Brazilian Groove Band – Anatomy Of Groove


Brazilian Groove Band – Anatomy Of Groove

Non é commpletamente musica brasiliana, ma non é nemmeno pienamente musica americana. Non è solo samba, ma non è nemmeno puro funk! Questa è la sintesi che potrebbe riassumere il progetto che si cela dietro al nome Brazilian Groove Band. L'idea è scaturita dalla mente del sassofonista, compositore, arrangiatore e produttore brasiliano Leo Gandelman, uno che in Brasile è da anni un personaggio molto popolare ed influente, ma gode di una certa fama anche negli Stati Uniti. Per un esperimento come questo ha pensato bene di riunire (in territorio americano) alcuni dei migliori musicisti del suo paese più qualche illustre ospite yankee. Leo ha per cominciare invitato alcuni dei suoi più celebri collaboratori, come  Reuben Wilson, Juliano Zanoni e Charlie Hunter, con la scusa di registrare una semplice jam session. In realtà, Gandelman sapeva quanto l'entusiasmo contagioso di questi validi strumentisti avrebbe potuto solleticare e smuovere la tradizionale pigrizia dell’ambiente musicale brasiliano. Lo scopo era quello di mescolare maliziosamente il funk degli anni ’70 con la ritmica e la cultura della tradizione carioca.  Una ricetta questa, che seppure già provata precedentemente (Banda Black Rio, Djavan, Cama de Gato, ovviamente gli Azymuth), sembrava comunque essere particolarmente stimolante, ma necessitava di essere dettagliatamente assimilata dalla band in tutte le sue sfumature. Grazie al forte sostegno da parte dell’amico e co-produttore Juliano Zanoni, è nato in primo luogo il nome della band: “Brazilian Groove Band”, perché dentro di certo ci doveva stare il groove, ma il richiamo al Brasile non poteva essere trascurato. Dalla scelta del nome, dalla stesura degli arrangiamenti ed infine dalla registrazione dei primi brani, è venuto fuori inevitabilmente anche il titolo dell'album "Anatomy Of Groove", che altro non significa se non voler ribadire una precisa filosofia musicale e mettere un suggello sull’interscambio pan americano tra Sud e Nord America. Ne esce un energetico mix di groove brasiliani e lo spirito musicale urbano di New York, venato di sapori jazzistici.  La registrazione risale al 1999 ma ha visto la pubblicazione solo un decennio dopo, nel 2009. L’atmosfera è ricca di sonorità vintage anni ’70 per un risultato che abbonda di funky jazz e percussioni brasiliane, tesi a creare un impatto musicale che ricorda alcuni dischi della Kudu Records nel suo periodo migliore, ma a tratti anche le più riuscite registrazioni di Acid Jazz. Fiati roboanti, ritmi accattivanti, riff di basso magnetici, energia a profusione ed un tono allegro e ottimista sono le peculiarità salienti e distintive dei Brazilian Groove Band. Tutto molto semplice e diretto con quel tono rilassato e in qualche misura scanzonato che solo le vere jam session possono comportare. In sostanza Gandelman e Zanoni hanno scritto tutto il materiale, ma al tempo stesso hanno lasciato molto spazio per l’improvvisazione dei singoli musicisti: la cosa bella di una riunione estemporanea come questa è il divertimento che traspare in ogni singola canzone. Molta libertà e, dunque, molto, moltissimo intrattenimento. Il brano di apertura, "Safari", è un funky afro beat che sa essere arioso eppure anche intenso. “Pirulito” è tutta giocata sui riff di fiati che galleggiano su una base funky samba in cui basso e chitarra fanno da guida per tutti gli altri strumenti. “Charlie 1” riporta subito agli anni ’70 con il suo organo Hammond in evidenza e la bella chitarra di Charlie Green, Jr. a cesellare accompagnamenti e assoli,  pur mantenendo sotto traccia un inconfondibile sapore carioca. In Anatomy Of Groove ci sono molte tracce che affiancano con estrema naturalezza e fluidità il samba alle sonorità vintage degli anni ‘70, come ad esempio "Pau Grande" e "Lollipop". Altri brani sono veramente e genuinamente funky come ad esempio "Groove In The Head" e "Bananeira" ispirata dal classico di Joao Donato (Banana), ma nella sostanza completamente stravolta. Anche se il titolo farebbe supporre il contrario “Prince Samba” ha connotazioni da vero e proprio pezzo di acid jazz. “April 7th” è un veloce funk che richiama alla mente i Tower Of Power o i Memphis Horns. “Dance” ammicca alla pista da ballo, ma fa sentire anche la sua matrice brasiliana. Per chiudere in bellezza c’è "Hip Baiao": un numero davvero interessante, dove la ritmica sembra quasi anticipare quelle che saranno le caratteristiche del nu jazz e l’atmosfera si fa più jazzata e riflessiva. Così disse Leo Gandelman in un’intervista di presentazione dei Brazilian Groove Band:  “Abbiamo deciso di iniziare le sessioni alla fine della notte per avere un po' di silenzio pre-registrazione. Quindi siamo usciti dallo studio alle quattro del mattino nel pieno inverno di New York! E' stata un'avventura, ma il suono che abbiamo creato ha un qualcosa di artigianale e genuino e riflette alla perfezione quella atmosfera.”  Anatomy Of Groove è un album che farà la gioia degli appassionati di funk e dei suoni degli anni ’70. Tuttavia sarà interessante anche per tutti coloro che apprezzano la musica brasiliana moderna e potrebbe raccogliere consensi perfino tra i più aperti e curiosi tra i seguaci del jazz vista la presenza massiccia di assoli ed il sapiente uso degli arrangiamenti di fiati.