Don Grusin – The Hang


Don Grusin – The Hang

Don Grusin è un tastierista e produttore americano, in passato vincitore di un Grammy Award, con un innato interesse verso vari stili di musica, dal jazz al pop, dalla brasiliana a quella latina. Fratello minore del pianista Dave Grusin, Don è cresciuto in Colorado ed a 6 anni ha iniziato a studiare il pianoforte mentre all’interno della sua famiglia veniva inondato da un eclettico mix di musica classica, jazz e country & western. Dopo una serie di produzioni discografiche piuttosto interessanti, Don Grusin ha pensato di riunire una ventina di eccellenti musicisti per registrare questo album del 2004 intitolato The Hang. I nomi presenti in questa sessione sono al top del panorama internazionale della jazz fusion, e tra questi spiccano Lee Ritenour (chitarra), Patti Austin (voce), il fratello più famoso di Don,  Dave Grusin (tastiere), Ernie Watts e Sadao Watanabe (sax), Nathan East (basso), Harvey Mason (batteria) ed il percussionista Alex Acuna, più tutta una schiera di altri validissimi artisti della World Music. Questa parata di stelle contribuisce alla stesura di un repertorio che spazia liberamente in una effervescente miscela di jazz contemporaneo dai toni accessibili e variegati. Alle volte tende ad essere più vicino al linguaggio tradizionale, altre propende verso lo smooth jazz, senza disdegnare come detto la world e la latin music. The Hang è dunque un lavoro che viene immediatamente percepito come un vorticoso viaggio attraverso il villaggio globale, a tratti colorato da vivaci toni afro come ad esempio in "Makossa Beat," oppure scaldato dalla salsa caraibica come in "El Floridita", ma per lo più focalizzato sulla personale visione che Don ha della fusion. Un album che è una jam session come poche altre, gioiosa e trascinante, eseguita da un gruppo di alto livello formato da musicisti di razza, provenienti da tutto il mondo. Don Grusin denota un’incrollabile fede nel potere della collaborazione tra artisti di diversa estrazione e lascia libero sfogo alla creatività ed alla spontaneità che scaturiscono dall’interazione tra culture e stili differenti, ottenendo un risultato di pregevole livello. Ci sono anche una manciata di indovinate tracce cantate che contribuiscono a mantenere fresco e movimentato il programma. La lenta "Fresh Air", ad esempio, offre una piacevole divagazione dai frizzanti jazz strumentali che costituiscono il grosso dell’album. Nonostante le sue varie sfumature, The Hang è un  disco di jazz contemporaneo in tutto e per tutto. Jazz declinato in versione fusion funky in "Let's Not Talk About It" o più tradizionalmente interpretato come in "The Chaser". Don Grusin e compagni esprimono un melange di stili ed approcci musicali che di sicuro non lesina sulla qualità compositiva e consente a tutti di trovare il giusto spazio. A differenza della maggior parte del jazz commerciale che si può ascoltare al giorno d’oggi, The Hang suona piacevolmente vario ed eterogeneo, invitando l’ascoltatore ad un attenta e curiosa analisi dei brani, che peraltro vengono eseguiti in modo brillante da questo eccellente team di musicisti. In questa produzione di alta qualità traspare la magia dell'improvvisazione che ci fa apprezzare ancor di più il coraggioso progetto musicale di Don Grusin: per questa ragione The Hang è un'esperienza sonora innovativa ed interessante, come raramente capita di ascoltare.