Larry Coryell - Barefoot Man: Sanpaku


Larry Coryell - Barefoot Man: Sanpaku

Anche Larry Coryell ci ha lasciato. In quest’annata che sembra essere particolarmente nera per i musicisti, dobbiamo piangere la scomparsa di uno dei più originali ed interessanti chitarristi che il jazz (ma non solo) abbia conosciuto. Ha fatto in tempo, il nostro Larry, a lasciarci un ultimo formidabile album che a questo punto verrà ricordato come una sorta di testamento artistico di un musicista che nel corso della sua lunga carriera ha comunque marcato più di una pietra miliare. Ascoltare con attenzione Barefoot Man: Sanpaku di Larry Coryell è una vera full immersion nella musica del 20° secolo: jazz senza dubbio, ma anche jazz-rock, funk e progressive. Quello che esce da queste sette nuovissime tracce è bellissimo, sotto molti punti vista. Passione, virtuosismo, originalità sono tutte racchiuse nella complessa ed articolata struttura di Barefoot Man: Sanpaku. Si respira un’aria di intensa profondità e genuina creatività dal primo all’ultimo minuto, come raramente capita, soprattutto in questi ultimi tempi. Larry Coryell è conosciuto come il "Padrino della Fusion", un appellativo ampiamente motivato dalle sue precedenti esperienze, in particolare quelle degli anni ’70 con gli Eleventh House. I quattro incredibili musicisti che lo affiancano in questa nuova avventura (John Lee (basso) – Lee Pierson (batteria) – Dan Jordan (sax/flauto) – Lynne Arriale (piano)) danno un significato pieno alla parola fusion. Ogni brano mette in mostra la bravura di questi artisti con i loro rispettivi strumenti, fondendo al contempo le individualità in un insieme innovativo dai contorni a volte frenetici, a volte compassati, a tratti persino lirici. Il disco, pubblicato alla fine del 2016 è così intitolato per ricordare lo storico album Barefoot Boy del 1971, uno dei capolavori di quel jazz che già aveva varcato i confini del rock. Il lavoro ha il feeling delle registrazioni live in studio e può essere considerato a tutti gli effetti un disco di jazz anche se all’interno di questa definizione è ecletticamente vario e diversificato. “Sanpaku” ad esempio è chiaramente un brano di estrazione funk, dal groove potente e caratterizzato da un fantastico interplay tra i musicisti, tra i quali si fa notare lo splendido sax soprano di Dan Jordan. “Back to Russia” è costruita sul lavoro di pianoforte di Lynne Arriale e sugli arpeggi della chitarra di Coryell: l’atmosfera che si respira è molto vicina a quelle del progressive rock anche se man mano che si procede si fa sempre più jazzata, fino all’assolo del leader, che ricorda a tratti Al Di Meola. "If Miles Were Here" mette in luce l'influenza che Miles Davis ha avuto su Coryell. È un brano complicatissimo che sa essere melodico e dissonante allo stesso tempo, probabilmente quello che più ricorda la musica che Larry faceva negli anni ’70. Una delle peculiarità tecniche di Coryell come chitarrista è un’innata capacità di passare in un attimo da diteggiature velocissime ad altre più lente: il brano “Improv On 97” ne da una dimostrazione, esplorando lucidamente i territori affascinanti del jazz elettrico. La parte melodica e acustica del repertorio di questo album la ritroviamo sull'eterea ballata “Penultimate”, uno stupendo pezzo di musica che profuma di tango ed emana passione da ogni singola nota. Notevole l’assolo di basso di John Lee e molto intenso anche quello di flauto del bravo Dan Jordan. “Manteca” va a toccare in modo inaspettato il lato più caraibico del jazz con un interpretazione energetica, piena di vigore e ritmo dove anche il funk è sempre ben presente. È il terreno ideale per le scorribande elettriche e distorte delle dita leggere e rapidissime del formidabile Larry Coryell. Se fino ad ora i puristi del jazz, potevano avanzare qualche appunto sulla reale natura di questo disco, “Blue Your Mind” arriva per accontentare anche i più tradizionalisti: non potrebbe essere una chiusura più felice per Barefoot Man: Sampaku, il suggello in pieno stile hard bop che probabilmente mancava a questa collezione di magnifici e variopinti brani. Il maestro Larry Coryell avvolge tutto con la sua magia, in un esplosione di emozioni veicolate dall’abilità delle sue dita che scivolano ora velocissime ora delicate sulle corde della chitarra. Ti prende e ti porta esattamente dove vuole: non importa che si tratti di jazz, se si parli di fusion o di funk, non disturba nemmeno che per un momento si conceda al vecchio amore del progressive rock. L’incanto della grande musica di Larry ti cattura inesorabilmente. La cosa triste è che da oggi questo gigante della chitarra elettrica lo potremo ascoltare solo attraverso la testimonianza dei suoi album.