Al Jarreau – My Old Friend (Celebrating George Duke)


Al Jarreau – My Old Friend (Celebrating George Duke)

Di Al Jarreau ho già parlato qualche tempo fa, quando ho scritto del suo bellissimo album We Got By. In realtà sul personaggio c’è poco da aggiungere dato che è senza dubbio uno degli artisti più popolari ed amati anche al di fuori del circuito jazzistico.  Posso  però sottolineare il fatto che Al è l'unico vocalist nella storia ad essersi aggiudicato tre Grammy Awards in tre diverse categorie (jazz, pop e R & B, rispettivamente). Al Jarreau è nato a Milwaukee, Wisconsin, il 12 marzo del 1940 ed è figlio di un prete protestante, ragione per la quale ha avuto le sue prime esperienze canore come membro del coro della chiesa del padre. Dopo aver conseguito una laurea in psicologia, Jarreau ha in realtà iniziato una carriera professionale come assistente sociale, ma alla fine ha deciso di trasferirsi a Los Angeles e lanciarsi nel mondo dello spettacolo, esibendosi in piccoli club qua e là in tutta la California. Ed è esattamente così che Al Jarreau ha iniziato a cantare accompagnato da un trio jazz guidato proprio dal grande pianista/tastierista George Duke, contesto nel quale è nata una profonda amicizia. E’ quindi naturale che Jarreau abbia sentito la necessità e forse anche l’obbligo morale di rendere omaggio al suo collega ed amico Duke, scomparso nel 2013, con questo suo album “My Old Friend: Celebrating George Duke” pubblicato l'anno successivo. La storia racconta che Jarreau abbia dato il via alla sua collaborazione artistica con il trio di Duke sul finire degli anni '60 mentre lavorava come consulente di riabilitazione vocale in un ospedale di San Francisco. Le leggendarie carriere soliste di entrambe sono probabilmente decollate anche grazie  al successo di questi primi spettacoli, oltre che per l'innegabile talento di tutti e due gli artisti. Su My Old Friend: Celebrating George Duke, Jarreau compie un’operazione di approfondimento e reinterpretazione di una serie di composizioni di Duke utilizzando un gruppo selezionato di ospiti, molti dei quali hanno avuto a loro volta in carriera dei contatti con il formidabile pianista. È così che Al si ritrova ad essere supportato da una nutrita schiera di fenomenali musicisti e cantanti, tra i quali Gerald Albright, Lalah Hathaway, Jeffrey Osborne, Dianne Reeves, Marcus Miller e molti altri. Nel corso degli anni  Jarreau si è sempre circondato di un superbo gruppo di grandi esponenti del mondo della musica jazz e fusion che puntualmente appaiono tra i protagonisti di questa accalorata celebrazione del genio di George Duke. Il bassista Stanley Clarke ad esempio (che ha anche prodotto l'album), i tastieristi John Beasley e Patrice Rushen, il chitarrista Paul Jackson, Jr. e il batterista John "J.R." Robinson. In realtà, Duke stesso fa la sua inaspettata apparizione in questo album attraverso l’utilizzo delle meraviglie della tecnologia moderna su un brano: la languidamente romantica "Bring Me Joy" sulla quale suona anche Boney James. Tutto il lavoro è ovviamente incentrato sulle composizioni di George Duke, che oltre che essere un pianista di livello eccezionale, era un compositore raffinato e sensibile non solo in ambito jazzistico ma anche nel soul, nell’r&b e nel funky, tutti terreni molto congeniali agli infiniti colori  ed alle raffinate sfumature della vocalità unica di Jarreau.  L’album risente molto positivamente di questo feeling profondo tra i due grandi artisti e si alimenta della passione e del sincero trasporto con il quale il cantante celebra il suo amico prematuramente scomparso.  Le canzoni di Duke sono tutte molto belle, orecchiabili ed immediate: è un repertorio vocale in parte dimenticato e non popolare ma estremamente sofisticato, che riesce a spaziare attraverso vari stili mantenendo ben saldo il timone della qualità e andando dritto al cuore dell’ascoltatore.  Il tributo comincia con la stupenda “My Old Friend” che apre l’album con il suo perfetto arrangiamento e la partecipazione del sax di Gerald Albright a dare quel tocco in più. E cosa dire della successiva “Someday” ? Un brano nel quale l’ospite d’eccezione è la grande cantante Dianne Reeves: il duetto con Jarreau è magnifico e valorizza al meglio una melodia soul jazz senza tempo. Churchyheart (Backyard Ritual)  si avvale della presenza di Marcus Miller (al clarinetto basso) ed è un brano diverso e quasi irregolare ma proprio per questo molto affascinante. George Duke era un appassionato cultore della musica brasiliana e “SomeBossa (Summer Breezin’)" è il perfetto esempio di come il compositore interpretava la cultura carioca. “Sweet Baby” è la classica ballata r&b ma è anche una delle canzoni più famose di George Duke, alla quale viene data nuova vita dalla calda voce di Lalah Hataway in duetto col maestro Jarreau. L’album insiste molto sulla formula del duetto tra cantanti, dove Al rappresenta il punto fermo e l’ospite è di volta in volta diverso. Così è sulla delicata “No Rhyme, No Reason” con Kelly Price o su un'altra hit del passato come “Every Reason To Smile” dove a duettare è uno dei re della black music degli anni ’80: Jeffrey Osborne. Il secondo brano di atmosfera brasiliana è Brazilian Love Affair (brano che dava il titolo ad un album storico di George Duke). In ultima analisi, My Old Friend: Celebrating George Duke è un sentito e commosso omaggio ad un grande musicista e ad un amico di vecchia data di Jarreau: come molti altri album del cantante di Milwaukee e tanti anche dello stesso George Duke suona meravigliosamente scorrevole, caldo e pieno di amore e passione. Al è una garanzia, difficile che sbagli il colpo.