Sonny Stitt - Stitt Plays Bird


Sonny Stitt - Stitt Plays Bird

Sonny Stitt è stato  uno dei jazzisti che più strettamente hanno legato la propria carriera allo stile del bebop, di cui fu uno dei più fervidi propugnatori. Fu al contempo un artista tra i più prolifici in campo jazzistico, dato che nel corso della sua carriera registrò oltre 100 album, cosa che lo portò a collaborare con gran parte dei protagonisti della musica afro americana moderna. Il grande critico Dan Morgenstern lo aveva soprannominato "Lupo Solitario" per la sua passione instancabile per i concerti dal vivo ed anche per la sua maniacale devozione al jazz. Stitt nacque a Boston e nella sua famiglia aveva il padre che insegnava musica, suo fratello che era un pianista classico e sua madre che a sua volta era un'insegnante di pianoforte. Fu attivo fin dal 1945, con la prima orchestra be-bop, quella del cantante Billy Eckstine, il cui direttore musicale era Dizzy Gillespie. Agli inizi del suo percorso artistico suonò con Stan Getz, che all’epoca era ancora un illustre sconosciuto. Nonostante le esperienze in alcune swing band, Sonny aveva ben chiaro il percorso che lo avrebbe visto protagonista assoluto del bebop, lo stile che era la sua vera grande passione. E’ noto a quasi tutti gli appassionati di jazz che Sonny Stitt possedesse un suono molto vicino a quello del grande Charlie Parker e che, per questo motivo, con quest’ultimo non volesse essere confuso: un fatto che lo spinse addirittura al passaggio dal sax contralto al sax tenore. Sebbene da allora non siano mai mancate voci false e tendenziose in merito alla mancanza di originalità di Stitt, la verità è che all’inizio degli anni quaranta Sonny comiciò ad evolversi e ad affinare il suo approccio musicale arrivando alla fine ad un purissimo bebop, molto simile a quello di Parker, pur senza averlo mai ascoltato. Queste erano solo dicerie create ad arte, nella speranza di lanciare uno scoop giornalistico. Siamo già nel 1963 ed ormai dalla scomparsa di Charlie Parker erano passati ben otto anni quando Sonny accettò  quella che appare come una sfida alle malelingue, registrando questo album, intitolato per l’appunto “Stitt Plays Bird”. Un passaggio che era estremamente importante per Sonny Stitt, che proprio partendo dal confronto diretto con il repertorio classico del mito Charlie Parker intendeva dimostrare una volta per tutte da un lato il suo valore e dall’altro la sua personalità, che era ben distinta da quella di Bird. Per la registrazione dovette rispolverare il suo vecchio e abbandonato sax contralto, sul quale montò anche un diverso tipo di ancia: la Atlantic Records e il produttore Ahmet Ertegun puntavano ad avere un grande ritorno in termini di vendite, in virtù del reperotrio scelto tra i classici del grande Charlie ed alla bravura dello stesso Stitt. Una speranza di successo che non mancò di concretizzarsi. La band organizzata per la registrazione vedeva la presenza di due dei componenti del Modern Jazz Quartet ovvero il pianista John Lewis ed il batterista Connie Kay,  ai quali bisogna ancora aggiungere l’intelligente e sensibilissimo contributo di Jim Hall alla chitarra e il coinvolgente impulso ritmico del basso di Richard Davis. Il gruppo di musicisti conferiva ad ogni brano un calibrato melange di delicatezza e di vigore sul quale si innestano le splendide improvvisazioni di Stitt: sull’album ci sono otto grandi successi di Charlie Parker e un brano di Jay McShann. Siamo di fronte ad una raccolta di alto livello dentro la quale non è affatto facile individuare un brano che si possa considerare sopra tutti gli altri, ma “Scrapple From the Apple” è un numero di una tale bellezza da non lasciare indifferente nessuno. Tutti i pezzi in programma sono basati su celebri standard, la cui grande rilevanza nella storia del jazz viene spiegata in maniera magistrale nelle ampie ed esaustive note di copertina, firmate dal rinomato esperto di bebop Ira Gitler. Parker’s Mood, Constellation, Yardbird Suite, Ornithology, Now’s The Time sono titoli che provocano un brivido lungo la schiena a tutti gli appassionati di jazz ed il bravissimo Sonny Stitt ne da una lettura tecnicamente ineccepibile nonché un’interpretazione originale e colma di passione. Se uno degli scopi del disco era quello di mettere Sonny al cospetto dell’icona Bird e dimostrare al mondo di non essere da meno del celebre e sfortunato sassofonista di Kansas City, l’operazione può dirsi perfettamente riuscita. Stitt infatti dispensa lungo tutto l’album una assoluta padronanza nelle improvvisazioni, un perfetto controllo, un timbro agile e brioso ed una tecnica formidabile. E’ coadiuvato in questa non facile operazione da una band di grandissimi musicisti che hanno il merito di mettersi al suo servizio in modo intelligente e raffinato, liberando così la creatività e l’inventiva del solista.  La registrazione, che è stata rimasterizzata con tecnica rigorosamente analogica, partendo dai nastri originali, permette di ascoltare i nove brani in tutto il loro splendore sonoro e regala un’esperienza estremamente coinvolgente. Sonny Stitt è stato un grandissimo sassofonista che andrebbe certamente riscoperto e in parte rivalutato: molti appassionati di jazz conoscono benissimo il suo valore, mentre per coloro i quali non avessero confidenza con questo straordinario musicista, Stitt Plays Bird è un’occasione perfetta per assaporare 45 minuti di puro e genuino bebop nella sua forma più brillante.