Fertile Ground - Perception


Fertile Ground - Perception

La band soul-jazz chiamata Fertile Ground è probabilmente tra i collettivi musicali più visionari, originali ed innovativi che possa capitare di ascoltare. La ragione? I Fertile Ground fanno quello che vogliono e non pagano tributo ad alcuna delle correnti o delle tendenze in voga. Sono afrocentrici, politicamente impegnati nella comunità, esteticamente evoluti ed artisticamente avanzati. Non sono ascrivibili a nessuna delle attuali "categorie" (leggi: prigioni) della musica nera fin dal lontano 1998. Facciamo dunque un passo indietro e vediamo che la band fu fondata a Baltimora dal tastierista James Collins nel 1998 come un mini gruppo di tre elementi con la vocalist Navasha Daya ed il batterista Marcus Asante. Il progetto era implementare la canzone soul americana con i ritmi di varie parti del mondo senza canoni precisi e restrizioni.  Nel 1999 alla band si sono aggiunti il percussionista Ekendra Das, il veterano trombettista Freddie Dunn e il virtuoso sassofonista Craig D. Alston. Collins creò anche un’apposita etichetta discografica, la Blackout Studios ed i Fertile Ground ebbero la possibilità di auto prodursi così i primi due album (Field Songs e Spiritual War). Nel 2000, il proprietario dell'etichetta Counterpoints Records, Jake Behnan, scoprì la band e ne divenne un fan entusiasta, al punto da voler riunire il meglio dei primi due album in una compilation intitolata “Perception”. Fu un successo immediato in Asia ed in Europa. Seguirono un cambio di batterista (il nuovo fu Mark Prince), un lungo tour e anche due nuovi album, entrambe molto interessanti (Seasons Change del 2002 e Black is… del 2004). Successivamente a livello discografico ci furono solo un album di remix (Remixed) e una riedizione del primo storico album Field Songs Revisited. All'inizio del 2010, i membri di Fertile Ground decisero di prendersi una pausa per concentrarsi sui loro progetti personali, il risultato è stato una disdetta per tutti gli appassionati perché da quel momento di fatto il gruppo non ha pubblicato più nulla.  Sarebbe bello se questa stasi creativa dei Fertile Ground finisse al più presto. Nel frattempo non ci resta che goderci quello che è il segno più tangibile e completo del loro talento e cioè questa compilation intitolata come detto prima Perception. Un mix indovinato dei primi singoli della band e molti brani selezionati dai loro primi due album. Il set si apre con il canto/poesia afro di "Libations" sostenuta solo da percussionisti. Un inizio che non deve ingannare sulla natura musicale del gruppo che infatti è seguito dal brusco cambio di stile di “Spiritual War”, un profondo groove soul-jazz che, pur se pilotato da un ritmo afro, mette subito in evidenza la splendida vocalità di Navasha Daya ed evidenti echi di jazz e blues. Un brano che è influenzato sia da Gil Scott-Heron che dalla musica più matura di Marvin Gaye ed anche dai primi lavori di Jon Lucien. Con un sound però decisamente moderno. “Broken Branches” è una canzone molto accattivante, arricchita da un arrangiamento funky soul ricco di fiati su un medio tempo molto articolato. Bellissimi gli assoli di sax di Alston e di Freddie Dunn alla tromba. Una strana ritmica ci accoglie in “Be Natural”, anch’essa dominata dai fiati e dalla convincente voce di Navasha. Atmosfera latineggiante per la veloce “Peace & Love” con le percussioni ancora sugli scudi.  Bellissima poi “Let The Wind Blow” una canzone sofisticata e di ampio respiro che corre, si ferma, riparte e mette nel cocktail anche un altro bell’assolo di sax. Groove latino e linee di basso ipnotiche per “Colors Of The Night” che Freddie Dunn impreziosisce con un intervento di tromba di stampo jazzistico. “Patches In The Shade (Stay Strong)” è invece uno funky shuffle molto black: bello l’assolo di synth di James Collins.  Altri punti salienti dell'album sono i brani più jazz-oriented proposti dai Fertile Ground: "Ghetto Butterflies", "Homage (Yesterday)" e "My Friend the Moon" tre canzoni che esaltano le ottime doti vocali afro black di Navasha Daya, ma soprattutto le qualità strumentali dei musicisti. In realtà, nelle 16 tracce contenute in Perception, non c'è un vero momento di debolezza. La profonda anima soul, la presenza di un filo conduttore jazzistico, lo spirito world/afro genuino unito alle atmosfere semplici e dirette ma originalissime rendono questa compilation in qualche misura l’album definitivo dei Fertile Ground. Questa band è un segreto molto ben custodito della scena soul-jazz.  La speranza è che tornino presto a farsi sentire con produzioni attuali per confermare le stesse fantastiche vibrazioni che hanno saputo trasmettere in passato ma proiettandosi nel 21° secolo con nuovo slancio e la medesima passione. Se riuscissero ad avere più risonanza a livello mediatico il (meritato) successo questa volta potrebbe essere davvero planetario.