Charles
Mingus - The Black Saint and The Sinner Lady
Cosa si può dire di Charles Mingus che non sia già stato
detto? L’unica evidenza è che lui è davvero uno dei più grandi musicisti e
compositori jazz della storia della musica. Non mi dilungherò dunque a parlare
della sua carriera, o della sua personalità artistica, piuttosto mi soffermerò su quella che probabilmente è
la sua opera più ambiziosa, complessa, profonda e mirabolante. “The Black Saint
and The Sinner Lady” è un album che ha lasciato un segno indelebile nella
storia del jazz. E’ stato registrato il 20 gennaio 1963 a New York City e pubblicato
nel luglio dello stesso anno. La musica che viene eseguita qui è jazz
d’avanguardia, ma anche terza corrente (la sintesi tra classica e jazz), in
parte con accenni sperimentali e il sound di una big band. L’album ha la
particolarità e l’originalità di essere composto da una singola composizione
continua, parzialmente scritta come un balletto, suddivisa in quattro tracce e
sei movimenti. Questo formato non convenzionale ha permesso a Mingus di
esplorare una vasta gamma di temi e stili musicali. Anche per questo “The Black
Saint and The Sinner Lady” è considerato uno dei più grandi dischi jazz di
tutti i tempi. I critici musicali lo ritengono uno dei due capolavori
principali di Mingus (l’altro è “Mingus Ah Um”). Dal punto di vista
strettamente compositivo, l’opera del 1963 porta a compimento alcuni dei motivi
cardinali della carriera di Mingus, spostandoli però su un piano superiore per
impatto, originalità e coerenza. L’album ha spinto in avanti i confini del
jazz, incorporando elementi di musica classica e cercando quella sintesi così difficile
tra i due mondi apparentemente contrapposti. Mingus ha sperimentato con la
struttura e la forma, creando un’opera che è tanto un balletto quanto un album
jazz. L’opera, perché questo è il nome corretto che è giusto attribuirgli,
presenta un ensemble di undici musicisti che eseguono le complesse partiture
con una rara combinazione di precisione e passione. La complessità della musica
richiedeva un alto livello di abilità e coordinazione e i musicisti coinvolti
seppero fare fronte alla difficile sfida con grande classe. E’ curioso il fatto
che l’album sia nato sulle ceneri di uno dei più grandi disastri nella carriera
di Mingus. Nel 1962, infatti, un concerto della big band di Mingus alla Town Hall
di New York si rivelò un fallimento catastrofico a causa di una serie di
problemi, tra cui tempi di preparazione troppo stretti, un periodo di prova
insufficiente, una cattiva organizzazione e un equilibrio sonoro terribile. Ma
il geniale Bob Thiele, produttore dell’etichetta jazz Impulse!, era presente al
concerto e, nonostante il disastro, offrì a Mingus un contratto discografico.
Mingus ringraziò poi Thiele nelle note di copertina di “The Black Saint and The
Sinner Lady” per aver creduto in lui e nella sua musica. “The Black Saint and The Sinner Lady” è stato
preparato durante una permanenza di tre settimane al Village Vanguard, un mese
dopo il fiasco della Town Hall. Inizialmente, Mingus aveva immaginato l’opera proprio
come una singola composizione continua, ma è stato spinto a suddividerla in
diverse parti per ragioni di marketing e fruibilità. Per la sessione di
registrazione in studio, Mingus ha aggiunto il chitarrista classico Jay
Berliner ad un ensemble che comprendeva anche il pianista Jaki Byard, dunque
una big band composta da due trombe, tre sassofoni, un trombone e una tuba.
Nel numeroso gruppo figuravano: Jerome Richardson soprano and baritone saxophone,
flute. Charlie Mariano alto
saxophone. Dick Hafer tenor saxophone, flute. Rolf Ericson trumpet. Richard
Williams trumpet. Quentin Jackson trombone.
Don Butterfield tuba, bass trombone. Dannie Richmond drums. Una scelta
davvero controcorrente e, in ambito jazzistico, mai tentata prima. Questo
capolavoro monumentale è noto per la sua intensità emotiva. Mingus ha usato la
musica per esprimere una gamma di sensazioni, dalla gioia al dolore, dalla
rabbia alla speranza. Il titolo dell’album “The Black Saint and The Sinner
Lady”, è molto particolare e suggerisce un conflitto interiore tra il bene e il
male, la santità e il peccato, l’aspirazione e la tentazione. Questo conflitto
è un tema comune nella musica di Mingus e riflette le sue lotte personali e
artistiche. Tuttavia, come in gran parte delle espressioni artistiche, il
significato esatto del titolo è aperto all’interpretazione e può variare a
seconda dell’interpretazione dell’ascoltatore. Anche questo è uno degli aspetti
che rende l’album così affascinante. “The Black Saint and The Sinner Lady” è un
affresco mastodontico di jazz contemporaneo, un mosaico coerente di
virtuosismo, cambiamenti di umore e texture, nonchè una dettagliata costruzione
della band di undici elementi voluta da Mingus. L’estrema complessità formale
mimetizza una potenza espressiva infinita, una forza che poi è il vero segreto
del genio dell’Arizona. Questo album, pur sintetizzando l’epopea di Charles,
rappresenta allo stesso tempo un unicum, sia all’interno della sua discografia
che nel panorama del jazz in generale, forse anticipato dal solo Duke Ellington.
L’album ha avuto un impatto significativo sulla musica jazz e, più in generale,
sulla cultura afroamericana tutta e non solo. Giù il cappello per sua maestà
Charles Mingus.