Rebirth – This Journey In


Rebirth – This Journey In

Ho una passione mai nascosta per quello che viene definito Acid Jazz: un marchio coniato da un dj londinese (Gilles Peterson) che definisce in due parole alcuni stili e varianti sul tema del jazz. E’ il classico termine che vuol dire tutto e in realtà significa poco, ma che sintetizza bene un movimento che a metà degli anni ’80 venne alla ribalta con un’inedita miscela di  funk, rock psichedelico, rare grooves della musica black e jazz elettrico, ma anche e forse soprattutto, soul e r&b. The Rebirth, sono un gruppo che, pur essendo nato molto tempo dopo, rientra a pieno titolo nell’orbita concettuale dell’acid jazz. I Rebirth fanno base a Los Angeles, e sono composti dal tastierista Carlos "Loslito" Guaico, dalla cantante Noelle Scaggs, dal batterista Chris Taylor, dal chitarrista Patrick Bailey, dal bassista Gregory Malone, dal percussionista Raul Gonzalez e dal tastierista Mark Cross. Il gruppo si è guadagnato un’ottima fama nel circuito underground con le esibizioni dal vivo e prestando alcune singole registrazioni a varie compilation tematiche. Finalmente, nel 2005, la band californiana ha pubblicato il primo e ad oggi insuperato album intitolato “This Journey In” attirando così immediatamente una maggiore attenzione da parte del grande pubblico ed anche della critica. Il suono dei Rebirth cavalca gagliardamente il confine tra soul e acid jazz e si va a collocare in quella cerchia che comprende gruppi storici come gli Incognito, i Brand New Havies o i Soul II Soul. “This Journey In” fu un debutto internazionale di grande spessore ma anche di inusuale maturità e compiutezza. Mostrò al mondo una nuova band ricchissima di talento ed in prospettiva con un grande futuro. La scelta della strumentazione così come gli arrangiamenti sono perfetti, e i Rebirth possono avvalersi inoltre della attraente voce di Noelle Scaggs.  This Journey In ci regala un lavoro che suona tanto funky quanto è brillantemente piacevole, senza punti deboli o scadimenti di tono. La qualità del materiale originale è impressionante, specialmente nella prima parte del disco, che è davvero ricca di brani accattivanti e musicalmente sofisticati come ad esempio “This Journey In”, "Stray Away" e il martellante "Shake It". Da citare anche "Common Ends", una traccia che parla delle esperienze della vita che uniscono le persone e il funky-disco di ispirazione brasiliana "Talking Me Down". Una nota particolare merita anche la loro acclamata cover di “Evil Vibrations” dei The Mighty Ryeders. I testi sono intelligenti, gli arrangiamenti come detto sono creativi e tutto l’album è letteralmente pervaso da un groove irresistibile, al cospetto del quale gli amanti dell’acid jazz non possono di sicuro restare indifferenti, ma che potrebbe senza dubbio piacere ad una ben più vasta platea di ascoltatori. La perfetta alchimia di suoni vintage, compreso l’immancabile piano elettrico Rhodes, i synth e i moog, le linee di basso pulsanti e vivacissime e la batteria potente e precisa creano una combinazione che rende questo lavoro uno dei migliori album soul degli ultimi anni. I Rebirth mettono insieme la loro grande vitalità musicale con la lucida poesia dei loro testi ed un solido songwriting, creando un suono ricco e pieno, vario e trascinante, costruito su una miscela organica di soul nuovo e tradizionale, hip-hop, jazz, e funk. Negli anni seguenti purtroppo I Rebirth non sono stati in grado di ripetersi su questi livelli e oggi possiamo dire che “This Journey In” è rimasto uno stupendo esordio rimasto praticamente senza seguito. Tuttavia questo è un album caldamente raccomandato.