Curtis Fuller – Blues-ette


Curtis Fuller – Blues-ette

Dopo la seconda guerra mondiale ha fatto la sua comprasa un nuovo stile di jazz chiamato "bebop". Questo genere altamente tecnico è una delle pietre miliari della storia della musica. Il pubblico ha potuto godere di ritmiche rapidi e armonie complesse per merito di geniali innovatori come Charlie Parker, Dizzy Gillespie o Charlie Mingus. Fin dall'inizio, il bebop non era destinato al ballo o al facile intrattenimento e non a caso le big band che erano solite suonare melodie orecchiabili stavano iniziando a declinare. Durante questo periodo, i quartetti e i quintetti guadagnarono in popolarità e finalmente le trombe e sax solisti prosperarono, mentre le opportunità per uno strumento di colore come il trombone erano ora limitate. Naturalmente c'erano delle eccezioni a questa regola. J.J. Johnson, Kai Winding e Al Gray erano alcuni trombonisti che eccellevano. In seguito, all'inizio degli anni '50, venne introdotto un diverso tipo di stile che venne definito "hard bop". L’Hard bop differisce da bebop i suoi tempi più lenti, per l’uso di un maggior numero di chiavi minori, per le linee di contrabbasso fantasiose ed anche per una contaminazione con il blues e l’R&B. E’ durante la metà degli anni '50 che un talentuoso e giovane trombonista di nome Curtis Fuller è entrato in scena. Fuller ha immediatamente abbracciato lo stile hard bop che era perfetto per il suo suono ricco e caldo. Quando Fuller suona il suo strumento, come solista o come accompagnatore, puoi facilmente descrivere il suo stile musicale dolce ma vigoroso al tempo stesso. E’ la capacità di Curtis Fuller di estendersi su più ottave con veloci colpi di pura genialità la caratteristica che lo distinge da molti dei suoi contemporanei. Nato a Detroit nel 1934, Curtis Fuller da ragazzo ha iniziato suonando il sax baritono. Al liceo decise di passare a un altro strumento, e scelse il trombone. Anche se Detroit sarebbe diventata in seguito sinonimo di "Motown sound", negli anni '50 “Motor City” ha dato i natali anche un buo numero di grandi del jazz come ad esempio Hank ed Elvin Jones, Donald Byrd e Kenny Burrell. Negli anni ’50 la maggior parte di questi musicisti si trasferì a New York e Curtis presto fece la stessa cosa. Qui ha avuto l’opportunità di arrivare ad essere il leader di una sua band. Fuller ha registrato album per le etichette Prestige e Blue Note ma è la sua collaborazione con Benny Golson con l’etichetta Savoy ad essere oggetto di questo mio post. Nel 1959 Curtis Fuller registrò Blues-ette, un disco composto da sei tracce nel quale figurano i suoi compagni di band: Benny Golson al sassofono tenore, Tommy Flanagan al piano, Jimmy Garrison al basso e Al Harewood alla batteria. Su ogni brano di Blues-ette Fuller è in prima linea dimostrando al pubblico che anche un trombone è uno strumento musicalmente coinvolgente. Curtis si distingue per le sue esecuzioni precise e dal tempismo impeccabile. In particolare la combinazione tra il suo trombone e il sax di Golson emerge per il sound ricco ed avvincente in un contesto dove ogni solista mostra una notevole abilità. Tutto semplice e lineare ma con una magnifica dose di calore e passione. Flanagan, Garrison e Harewood formavano una sezione ritmica che poteva tranquillamente competere con il meglio in circolazione. Non a caso questi tre musicisti sono responsabili di un ottimo lavoro per scansionare il tempo e fornire uno sfondo divertente e stimolante per le pennellate dei due solisti principali. Durante l’ascolto di questo album si ha netta la percezione del blues. A differenza di altre registrazioni che possono ugualmente avere "Blues" nel titolo, Blues-ette prende moltissimo dalla dolce malinconia e dall’atmosfera rilassata del popolare genere black. Ed è bellissimo notare come gli artisti si concentrino più sulla chimica ed il lavoro di gruppo invece di cercare di sfidarsi l'un l'altro in un mero esercizio di tecnica fina a se stessa. Un approccio iper-tecnico avrebbe probabilmente annullato la magica sinergia che invece appare nitidamente in ogni momento della registrazione. Ascoltando tutti i brani, qualcosa mi riporta alla mente l’immagine della bellezza associabile alla perfetta alchimia del nuoto sincronizzato. La traccia di apertura, "Five Spot After Dark", è un esempio perfetto di quello che sto dicendo. Scritta da Golson, è un pezzo nato per catturare l'attenzione e sicuramente ci si ritrova a suonarlo spesso. È una melodia soul blues che definisce gli stilemi di un genere venuto molto dopo come lo "smooth jazz" inserito nel contesto del jazz classico. Sia Benny Golson che Curtis Fuller ci deliziano con assoli  liquidi e cristallini. La performance di Fuller dà in qualche misura un nuovo significato alla parola "definitivo", il suo trombone non è meno che memorabile. "Minor Vamp", scritto anch’esso da Golson, è un’altra piccola gemma. Presenta il suono caldo del sax con Garrison e Harewood che ancora una volta sono perfetti nel tenere il ritmo. È il brano più allegro e ottimista di Blues-ette e qui si può apprezzare la capacità di Fuller di suonare anche in velocità. "Blues-ette" comincia con Flanagan al piano ed è molto coinvolgente. Questa è una composizione che dà a ciascuno degli artisti l'opportunità di un assolo, ad eccezione del batterista Harewood, che mantiene un profilo  leggero pur contribuendo a cementare ritmicamente tutti gli altri. Anche Jimmy Garrison al basso si distingue per il suo tocco vigoroso e pieno di fantasia. Sia il contributo di Fuller che quello di Golson sono anche in questo caso a dir poco eccezionali. Questo è un album che ho molto apprezzato. La voce calda e precisa del trombone di Curtis Fuller cambieranno la tua percezione di questo ottone, troppo superficialmente considerato uno strumento insipido e noioso. Il talento di Fuller nel suonare il trombone con la velocità e la precisione della maggior parte dei trombettisti o dei sassofonisti consentirà davvero una valutazione corretta delle potenzialità di questo strumento. In conclusione con Blues-Ette troverete un album dal suono fresco ed elegante che dovrebbe senza meno far parte di ogni collezione di jazz che si rispetti. Grazie all’arte ed alla maestria di Curtis Fuller e della sua band si ha l’opportunità di apprezzare al meglio il sound del vero hard bop. Blues-ette è un disco storico ed è vivamente raccomandato a tutti gli appassionati di musica che amano il jazz profumato da un tocco di genuino blues.