molta elettronica e tanti spunti musicali di ottimo livello.  Non è musica per tutti ed i fan della scintillante e patinata formula degli Shakatak o del ruvido dub rap dei Public Enemy resteranno probabilmente delusi dalla collaborazione tra Bill Sharpe e Jah Wobble. Per tutti coloro che ricercano le proposte più particolari e coraggiose, Kingdom Of Fitzrovia sarà invece una piacevole scoperta ed un ascolto stimolante ed evocativo.