Sadao Watanabe – Round Trip


Sadao Watanabe – Round Trip

Sadao Watanabe è un sassofonista giapponese con una lunghissima esperienza professionale iniziata addirittura nel 1960. Il suo stile spazia dal be bop alla fusion, passando per il funk, la bossa ed il pop. La sua è una personalità musicale forte ed è sempre stata divisa tra le diverse anime della sua sensibilità artistica. Alterna infatti eccellenti produzioni jazz ad altre più smaccatamente commerciali. Watanabe ha studiato clarinetto e sax contralto al liceo, quindi nel 1950 si trasferì a Tokyo, unendosi al gruppo bop di Toshiko Akiyoshi nel 1953. Quando Akiyoshi decise di trasferirsi negli Stati Uniti, Sadao prese il timone della band, diventandone il leader. Nel 1962 si trasferì a sua volta negli States dove frequentò il Berklee College  per tre anni. Questo gli diede l'opportunità di lavorare con Gary McFarland, Chico Hamilton e Gabor Szabo. Tuttavia, nel corso della sua carriera Watanabe è rimasto legato al Giappone, ritornandovi molto spesso e risiedendo nel suo paese natale per  lunghi periodi. In patria è uno dei musicisti più importanti e ancora oggi esercita una fortissima influenza sulle giovani leve del jazz nipponico. La fonte d’ispirazione più evidente di Watanabe è certamente Charlie Parker, ma un’ulteriore grande passione del sassofonista è senza dubbio la bossa nova, genere che ha più volte abbracciato. A fronte di un indubbio talento e di una classe riconosciuta da molti suoi colleghi, Sadao Watanabe ha registrato più di una volta degli album che si possono definire deludenti. In effetti, alcuni dei suoi dischi più radio-oriented, tesi a compiacere le necessità commerciali delle case discografiche, sono probabilmente da dimenticare. Ma quando il terreno diventa quello del jazz “serio” e le sue scelte sono dettate più dal cuore e dalla vera passione, Watanabe sa essere un sassofonista davvero elettrizzante. Round Trip del 1970 è una delle sue migliori realizzazioni: un album di post bop coraggioso e senza compromessi che vede la partecipazione di tre autentiche stelle come Chick Corea (piano), Miroslav Vitous (contrabbasso) e Jack DeJohnette (batteria). Il lavoro è difficile e nervoso, spesso al confine del free jazz e non contiene nulla che sia musicalmente prevedibile. Si spazia da un brano come "Pastoral" dove è forte l’influenza dei Weather Report ma si ascoltano anche echi celtici, per arrivare al contemplativo "Nostalgia", nel quale Sadao mette in luce la sua abilità di flautista.  Ci si ritrova poi al cospetto dei venti minuti di quella sorta di ipnotica e frenetica suite jazzistica intitolata "Round Trip: Going and Coming": una composizione complicata e molto articolata che rispecchia bene anche le tendenze musicali dell’inizio degli anni ‘70. Non manca un richiamo alla musica brasiliana, (di cui Sadao è da sempre un convinto estimatore) come nella ritmata “Sao Paulo” che è il brano complessivamente più abbordabile di Round Trip.  Sadao Watanabe si esibisce con disinvoltura al sax alto, ma anche al soprano ed al flauto con i medesimi eccellenti risultati, mentre la super-band che agisce a suo supporto è una garanzia di qualità ed inventiva. Round Trip resta tuttavia un album piuttosto ostico che richiede un ascolto attento e che a tratti può anche risultare pesante. Le sue pubblicazioni degli anni ’80 sono indubbiamente molto più abbordabili e, cercando con attenzione, anche nella sua produzione “smooth jazz” più recente si possono trovare dei lavori di gran classe. Round Trip resta comunque una testimonianza significativa del jazz di quel periodo, un disco che segna una svolta nella carriera di Sadao Watanabe: il più bravo e talentuoso tra i jazzisti nipponici di tutti i tempi.