Yusef Lateef - The Gentle Giant


Yusef Lateef - The Gentle Giant

Come quella di molti altri musicisti jazz dello stesso periodo, la musica di Yusef Lateef dei primi anni '70 suscita allo stesso tempo ed in ugual misura sentimenti contrastanti di grande interesse e di scetticismo generalizzato. In quel preciso momento storico nel quale funk e fusion entravano prepotentemente nel linguaggio  del jazz e gli umori musicali erano estremamente volatili ed in qualche misura caratterizzati da una sorta di continuo divenire, il tipico soul sound di Detroit di Yusef Lateef si guadagnò l’attenzione di molti nuovi fan e perse il seguito di parte di coloro che invece preferivano i suoi precedenti ed innovativi lavori nel contesto dell’hard bop. The Gentle Giant appare così un titolo appropriato, visto come il flauto quasi cosmico di Lateef vola alto sopra il rhythm and blues, diventandone il motore pulsante e la voce distintiva. Anche il piano elettrico Fender Rhodes di Kenny Barron è un segno dei tempi, adottando questo eccezionale strumento e ribadendone la piena legittimità sulla scena jazz contemporanea, il pianista rende già di per se questo disco qualcosa di storicamente rilevante. Siamo nel periodo del post Bitches Brew ma appena prima della consacrazione elettrica dei Weather Report e degli Headhunters; Anche Lateef per molti aspetti appartiene alla prima linea di questo rivoluzionario movimento di crossover tra il sound acustico e quello elettrico. The Gentle Giant è a tratti incoerente e talvolta non proprio gradevole, tuttavia è anche affascinante e, laddove prevale il groove, offre una buona musicalità ed una originalità degna di nota. Lateef ha messo insieme per l’occasione una piccola band di musicisti dotati di singolari personalità e grandi capacità artistiche. L’album inizia subito con un tono funky e fresco, con la "Nubian Lady" di Kenny Barron che dà il chiaro segnale di quali saranno i contenuti: una melodia leggera e piacevole dettata dal piano elettrico e dal suono di flauto di Lateef, che qui ricorda molto Herbie Mann. Stessa formula sul più ballabile "Jungle Plum" che tuttavia appare meno strutturata e complessa. "African Song" è un numero più lento, quasi una anomala e delicata ballata  che nella sostanza è molto meno afro di quanto il titolo lascerebbe supporre. E’ invece più afrocentrica la stralunata "Below Yellow Bell", un brano davvero strano caratterizzato dall’intervento vocalizzato (senza parole) da Yusef che avvicina l’atmosfera della composizione ai suoni della savana, su un ritmo molto particolare e indecifrabile. "Hey Jude" (cover del brano dei Beatles) curiosamente è quasi inudibile a causa del basso livello di registrazione, cosa che irrita non poco e non viene certo mitigata dall'avvertimento dato nelle note di copertina: "non regolare il livello di riproduzione sul vostro impianto audio, riaggiustare la mente". Oltre nove minuti di spazio sul disco letteralmente buttati. "The Poor Fisherman" denota l'interesse del leader per i suoni asiatici ed è una traccia dove il flauto lavora in quasi perfetta solitudine. "Lowland Lullabye" svolta verso una sorta di musica da camera sperimentale, dove i flauti di Yusef Lateef e Al Heath si intersecano con un inusuale violoncello suonato da Kermit Moore. Affascinante e quasi progressive è invece "Queen Of The Night " con la chitarra modulata di Eric Gale e una strana mescolanza di tempi 4/4 e 3/4 che la fanno suonare forse un po’ tetra. The Gentle Giant è stato pubblicato da Lateef  nel bel mezzo della sua fase di passaggio verso una proposta musicale più commerciale che è culminata con l’approdo alla CTI Records e l’uscita dell’album Autophysiopsychic. Queste tracce sono la testimonianza di un epoca molto particolare del jazz, diviso tra la sperimentazione, la fusione con il rock  ed il retaggio mai sopito della grande tradizione del passato. The Gentle Giant resta una prova evidente di quanto sia stato grande un musicista come Yusef Lateef, anche se, in questo specifico caso, non nel contesto della miglior musica che il polistrumentista abbia prodotto in carriera. Si tratta di un lavoro interessante ma non essenziale.