Joe McBride – Looking For A Change


Joe McBride – Looking For A Change

Nato e cresciuto a Fulton, Missouri, il tastierista e cantante Joe McBride ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di quattro anni. Suo zio Bake McBride era un giocatore di baseball professionista. Le sue prime influenze furono la musica gospel, il bebop, il jazz classico, lo stile Motown, ed il funk degli anni '70. Da adolescente ha iniziato a cantare e suonare nei club di jazz. Proprio in questo periodo, McBride è stato colpito da una malattia degenerativa degli occhi che alla fine lo ha privato della vista, ma la sua passione per la musica non è diminuita certo per questo. Ha proseguito gli studi musicali presso la Missouri School for the Blind e alla Webster University, nella periferia di St. Louis, dove si è laureato in musica jazz. Al momento ha al suo attivo nove album: sulla base di quello che ha prodotto fino ad ora, non è difficile intuire il motivo per cui Joe McBride ha deciso di intitolare questa release del 2009 “Lookin For A Change”. Sulla maggior parte dei suoi album, McBride si è fatto conoscere come tastierista jazz o soul-jazz, cantando solamente di tanto in tanto (anche se sempre molto bene). Su “Lookin For A Change” si cambia rotta e non ci sono invece brani strumentali; McBride canta in tutte le tracce, esibendosi con il suo sofisticato e grintoso stile vocale che è fortemente influenzato da George Benson e Al Jarreau ma che contiene anche echi di Stevie Wonder. Se Joe voleva un cambiamento dunque, lo ha effettivamente ottenuto e la cosa interessante è che, se da un lato Looking For A Change è più acustico di quanto gli album di McBride siano in genere, è anche il suo lavoro decisamente più r&b oriented. Il suo ultimo album non è quindi jazz strumentale con elementi di soul e r&b ma è in verità r&b vocale con molte sfumature di jazz. Looking For A Change è piacevolmente solido ed accattivante ma per essere valutato nella maniera più corretta il metro di giudizio deve essere necessariamente quello del soul e non quello del jazz tout court. McBride vola sicuro accompagnandosi con il suo piano gagliardo e preciso e deliziandoci con le sue straordinarie doti vocali. Lo fa sul suo materiale originale, che appare ispirato e sempre gradevole, ma allo stesso modo è fantastico nell’interpretazione dei numerosi classici che sono inseriti negli oltre 60 minuti dell’album. E’ intrigante in "1000 Miles" di Vanessa Carlton, resa alla maniera di un Al Jarreau degli anni ’80, vocalizzi e virtuosismi compresi. Entusiasma per come stravolge e reinventa la famosa "Word Up" dei Cameo, che resta funky ma in una modalità “bluesy” piuttosto sorprendente. Lo stupendo pezzo di Seal "Kiss from a Rose" è proposto con molto pathos e nel rispetto dello spirito dell’originale. Joe McBride si prende anche la licenza di sconfinare nel Brit Pop facendo sua la celeberrima canzone dei Coldplay “The Scientist”, rendendola ancora più bella con la sua voce soul e trasformandola in una brillante ballata jazz. Apre il cd “Crazy”, successo del duo Gnarls Barkley (il brano trae origine da una traccia della colonna sonora del western italiano “Preparati la bara!”, firmato dagli italianissimi Gianpiero e Gianfranco Reverberi). Joe la canta con una vocalità alla George Benson ma con il pianoforte che ovviamente sostituisce la chitarra. Non ci sono momenti di debolezza su Lookin For A Change,  che alla fine risulta essere una delle uscite più consistenti nel catalogo di Joe McBride. Lo stile pianistico del musicista è sempre cantabile ma non privo di una sua originalità.  La musica scorre fluida e tutte le canzoni si susseguono senza alcun accenno di noia, essenziali negli arrangiamenti ma perfettamente in grado di colpire la sensibilità e l’interesse dell’ascoltatore. Forse sta proprio nella semplicità della formula voce – piano – basso – batteria il fascino di questo album, che è uno di quei lavori che è bello ascoltare dall’inizio alla fine e che riesce anche a riservare qualche sorpresa.