Frank Zappa – The Grand Wazoo


Frank Zappa – The Grand Wazoo

Se Frank Zappa viene considerato da molti uno dei più grandi geni musicali del '900, nonché uno dei maggiori artisti contemporanei una ragione ci sarà. Nel corso della sua prolifica carriera il mitico musicista di Baltimora ha spesso sfiorato il jazz e la fusion, ma nella sua produzione si staglia una sorta di ideale trilogia jazzistica che è composta da tre album: Hot Rats, Waka Jawaka e The Grand Wazoo. In occasione dell’anniversario della sua prematura scomparsa (4 Dicembre 1993) voglio dedicare qualche riga proprio a lui e ad uno dei suoi capolavori: The Grand Wazoo cioè l’album che probabilmente è entrato di più e meglio nelle dinamiche e nelle architetture musicali del jazz. L'impianto strumentale di The Grand Wazoo è costituito in gran parte da un ibrido tra una big band orchestrale ed il classico combo rock-progressive. Diciamo che è una produzione imponente che vede un ampio uso di ottoni, ma anche di altri strumenti quali la marimba/vibrafono e un variegato set di tastiere. Si tratta del terzo disco della trilogia jazz zappiana e fu pubblicato in un periodo nel quale Zappa era confinato su una sedia a rotelle a seguito dell'aggressione subita sul palco da un fan che lo aveva scaraventato nella buca dell'orchestra durante un concerto a Londra. A dispetto del suo incidente, con The Grand Wazoo  Zappa decise di avventurarsi in un nuovo progetto stilistico, e in un ulteriore tour di otto date, con concerti da tenersi principalmente in Europa. Zappa utilizzò dunque una grande orchestra con molti musicisti, la maggior parte dei quali provenienti dalla scena jazz, come il sassofonista Ernie Watts, Anthony Ortega, e il trombonista Billy Byers. Il suo biografo Alain Dister scrive in proposito: «Zappa scelse questo assetto di formazione da big band per le ampie possibilità di sfumature musicali che gli avrebbe permesso, infinitamente più sottili e sofisticate rispetto al gruppo limitato con cui di solito si esibiva». Frank Zappa stesso è il vero e proprio direttore d’orchestra in questo singolare lavoro che, nonostante contenga pezzi quasi del tutto strumentali, narra in musica una sorta di bizzarra e fantasiosa epopea bellica. Un esercito di 5000 strumenti d'ottone, 5000 diversi percussionisti, e 5000 svariati strumenti elettronici  è impegnato in un'eterna lotta contro l'esercito delle forze della mediocrità musicale, in una rappresentazione surreale della realtà del mondo dello show business. Un mondo, quello della musica commerciale, che Zappa odiava profondamente. Il brano che da il titolo all’album, “The Grand Wazoo” è una summa stilistica del meglio della creatività di Frank: sulle ali degli arrangiamenti complicatissimi ideati dal maestro si ascolta quasi stupefatti i vari assoli alternarsi uno dopo l’altro mentre la grande orchestra di ottoni sottolinea ogni passaggio, accentuando il pathos e l’epicità del brano. Il tema rimane impresso nella memoria, il giro è un rock-blues e due splendidi assoli caratterizzano questa mini suite. Bill Byers al trombone e Sal Marquez alla tromba con sordina. Due interventi differenti per approccio e filosofia: morbido e di matrice be bop quello di Byers, acido e più moderno quello di Marquez. Totalmente avulso dal concept del resto del disco è l'unico brano a contenere una traccia vocale sull'album, “For Calvin (and His Next Two Hitch-Hikers)”, che però concede comunque spazio ad un lungo sviluppo orchestrale. Lo Zappa compositore-arrangiatore si esprime qui con grande perizia e genialità, ponendo le percussioni, il trombone, il Mini-Moog, la sezione fiati, e il rullante della batteria a creare una sorta di affresco impressionista di grande suggestione. “Cletus Awreetus-Awrightus” riprende il filo del discorso proiettando l’ascoltatore nelle sonorità di uno stralunato jazz al confine tra l’avanguardia ed il cabaret, ironico e davvero molto originale, in un pezzo che non potrebbe che essere stato scritto da Zappa. Da notare il breve assolo di piano di George Duke, l’energetico intervento di Ernie Watts al tenore ed il consueto vivace contrappunto della sezione fiati. Una intro di Rhodes distorto (George Duke) conduce alla successiva “Eat That Question” che vede l’esplosivo ingresso della ritmica, cui fa seguito un nuovo assolo di piano elettrico ad opera di quel genio che è George Duke. La spinta potente della batteria di Dunbar e del basso di Erroneous ci trasporta all'assolo di Zappa con la chitarra elettrica, giusto per ricordarci che Frank non era solo un grande compositore ma anche uno splendido chitarrista. Per concludere al meglio ecco il finale “Blessed Relief” che è il mio brano preferito in assoluto.  Si apre con una breve introduzione che prosegue esponendo il tema la cui cristallina melodia appare quasi cantabile ed è meravigliosamente orchestrata in puro stile jazzistico. Magnifico l’assolo di flicorno di Sal Marquez e fantastico il lavoro di piatti di Ansley Dunbar. Poi tocca a George Duke, di nuovo al piano elettrico, che sciorina una performance delicata ed intensa, davvero da brividi, che risulta perfettamente propedeutica all'assolo di Zappa, qui impegnato alla chitarra semi-acustica. Frank sembra pervaso da una certa riflessiva malinconia, con l’uso del wah wah che a tratti lascia apparire quegli strani passaggi di "tarantella lenta" tipici del musicista. La coda strumentale è impreziosita nuovamente dai fiati mentre la melodia sembra dissolversi nell'aria. Con questo lavoro concettuale Zappa diede continuità alle sue precedenti produzioni discografiche che già risentivano di forti influenze jazzistiche ed il suo linguaggio si fece in questa circostanza più delineato, distanziandosi almeno temporaneamente dal rock e orientandosi verso una formula molto sofisticata di fusion jazz. Questo esperimento, però, fu di breve durata, i musicisti che parteciparono alla registrazione di questo album, erano diversi da quelli che andarono in tour nello stesso anno, e Zappa avrebbe poi proseguito su altre strade stilistiche. Il linguaggio compositivo di The Gran Wazoo raggiunse nuove ed altissime vette, in grado di valorizzare gli arrangiamenti e la fantasiosa e policroma strumentazione che il maestro mise insieme per l’occasione. The Grand Wazoo ci consegna il genio di Frank Zappa all’apice della sua vena creativa, qualcosa che probabilmente nessun musicista rock riuscirà mai più ad eguagliare.