Volker Kriegel - Spectrum


Volker Kriegel - Spectrum

Il fermento creativo che alla fine degli anni ’60 portò alla nascita del jazz rock in tutte le sue diverse declinazioni non fu una questione solo americana ma coinvolse anche l’Europa, contando esponenti sia in Gran Bretagna che in altri paesi. Ad esempio la Germania, nazione dalla quale proviene il musicista che è oggetto di questa recensione:  il chitarrista tedesco Volker Kriegel è, a buon diritto, considerato uno dei padri del jazz rock europeo e, nonostante non abbia conosciuto una vasta fama internazionale, merita senza dubbio di essere riscoperto, in particolare per i suoi album degli anni’70. Chitarrista autodidatta ma di ottime capacità tecniche e compositive sposò con vigore ed entusiasmo la filosofia della commistione tra il jazz tradizionale ed il funk. Lo fece, come dettato dalla tendenza imperante, attraverso la modernizzazione delle strumentazioni: dunque via libera al Rhodes, ai synth, al basso ed alla chitarra elettrica e ad una scansione ritmica che andava a pescare dal rock e dal funk. Il suo album più significativo come solista è “Spectrum” del 1971, pubblicato per la mitica etichetta tedesca MPS. Il sound di questa registrazione è semplicemente eccellente, come da tradizione per l’MPS che fece della qualità audio un vero marchio di fabbrica. Volker Kriegel era in quel periodo un membro del Dave Pike Set, la band del vibrafonista statunitense Dave Pike, vissuta in Germania verso la fine degli anni Sessanta. "Spectrum" fu concepito come una "vetrina per la chitarra", un vero e proprio "album solista" che doveva soddisfare gli appassionati dello strumento presentando una nuova stella che andasse ad arricchire il firmamento di quegli anni dominato da John McLaughlin, Terje Rypdal e Larry Coryell cioè i maestri di riferimento del jazz rock. "Spectrum" si rivelò qualcosa di più di una mera risposta commerciale, grazie anche alla presenza a fianco di  Volker Kriegel di una vera band formata da elementi di grande esperienza musicale quali John Taylor alle tastiere, Peter Trunk al basso, Cees Sede alle percussioni e Peter Baumeister alla batteria. Ne esce uno spaccato del jazz rock tedesco dei Settanta con tutte le caratteristiche tipiche delle produzioni internazionali di quel preciso momento. E tutto si rivela essere qualcosa di molto speciale: un livello generale di abilità musicale elevato, quel piacevole tocco "esotico" e dei contenuti artistici che possono vantare anche una propria originalità. "Zoom" parte subito con il sitar e le percussioni tribali che fanno da apripista ad una feroce esplosione di chitarra elettrica, mentre il brano assume i contorni delle migliori uscite di Deodato. Il seguente "So Long, For Now", riporta il timone verso una ballata in stile jazz con un eccellente solo di piano elettrico e le linee di chitarra di Kriegel maggiormente orientate alla melodia. "More About D" è il jazz elettrico nella sua essenza: cangiante ed imprevedibile, trasmette energia e dinamicità per tutti i suoi dieci minuti di durata e permette a Kriegel di sviluppare un assolo davvero interessante e pirotecnico. A seguire "Suspicious Child, Growing Up ", un blues condotto a lungo dal basso di Trunk in cui il leader fa la sua apparizione solo nel finale. "Instant Judgement" propone affascinanti cascate di suoni, estremamente atmosferici e particolari, qualcosa che potremmo, vista l’origine del chitarrista, definire “cosmico”. Poi si da spazio alle grandi fughe solistiche di tutti i membri della band in un quadro complessivo molto vicino agli Eleventh House di Larry Coryell. Un brano molto originale e diverso è "Ach Kina" che comincia come una lenta ballata notturna per poi animarsi in un ritmo latineggiante e più vivace che però si mantiene crepuscolare nella melodia. Spectrum si chiude con "Strings Revisited" inusuale soprattutto per l’uso che viene fatto del violoncello come fosse una chitarra solista: una doppia linea melodica violoncello / chitarra che produce un effetto simile a quelli che oggi si ottengono digitalmente. Volker Kriegel è stato un chitarrista jazz rock di gran talento, quasi completamente sconosciuto alla maggior parte degli ascoltatori, che tuttavia ha saputo produrre un’eccellente sequenza di album a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80. Il suo stile, al pari di altri iconici musicisti dello stesso periodo, più famosi ed acclamati di lui, sapeva essere delicatamente jazzistico ma anche raffinatamente rockeggiante. Spectrum e il successivo e più moderno Octember Variations sono due dei migliori esempi europei di crossover tra jazz, funk e rock: oggi mostrano chiaramente i segni dell’età ma riservano anche un ascolto ricco di spunti e suggestioni che non mancheranno di affascinare e di stupire chiunque abbia la curiosità di dedicarsi con interesse a questa variopinta musica di oltre 40 anni fa.