Bob Berg – Remebering Bob Berg


Bob Berg – Remebering Bob Berg

Nel dicembre 2002, quando aveva appena 51 anni, il sassofonista Bob Berg è rimasto vittima di un tragico incidente stradale che gli è costato la vita. Era al picco della sua carriera e della creatività artistica sia come solista che come session man. A conferma di questo aveva appena partecipato alla registrazione di due album che ci testimoniano quanto Bob fosse un valente ed appassionato musicista contemporaneo, con un'ampia ed illuminata visione sul jazz moderno. Da un lato troviamo So What, del trombettista Eddie Henderson, tutto giocato sulle atmosfere aperte e suggestive del quintetto di Miles Davis della metà degli anni ‘60 nel quale militava Wayne Shorter: una fondamentale fonte d’ispirazione per Bob Berg. Su un altro fronte c’è 4 Walls of Freedom, nel quale invece lo si ascolta in un quartetto modellato sullo stile hard bop propulsivo ed energico del vibrafonista Joe Locke: qui in luogo della reinterpretazione dei classici di Monk, Shorter, Davis e altri, tutto ruota attorno a delle composizioni originali. E inutile negare che Bob Berg abbia vissuto parte della sua esperienza musicale un po’ all'ombra di quel precoce gigante che fu Michael Brecker, e questo ha probabilmente offuscato i suoi reali meriti ed il suo valore. Berg, d'altra parte, ha condotto un apprendistato molto più lungo di Brecker, lavorando prima con Horace Silver e Cedar Walton (negli anni ’70)  per poi passare sotto l’ala di Miles Davis negli anni ‘80. In quegli stessi anni ha registrato un paio di album a suo nome, ma la sua consacrazione è avvenuta solo dopo il 1987 con l’uscita di  Short Stories, con il quale si guadagnò davvero l’attenzione che meritava. In quest’ottica fu fondamentale anche il duo con il chitarrista Mike Stern, un sodalizio che lasciò indubbiamente un segno importante nel jazz contemporaneo. Remembering Bob Berg è un album raccolta, pubblicato postumo, che contiene nove brani scelti dal suo periodo d’oro con la Denon Records usciti tra il 1987 ed il 1992, più altri due estratti dai lavori per la Stretch di Chick Corea, registrati nel periodo compreso tra il 1993 ed il 1997. Questi ultimi sono anche i suoi due ultimi dischi da leader. La splendida compilation di 70 minuti che ne esce definisce in maniera impeccabile quanto Berg fosse un sassofonista potente ed espressivo, uno che nella sua breve vita artistica ha sempre dato tutto, mettendo la sua timbrica e la sua passione al servizio di ogni situazione musicale: nella fusion come nel jazz mainstream. "Friday Night At The Cadillac Club” apre l’album con un’energia incredibile: uno shuffle elettrico e vivacissimo dove si può immediatamente apprezzare il fraseggio di Bob, fluido e pieno del giusto groove. Berg impugna inizialmente il suo sax soprano sulla frenetica "Snakes” per poi passare al tenore in un saggio di versatilità e lirismo senza pari. Bellissime anche le divagazioni modali di "Silverado” un brano dove Berg mette in piazza la sua formidabile sensibilità fusion coadiuvato dalla meravigliosa chitarra di Mike Stern, che è strepitoso nel suo assolo. Lo stile compositivo di Bob Berg rivela un gusto estetico ed una ricercatezza spesso sconosciuta agli attuali musicisti della fusion. "In the Shadows” è un bel funk, scandito dalla batteria potente del batterista Dennis Chambers, sul quale il sassofonista non manca di cesellare le sue trame preziose. L’interpretazione molto jazzistica che Bob Berg dà della fusion è chiarissima in brani sofisticati e complessi come "Kalimba” e "Amazon” nei quali spunta anche un’eco di world music. "Back Roads” ha invece un andamento molto West Coast e l’accostamento con Bruce Hornsby è più che appropriato. Atmosfera latineggiante per la bella "Travellin' Man” che oggi potremmo definire un brano in pieno stile smooth jazz. Un discorso a parte va ovviamente fatto per i due brani mainstream che completano stupendamente questa raccolta antologica: “Sometimes Ago” e All The Way” sono due ballads incredibilmente intense nelle quali si può apprezzare pienamente il fraseggio jazz di Berg al suo meglio. Il tenore di Bob è lirico e profondissimo anche sui brani lenti e la lettura dello stile classico è perfetta. Con un gruppo di musicisti straordinari come compagni d’avventura la parabola di Bob Berg trova in questa raccolta trova il suo apice creativo e il suo sax risplende di luce propria in ogni circostanza. Gli assoli dello sfortunato musicista di New York combinano un lucido virtuosismo con una felice costruzione tematica, convincendo sia che si approcci al jazz puro, sia che s’immerga nella fusion più contemporanea. La musica di Bob Berg è accessibile senza sacrificare nulla della sua integrità, “Remembering Bob Berg” serve anche per rammentarci di una grave perdita per il mondo della musica, con un pizzico di malinconia: un vuoto che probabilmente è più grande di quanto la critica abbia mai voluto realmente ammettere.