Dexter Gordon - Go


 Dexter Gordon - Go

Il sassofonista Dexter Gordon è una figura della quale bisognerebbe tornare a parlare molto più spesso, a beneficio sia degli appassionati di jazz sia, soprattutto, dei neofiti di questo genere musicale. Per la statura fisica, quasi due metri, e per quella artistica, Gordon fu soprannominato Long Tall Dexter e Sophisticated Giant. Il sassofonista rappresenta una figura emblematica, che raccontata nei suoi vari aspetti consente di ripercorrere un pezzo di storia del jazz: Dexter Gordon è di per sé il racconto stesso del jazz. Il suo retaggio si porta dietro moltissimi spunti e suggestioni. Il punto fondamentale rimane però la sua rappresentazione del bebop, suo stile d’elezione, che lo vide attivo sia nella nativa California sia sulla East Coast e poi in Europa. Citando l’autorevole rivista Musica Jazz, si può tranquillamente dire che nel jazz non esistono le brusche rotture con il passato. La musica dei padri è sempre la fonte d’ispirazione delle nuove generazioni. Charlie Parker, il genio del bebop, aveva in Lester Young il suo riferimento. E così anche lo stesso Dexter Gordon aveva attinto dagli insegnamenti di quel maestro così importante del jazz classico. Lo stile del grande Dexter è però caratteristico e peculiare: si tratta di un certo modo di suonare senza alterarsi quasi mai, senza scaldarsi troppo. Qualcuno lo definì pigro o noncurante. Nei suoi assoli Gordon ha un passo sicuro, tranquillo, eppure imprevedibile. C’è un controllo tale della situazione che a volte il sassofonista si permette alcuni effetti sorpresa: un’imperfetta intonazione e perfino un leggero ritardo sul tempo. Il suo è tutto un gioco che mira a trattenere l’attenzione dell’ascoltatore. Tuttavia il pubblico attento percepirà una straordinaria autorevolezza e un timbro vigoroso, netto, a tratti aspro. Ma la musica di Dexter Gordon dovette poi confrontarsi con la vita. Il travaglio personale di questo musicista lo portò alla dipendenza da droga e alcol, alla galera, alla miseria ed infine all’emigrazione (in Europa). Finalmente, agli inizi dei Sessanta, nel suo periodo di residenza in Danimarca, ricominciò a vivere in modo più sereno e normale, aprendo di fatto la sua più ricca fase creativa. in Europa, proprio in quanto musicista jazz, era rispettato e amato. E’ proprio questo amore e il grande rispetto degli appassionati che è al centro del bel film di Bertrand Tavernier “Round Midnight - A mezzanotte circa” dove il protagonista è proprio Dexter Gordon, che fu talmente bravo da meritarsi una nomination agli Oscar. E’ la storia immaginaria di un grande jazzista, naufrago della vita, e di un giovane fan locale che si prende cura di lui e cerca di salvarlo. Dexter mise nel personaggio un pò di se stesso, di Lester Young e di Bud Powell. Il quadro che ne esce è commovente, intenso, crudo ma vero. La trasposizione visiva dell’essenza stessa del jazz. Ma, tornando alla musica, si può ragionevolmente dire che i sette bellissimi album che l’artista ha registrato per la Blue Note Records negli anni sessanta (Doin' Allright, Dexter Calling..., Go!, A Swingin' Affair, Our Man in Paris, One Flight Up e Gettin' Around) possono essere considerati le sue opere migliori. Go è stato il terzo LP di Dexter Gordon per la Blue Note ed è valutato all'unanimità dalla critica jazz come uno dei suoi più grandi album di sempre. Di fatto sancì il momento della rinascita creativa e professionale nella carriera del sassofonista tenore. Su Go si ascolta grande musica: il jazz che celebra la vita in un album eccezionale, degno della reputazione che lo precede. Gordon, che ancora viveva negli USA, appare davvero in ottima forma mostrando sicurezza e spavalderia nel delineare le melodie e nel cimentarsi negli assoli. L’album inizia in grande stile con l'intro del bassista Butch Warren in "Cheese Cake" che apre la porta all’entrata del sax di Dexter. E’ la sua più famosa composizione, e rende la sessione impressionante fin da subito. Il tema è avvincente e tutti gli assoli, compreso quello di Sonny Clark al piano, sono assolutamente fantastici. Non solo in questo brano ma per tutto l'arco dell'album. Il disco offre due ballate commoventi che creano quella magica atmosfera da club notturno, ma il momento clou dell'intera sessione è la cover di "Love For Sale" di Cole Porter. La versione di Gordon inizia con una sobria introduzione latina. Lo straordinario sassofonista suona poi con amore e convinzione l'irrefrenabile melodia, elargendo momenti di jazz memorabile. Oltre alla voce unica di Dexter Gordon, che dimostra qui tutte le sue potenzialità, troppo spesso soffocate dalle dipendenze, è anche la presenza di Sonny Clark al piano che eleva questo disco al di sopra dell'ordinario. Butch Warren e Billy Higgins fanno brillare meravigliosamente la sezione ritmica, dando a Gordon e a Clark molto spazio per lasciar fluire idee, tecnica e sentimento. Questo gigante del sax tenore reinventa standard come “Three O’Clock In The Morning”,  “Second Balcony Jump” e “Guess I’ll Hang My Tears Out To Dry” dandone una versione personale e molto innovativa. Dexter Gordon una volta dichiarò: "Il jazz per me è una musica viva. È una musica che fin dal suo inizio ha espresso i sentimenti, i sogni e le speranze della gente..." Gordon nel suo momento di massima forma creò davvero del jazz gioioso e trascinante. Non si può chiedere molto di più. In una collezione che si rispetti, questo album è uno di quelli che non può mancare.