Pat Metheny Group - Secret Story



Pat Metheny Group - Secret Story

E' un disco diverso questo, è un'opera del tutto originale, Spiazzante, totale. Magnifica.
Basta ascoltare poche note per capire che ci troviamo di fronte a qualcosa di magicamente nuovo rispetto a tutto ciò a cui il grande Pat Metheny ci aveva abituati. Secret stories è senza dubbio il più ambizioso progetto del chitarrista del Kansas, e una delle opere più variegate, trasversali e complete che mi sia capitato di ascoltare. Ad un purista del jazz potrebbe non piacere in virtù delle contaminazioni e dei forti contenuti etnici, o delle composizioni di stampo quasi classico. Parimenti, e per le stesse ragioni, anche i molti estimatori che Pat Metheny ha nell'ambito rock/pop potrebbero restare sconcertati. Forse al primissimo ascolto, anch'io, che pure adoro il chitarrista statunitense ed il suo gruppo, rimasi un pò attonito di fronte a una svolta stilistica e concettuale così profonda.
Certo le ibridazioni latino-americane o di world music, Pat Metheny le aveva già inserite in album precedenti e per questo conoscevo questa sua inclinazione. Ma con Secret story bisogna guardare oltre, bisogna scavare dentro la musica, carpirne proprio "le storie segrete" come già il titolo del disco ci sottolinea. E quando finalmente si entra pienamente nel cuore del progetto e se ne percepiscono tutte le sfumature e la straordinaria bellezza, questo album non si può non amarlo. E allora, fin da subito, dicevamo, si viene proiettati in un caleidoscopico viaggio tra cori cambogiani, ritmiche afro-brasiliane, classiche orchestre mittel-europee. E un secondo dopo Pat e la sua chitarra synth ci avvolgono in quelle cavalcate strumentali di stampo più canonicamente jazzistico che sono tanto virtuose quanto emozionanti e perfino commoventi. Emozione è la parola che forse descrive meglio quello che questa meravigliosa opera vuole essere. Ascoltate The longest summer ad esempio: dove il piano dolcissimo del fido Lyle Mays tesse la tela sulla quale Metheny cesella una serie di delicate eppure profondissime melodie fino ad esplodere nei classici assoli di guitar-synth caratterizzate da quel suono di tromba così disperato e struggente. Semplicemente stupenda. Godetevi See the world: eccitante, jazzistica e tipicamente Pat Metheny Group. Resterete a bocca aperta con la musica da camera di Tell her you saw me, o letteralmente attoniti sulle note maestose dell'impressionistica Not to be forgotten. Infine beatevi con la summa creativa e artistica di questo capolavoro: la musica totale di The truth will always be. Echi new-age si rincorrono su un tappeto sinfonico in crescendo, fino ad arrivare al finale, dove davvero Pat Metheny esprime tutto il meglio di se stesso, sciorinando un solo di quelli che ti restano dentro, che toccano l'anima, che commuovono e, se siete sensibili, vi faranno scorrere anche qualche lacrima di emozione. Parlavo prima di musica totale, di musica globale e di trasversalità. Alla fine aggiungo solo che questa è grande musica composta e suonata da un grande, genuino artista. Dotato di tutto il talento necessario per arrivare ai massimi livelli tecnici ma soprattutto un uomo immensamente ricco di pathos, sensibilità, cuore e di quella profonda spiritualità che ne fanno uno dei più grandi musicisti di sempre. I love you Pat...