Alfa Mist - Antiphon


Alfa Mist - Antiphon

Le nuove frontiere della musica contemporanea aprono scenari interessanti nell’evoluzione del movimento jazzistico soprattutto grazie all’opera di alcuni giovani artisti che stanno cercando una non facile strada tra il classicismo e i suoni più futuribili. Robert Glasper negli Stati Uniti è un esempio di queste nuove tendenze e Alfa Mist è il suo corrispettivo europeo. Non è facile tratteggiare la musica di questo musicista proveniente dal profondo East End londinese. La sua visione del jazz è strettamente legata alla metropoli londinese ed alle sue stimolanti e creative atmosfere notturne così come allo stile urban e all’hip-hop. Alpha Mist è cresciuto ed è maturato all’ombra della cultura underground di Londra, imparando l’arte del campionamento e andando alla scoperta di quei dischi in vinile dimenticati ma ricchi di spunti d’ispirazione. Per un artista attento e curioso come lui non è stato certo difficile prendere familiarità con tutti gli stili che formano l’universo variegato della black music, jazz compreso. Non sorprende quindi che il dj e tastierista londinese sia finalmente approdato alla pubblicazione di un album, intitolato Antiphon, uscito nel marzo del 2017. L’enigmatico Alfa non avrebbe potuto esordire in un modo migliore di questo. Il lavoro miscela le atmosfere del jazz con i suoni urban e lo fa con uno stile impeccabile, sfociando in un risultato che suona affascinante e misterioso. Il primo brano "Keep On" ha una inusuale durata di 11 minuti e definisce, quasi anticipandolo, il sound e il groove principale di tutto l’album: ne cattura lo spirito e ci mostra la sua essenza. Ci sono morbide trame di piano elettrico, un intricato quanto efficace lavoro ritmico e non mancano gli assoli di sassofono per sedurre l’ascoltatore fin dalle prime battute. Il pezzo lascia spazio all'improvvisazione ma evita con successo di diventare inutilmente tortuoso, è come se ogni tassello del mosaico fosse inserito nel quadro esattamente come dovrebbe. Antiphon è probabilmente questo: fluido ma concentrato, una catarsi sottile ma intensa. Prendiamo ad esempio il successivo "Potential": le melodie arpeggiate dalla chitarra e le parti vocali quasi oniriche si aggiungono ad un'atmosfera meravigliosamente inquietante. Ruota e si avvita su se stesso, il suo ritmo frenetico diventa quasi paranoico e privo di controllo, prima di ridiscendere verso uno stato di serenità. La struttura di base di tutti i brani di questo disco è fornita dall’organo e dal piano elettrico di Alfa coadiuvato da una ritmica eccezionale. Non è certo quella che conosciamo essere la tipica formula del jazz ma il sound di Alpha è pieno di gusto ed intelligenza nel quale gli appassionati percepiranno un senso di appartenenza. "Errors" e "Nucleus" sono altri due buoni esempi di come il jazz possa essere reinventato in chiave contemporanea senza snaturarne i valori principali: gli assoli, le armonie, i guizzi di piano, della chitarra elettrica o del sax suonano familiari dentro ad un contesto lunare e rarefatto di estrema bellezza. In altri momenti dell’album si torna al rap, come in "7th October", anche in questo caso con ottimi risultati, mentre la stupenda "Kyoki" ci riporta ad atmosfere da jazz-rock anni ’70, quasi Canterbury Style (per chi li conosce intendo National Health, Hatfield And The North, Gilgamesh, ecc.) Per la verità Alfa Mist aveva precedentemente pubblicato due EP intitolati Nocturne e Epoch, nei quali era già possibile apprezzare sia le sue qualità di pianista e tastierista che la sua particolare predilezione per inserire dei cantanti in veste di ospiti. Il pianista sembra inoltre avere una curiosa attitudine nel legare le sue opere a situazioni e narrazioni di tipo concettuale. Alfa Mist riesce comunque nell’intento di unire le atmosfere oscure ed estremamente originali del suo jazz non jazz con la passione per la sperimentazione. Si tratta di quel genere di ardite e modernissime contaminazioni che sono il fondamento della scena jazz britannica contemporanea: va riconosciuto che, come è già successo in passato per altri generi, ancora una volta dalla Gran Bretagna arrivano le più nuove e stimolanti tra le tendenze della musica. Alfa dice di aver “scoperto” il jazz proprio mentre cercava nuove sonorità da campionare per creare delle basi Hip Hop. E’ in quel momento che è nata in lui l’idea di fondere i due stili, ripetendo per la verità un’operazione non nuova, ma realizzandola in un modo assolutamente inedito e vincente. La bellezza ed il fascino del progetto Antiphon scaturiscono anche grazie al fatto che Alfa è un musicista che conosce benissimo sia il jazz che l’urban hip hop: di fatto nonostante le enormi differenze che sono alla base dei due generi egli è in grado di fonderli magnificamente. Alfa Mist pone più spesso l’accento sulla diversità che sulle poche analogie, arrivando a produrre un contrasto che, analogamente a quanto fatto da Robert Glasper, suona come il jazz del futuro. Antiphon contiene, come tutti gli album, dei momenti salienti, degli highlights, ma forse la sua magia si esprime al meglio quando viene ascoltato nella sua interezza. E’ un lavoro ambizioso che cattura un momento decisivo per Alfa Mist sia a livello musicale che sul piano personale: rappresenta un enorme salto per questo giovane e promettente artista. La speranza è che sia solo il primo passo verso una carriera in continua ascesa. Probabilmente questa è la strada che condurrà il jazz verso nuovi e come sempre insondabili orizzonti.