Azymuth - Fenix


Azymuth - Fenix

Dopo cinque anni di assenza, nel 2016 sono tornati sul mercato discografico i brasiliani Azymuth: il gruppo jazz funk più famoso del continente sudamericano e uno dei più rinomati anche a livello internazionale. Con 45 anni di carriera alle spalle ed un numero impressionante di album pubblicati, questa band carioca si è guadagnata il rango di vera e propria icona di quella particolare fusion fortemente influenzata da samba e bossa che loro stessi hanno chiamato “samba doido” (samba folle).  Il titolo di questa nuova fatica discografica è "Fênix" e la prima cosa da sottolineare è che lo scomparso tastierista e fondatore del gruppo Josè Roberto Bertrami è stato sostituito da Kiko Continentino. Il trio è, come prima, completato da Ivan Conti alla batteria e Alex Malheiros al basso. Diciamo subito che il sound caratteristico degli Azymuth non è cambiato, nonostante l’avvicendamento alle tastiere che sono, insieme alle ritmiche, la voce portante di tutta la loro architettura musicale. Dunque il jazz funk vibrante e propulsivo degli anni '70 è sempre protagonista assoluto, e la cosa non può sorprendere, dato che questo stile è quello che ha spinto il trio al successo internazionale e ha consolidato negli anni il loro status di numeri uno in Brasile. Bisogna ricordare che alcune dei loro brani degli anni ’70, cioè del periodo iniziale, sono delle vere e proprie gemme indimenticabili. Come non citare il singolo di grande successo del 1979 "Jazz Carnival", ad esempio, che ha raggiunto il diciannovesimo posto nelle classifiche del Regno Unito ma è ancora attuale ed energico oggi, con il suo ritmo scatenato ed il suo synth straordinario. (sigla di Mixer, Rai 2, ricordate?...) L’attuale trio rende il doveroso omaggio al suo ex tastierista, ma non manca di farlo da una nuova prospettiva, come anche il titolo del disco rammenta in modo appropriato ricollegandosi al mito della fenice che risorge dalle proprie ceneri. E’ il giovane ma esperto Kiko Continentino che si prende le chiavi per ritrovare il vecchio sound e contribuire a dare forma ad alcune nuove idee degli Azymuth del terzo millennio. Pianista, compositore e arrangiatore di grande talento, Kiko ha lavorato con artisti del calibro di Milton Nascimento, Gilberto Gil e Djavan, e qui non delude certo le aspettative riuscendo nell’intento di portare nuova energia e una ventata di fresca ispirazione al gruppo. Fenix è articolato su 9 tracce nelle quali si ritrova tutta la musicalità, l'espressività, la dinamica ed il calore che ci aspetteremmo dagli Azymuth, per certi versi risultando anche migliore del precedente “Aurora” del 2011. "Villa Mariana (De Tarde)" dà il via al gioco, introducendo al familiare cocktail di basso, piano elettrico, synth, percussioni e voci che vanno poi a costituire il nucleo portante del resto dell'album. Il dipanarsi dei brani è piacevolissimo, fluido e colorato: si va avanti tra lampi di disco samba, il funk jazz sempre ben presente e morbide ballate guidate magistralmente dal Rhodes. “Fênix” ad esempio è uno dei pezzi più energetici dell'album, un compendio della filosofia musicale degli Azymuth condensato in quasi 7 minuti di basso, sintetizzatori vintage, un bell’assolo di chitarra elettrica e un delizioso intervento di vocoder. Altri brani, come "Papa Samba", danno a Ivan Conti l'opportunità di mettere in mostra le sue abilità con la batteria e le percussioni, in quello che è uno dei più chiari esempi di come il gruppo riesca a fondere il funk con la tradizione brasiliana. Il basso di Alex Malheiros è come sempre un pilastro del trio, ed il veterano suona in modo molto brillante lungo tutto l’album ed in particolare sulla bella ballata "Orange Clouds". Il lavoro e la presenza del nuovo tastierista Kiko Continentino sono senza dubbio la più bella sorpresa per i fan di vecchia data degli Azymuth: Il giovane musicista non fa rimpiangere il maestro Bertrami e decora ogni secondo di Fenix con un uso davvero efficace del piano elettrico e dei sintetizzatori. Basta ascoltare “Batucada Em Marte” per apprezzare l’abilità di questo trio carioca nel creare un ricchissimo fronte sonoro, come sempre sospinto dalla più colorata e vivace delle ritmiche possibili. Nell’album non mancano i richiami alla vecchia scuola della musica brasiliana classica (Rio Doce) o agli accenti più etnici e tribali (Corumbà e O Matagal). Tuttavia è nei brani di estrazione più squisitamente jazz funk che gli Azymuth danno ancora una volta il meglio di se stessi. Il loro sound continua ad incantare ed a sorprendere, nonostante siano passati moltissimi anni dal loro esordio e in ultima analisi il loro stile non sia affatto cambiato. I fedeli seguaci degli Azymuth, che non sono certo pochi, anche di qua dall’Oceano, non resteranno delusi da Fenix e dalle sue atmosfere vintage.