Cory Henry – The Revival


Cory Henry – The Revival

Cory Henry, il maestro tastierista noto per la militanza nel gruppo jazz sperimentale Snarky Puppy, ha deciso di mettere al centro del suo nuovo progetto musicale, intiolato “The Revival”, l’organo Hammond B3, il suo primo e forse più grande amore. Accanto a lui il batterista funk (ex di Prince), Taron Lockett, già al suo fianco nell’altra band di Henry, The Funk Apostoli. Il particolare duo ha usato la Union Chapel di Brooklyn, New York per intraprendere una crociera artistica di una notte attraverso una ricca selezione di alcuni tra i brani preferiti di Henry, esplorando ovviamente la musica gospel nelle sue profonde radici, ma anche pescando nel jazz, nell’R & B nel soul e nel pop. Un repertorio variegato ma legato da un filo conduttore, che Henry arricchisce di colpi di scena ad ogni canzone, in risposta ad un pubblico entusiasta e partecipe riunito per l’occasione di una magica serata live. Cresciuto a Brooklyn, Henry ha iniziato a suonare l’organo dall’età di due anni, incoraggiato dal padre e dalla madre corista in chiesa. A sei anni partecipava ai concorsi musicali per giovani di talento all’Apollo Theater di Harlem. In seguito è stato l'organista della Greater Temple of Praise. E’ stata quella la palestra nella quale Cory è diventato, giovanissimo, un vero maestro dell’Hammond. Venti e più anni dopo, nel 2016, quella stessa chiesa è stata scelta come sede proprio per questa sua sensazionale registrazione dal vivo. Probabilmente non poteva esserci luogo più adatto per questo concerto non-stop di due ore in cui lui è assoluto e quasi solitario protagonista. L’album è indubbiamente singolare ed unico nel suo genere: si tratta in sostanza di un lunghissimo assolo di organo declinato in ogni possibile stile e variante, accompagnato solo sporadicamente ed in modo molto discreto dalla batteria e dalle percussioni. Il gospel la fa da padrone, come è lecito aspettarsi da una registrazione effettuata in una chiesa, tuttavia nel corso del concerto Cory Henry non manca di avventurarsi nel jazz (Giant Steps di Coltrane ad esempio, resa in maniera originalissima e sorprendente). O nella musica pop (Yesterday dei Beatles riletta, stravolta, rivista, smembrata e ancora intellegibile nella sua bellezza). Non mancano gli omaggi ai grandi del soul come Marvin Gaye (citato con la sua immortale Inner City Blues), Bill Withers (con una Lonely Day ridotta, smontata e ricostruita su dei riff funambolici e taglienti) ed infine anche Prince (del quale Henry pesca la stupenda When Doves Cry proprio nel corso del bis). Il tributo al funk ed ai paladini del genere, i Parliament, sta tutto nell’eplosione di Give Up The Funk all’interno di “I Want To Be Ready”. Il resto è tutto nelle dita funamboliche del maestro Henry, nella sua incredibile capacità d’improvvisazione, sempre ricca di inventiva e originalità, e nella sua bravura nel  prendere un tema sezionarlo, esplorarlo, snaturarlo ed infine ricostruirlo dandogli ogni volta una nuova luce ed un fascino particolare. Esattamente le doti che lo hanno reso una star anche all’interno di un collettivo di fenomeni come quello degli Snarky Puppy. C’è da dire che gli appassionati fan di questi ultimi non troveranno in questa registrazione le stesse atmosfere e lo stesso genere musicale a cui sono abituati. Questo è un album per amanti dell’organo Hammond B-3 e per coloro che apprezzano in particolare il virtuosismo applicato alla tecnica di questo specifico tipo di tastiera. Chi volesse sentire un Cory Henry più vicino agli Snarky ed impegnato in qualcosa di più vario e magari più jazzistico, dovrebbe andare a cercare il suo primo lavoro del 2014, intitolato First Steps. In ogni caso il talentuoso tastierista di Brooklyn resta uno dei più interessanti e dotati musicisti della nuova generazione, un artista estremamente preparato, che in un prossimo futuro sicuramente regalerà al jazz contemporaneo altro materiale di grande spessore e assoluta qualità.