Hank Crawford - Wildflower


Hank Crawford - Wildflower

Hank Crawford, ovvero un sax alto dalla voce inconfondibile, piena di emozione ed intensità, che interpreta in modo completo ed esaustivo entrambe le anime della tradizione afroamericana: quella jazz e quella blues. Nato a Memphis, Crawford è cresciuto nel segno del blues fin dalla più tenera età. Ha iniziato suonando il pianoforte, ma è passato al sassofono contralto quando suo padre gliene regalò uno. Tra le sue principali influenze lo stesso Hank cita Louis Jordan, Earl Bostic, e Johnny Hodges. Le sue registrazioni degli anni '60 per la Atlantic Records lo hanno reso a buon diritto uno dei sassofonisti più importanti del genere soul-jazz. Grazie ad un fraseggio di classe cristallina e ad un feeling unico, Hank Crawford è indubbiamente da considerare alla stregua dei grandi maestri del suo strumento. Ed infatti quando il grande produttore Creed Taylor lanciò  la sua rivoluzionaria etichetta CTI nel 1970, volle ingaggiare immediatamente proprio un fuoriclasse come Crawford. Wildflower, registrato nel 1973, è uno degli otto album pubblicati a suo nome tra il 1971 e il 1978, ed è probabilmente il migliore per la CTI e uno dei più rappresentativi della carriera di Crawford.  Come spesso accade quando si tratta di produzioni della CTI,  i puristi del jazz potrebbero non apprezzare completamente un album come Wildflower, a causa delle sue evidenti contaminazioni con il funk e la fusion, ma questa opinione non è a mio parere del tutto condivisibile. Il disco è infatti di pregevole fattura e validi contenuti ed in ogni caso non nasconde affatto la sua natura soul funk. Prodotto e arrangiato da Bob James con un cast stellare di musicisti che comprende Joe Beck, Idris Muhammad, Richard Tee e Bob Cranshaw e supportato da una straordinaria sezione fiati di specialisti newyorkesi di altissimo profilo, Wildflower è un album che Crawford aveva cercato di fare fin dal suo arrivo nella scuderia di Creed Taylor. Registrato in soli due giorni, tutta la band offre una perfetta tavolozza per le variopinte pennellate melodiche di Crawford, il quale affonda le sue radici proprio nella sapienza e nel controllo del fraseggio. Ne esce un lavoro fresco e moderno che ancora oggi risulta perfettamente godibile, nonostante i quarantatre anni trascorsi. Si inizia con "Corazon" e subito il groove domina la scena, su un ritmo latino, i fiati roboanti introducono Crawford ed il suo sax; immediatamente dopo è il turno del magnifico Rhodes di Richard Tee, infine rientra Hank per piazzare il suo irresistibile assolo. Sulla bella title track troviamo un accattivante coro in sottofondo sul quale Crawford  trasforma una semplice melodia pop in un torrente di emotività e ottime vibrazioni soul. "Mr. Blues" dice tutto già nel titolo, infatti l’atmosfera è profondamente bluesy sia per l’arrangiamento che per la tipica ritmica. Il buon Hank nuota nel suo elemento naturale con fluidità e disinvoltura rendendo il brano davvero molto piacevole. Gli arrangiamenti di Bob James sono grandiosi ma mai invadenti, misurati al punto giusto e soprattuto  puntano in una sola direzione: evidenziare la bellezza del suono soul blues del contralto di Crawford.  Fantastico il modo in cui  Hank dispone a piacimento della melodia in "You’ve Got It Bad Girl" di Stevie Wonder, supportato dal suono di una grande band. Come si fa a non apprezzare il tipico sound delle produzioni di Creed Taylor? Oltre al talento di goni singolo musicista sono gli arrangiamenti che fanno la differenza e rendono tutto così unico e spettacolare.  Chiude l’album la romantica "Good Morning Heartache", con un Crawford intimista e passionale a ricamare fraseggi raffinati. Questo Wildflower è un disco così caldo e ricco di groove che l'unica forma di soul-jazz contemporaneo che gli si può accostare è quella altrettanto valida del Grover Washington, Jr. di Feels So Good e Mister Magic. In altre parole, è un album indispensabile, in particolare perché rappresenta, al meglio, un fulgido esempio di quello che era il vero jazz groove degli anni '70.