Vance Taylor – Long Overdue


Vance Taylor – Long Overdue

Il tastierista Vance Taylor ha avuto fin da giovane l’idea fissa di intraprendere la carriera musicale. Decise che il pianoforte sarebbe diventato il suo strumento elettivo e decise in seguito di frequentare le lezioni di musica presso le università Emory e Mercer. I suoi genitori, riconoscendo il suo talento, hanno sempre incoraggiato le scelte di Vance, inserendolo anche nella comunità religiosa di Atlanta: la chiesa divenne così il suo primo palcoscenico. E’ proprio da queste esperienze giovanili che sono venute la carica spirituale e la determinazione che gli hanno permesso una precoce crescita artistica. All'età di tredici anni, Vance ha ricevuto in regalo il suo primo pianoforte sul quale ha avuto modo di esercitarsi molto intensamente, perfezionando così le sue già notevoli abilità naturali. In aggiunta alla sua passione, un suo parente gli fece conoscere musicisti (pianisti) come Oscar Peterson, Art Tatum e Erroll Garner. Ben presto Vance trovò la sua strada anche come risultato dell'ascolto intensivo di questi grandi del jazz. Nel 2008, dopo anni di gavetta, collaborazioni (Earth Wind & Fire su tutte), e tour in giro per il mondo, ha portato a compimento la realizzazione del suo primo progetto da solista intitolato "Long Overdue". Il CD include dieci brani molto ben arrangiati che fondono elementi di soul, jazz e funk. L’album di debutto di Vance Taylor è stato uno dei più interessanti usciti in quel periodo. Il lavoro, estremamente ben realizzato, è caldo, sensuale e positivo: caratterizzato da una forte predominanza della componente funk. Al primo ascolto, gli appassionati di musica si chiederaano "Ma dove è stato nascosto questo tizio fino ad oggi?"  Ma Taylor non è certo un nuovo arrivato, poiché ha suonato nell'ombra per artisti come Cece Winans, Candi Staton, George Howard e Toni Braxton, giusto per nominarne alcuni. Inoltre, Vance Taylor è un membro fisso dei Maze da quasi 10 anni. E poi c'è la militanza negli Earth Wind & Fire che non ha bisogno di ulteriori commenti: non si suona con i mostri sacri se non si è più che bravi. Una carriera da solista era quello che mancava per arrivare definitivamente alla ribalta e Vance, senza dubbio, è riuscito nell'intento di arrivare dritto alla meta con questo suo Long Overdue. Qui ci sono composizioni fresche e sufficientemente innovative, ricche di colori e cariche di un groove perfettamente in grado di invitare indifferentemente all’ascolto o al ballo. Ultimamente ho avuto modo di ascoltare parecchio smooth jazz di qualità, e posso dire che Vance Taylor appartiene di diritto alla categoria dei musicisti d'elite. Il suo stile eclettico e la sua sintesi di funk e jazz assomigliano a quello dell'ex membro dei Tower of Power, Roger Smith. Vance Taylor propone la sua semplice formula avvalendosi di ottimo materiale musicale, senza bisogno di grandi orpelli. Long Overdue è fatto di belle canzoni, ascoltando le quali risulta difficile trovare un punto debole. Tutto scorre con fluidità e precisione, senza storture o impuntamenti. L'album si apre con una versione molto raffinata del classico brano degli Stylistics, "People Make the World Go 'Round", e offre inoltre un altro brano non scritto direttamente da Taylor  intitolato "Dirty Old Man". Gli originali di Vance sono brillanti e non a caso hanno avuto un certo successo nelle radio specializzate. La presenza pianistica di Taylor è forte ed è il perfetto complemento di questi pezzi. Da notare poi il basso funky  magistralmente suonato da Jeff Smith e un significativo contributo di percussioni e batteria da parte dei bravi Marcus Williams, George "Spike" Nealy e Stacey "Quick" Ellis. Gli arrangiamenti di fiati, molto intensi, sono opera dello stesso Taylor con l’aiuto dei suoi synth, ma c’è da rilevare la presenza di un lavoro di gran classe operato da Larry Jackson e dai suoi sax. Brani come "See You in the Morning" o "Off Da Hook"  sono il miglior esempio di quanto interessante e stimolante possa essere un disco di smooth jazz se composto con intelligenza e creatività. Se il risultato è quello che tutti possiamo ascoltare su Long Overdue, il debutto da solista di Vance Taylor meritava una tanto lunga attesa. Adesso che lo abbiamo tra le mani, vale la pena di prendersi qualche minuto per assaporarsi con calma un ottimo esempio di smooth jazz nella sua migliore rappresentazione.