Andrew Hill – Passing Ships

Andrew Hill – Passing Ships

Nato nel 1931 Hill cominciò a suonare il pianoforte all'età di tredici anni, incoraggiato dal grande pianista Earl Hines. Durante l'adolescenza suonò in band rhythm and blues ma anche con vari musicisti jazz, tra i quali non due qualunque, ma le icone del jazz Charlie Parker e Miles Davis. Dopo aver lavorato come accompagnatore di altri artisti, in seguito alla sua firma con la famosa casa discografica Blue Note, la sua reputazione crebbe grazie alle registrazioni effettuate come leader di suoi gruppi dal 1963 al 1969. In quel periodo di tempo ebbe modo di collaborare con alcune altri grandi personalità del jazz tra i quali Joe Chambers, Richard Davis, Eric Dolphy, Bobby Hutcherson, Joe Henderson, Freddie Hubbard, Elvin Jones, Woody Shaw e Tony Williams. Le sue composizioni sono molto caratteristiche e originali, così da consentirgli di apporre la sua personale firma su molti brani anche in album non suoi. La qualità musicale dei suoi pezzi e un indubbio talento nell'improvvisazione gli garantirono la stima incondizionata da parte del mondo del jazz e in ultimo convinsero la Blue Note Records a ripubblicare alcune delle sue opere da solista. Dopo gli anni sessanta Hill raramente lavorò come sideman, preferendo sempre suonare e registrare le sue composizioni. Anche a causa di ciò la sua notorietà è meno vasta di quanto meriterebbe. Il jazz di Hill ha un carattere contemplativo, caratterizzato da una grande complessità melodica ed armonica; in più gli viene da sempre riconosciuta una notevole propensione ad un intreccio ritmico non usuale, anche nelle performance live. Andrew Hill continuò a suonare e ad incidere, andando ad abbracciare tendenze diverse, tra cui il jazz d'avanguardia e il jazz modale, fino al 2007, anno della sua scomparsa. L’album Passing Ships vanta una particolarità: è rimasto inedito dal 1969 fino al 2001, quando la Blue Note ritrovò il master tape e decise di ripubblicarlo l’anno successivo. Ed è un’ottima notizia, perché questo non è semplicemente un disco riemerso dal passato, è un piccolo capolavoro per la qualità delle composizioni e per la perfetta alchimia tra i musicisti, che in più sono tutti di altissimo livello. La band impiegata da Hill in questa sessione era un nonetto, con Woody Shaw e Dizzy Reece alle trombe, Joe Farrell al sax, Howard Johnson alla tuba e al clarinetto basso, Ron Carter al basso, Lenny White alla batteria, Julian Priester al trombone e Bob Northern al corno francese. La musica di Passing Ships è senza dubbio ambiziosa ed estremamente variegata e complessa. Le partiture di Andrew Hill per un gruppo come questo, che è una sorta di big band, sono notevoli per l'epoca e mantengono ancora oggi fascino e interesse. In effetti, oltre a questo dimenticato esperimento è stato solo con il suo album A Beautiful Day del 2002 che si è avventurato di nuovo in queste acque. Il pianista prende il classico ensemble del jazz moderno allargandolo ad alcuni inusuali strumenti delle orchestre sinfoniche per creare un’avventurosa tavolozza sonora sulla quale costruisce abilmente le sue intricate architetture jazzistiche. La title track ad esempio è un pezzo davvero straordinario. Joe Farrell all’oboe fluttua su un energico tappeto di onde modali scolpite da trombone e trombe e lasciando infine il posto ai meravigliosi assoli di Julian Priester e Woody Shaw. Il vibrato di quest’ultimo raggiunge stupendi livelli di qualità. Ancora Joe Farrell completa il suo intervento solista con il suo tono duro e brillante, caratteristica peculiare del suo sound. Ma ogni brano del disco è una scoperta e riserva emozioni, suscitando al contempo ammirazione e rispetto per questo grande pianista e compositore. L'opera va ascoltata come un unico meraviglioso quadro sonoro, ricchissimo di sfumature e particolari estremamente stimolanti. “Passing Ships” è una potente metafora del mare e delle navi: scafi che si muovono lentamente spostando enormi quantità di acqua, solcando gli oceani e passando, a volte, in vista l'uno dell'altro. Brevi incontri, incroci di destini diversi. Ogni battello trasporta molte vite con le proprie speranze e i propri sogni, diretti verso destinazioni ignote e diverse. Come la musica, come l’arte, come la vita, come il jazz. Passing Ships è tutto questo, un album stupendo, corale, emozionale ed intenso. Misterioso ed elegante, cupo ma anche ricco di colori. I ritmi sono pulsanti e mutevoli, alimentati dal talento di Ron Carter e Lenny White. I solisti sono tutti splendidamente in forma, orchestrati al meglio dal genio di Andrew Hill. Il quale dimostra tra l’altro una perfetta padronanza del suo pianoforte, sia nel tocco che nel fraseggio, riuscendo perciò ad inserirsi magnificamente nel complesso contesto di una big band. Certo è un album difficile, non è jazz per tutti, ma è una perla rara e dimenticata e vale assolutamente la pena di essere riscoperto ed apprezzato. Consigliatissimo.