Samara Joy – Linger Awhile


 Samara Joy – Linger Awhile

Nel jazz le cantanti vantano una lunga tradizione, costellata di grandi nomi che sono diventati leggenda: Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Billie Holiday, Bessie Smith, Dinah Washington, Carmen McRae o Nina Simone tra le altre. Tutte artiste che hanno vissuto le loro carriere nell’era d’oro della musica afroamericana.  Capita che di tanto in tanto una nuova vocalist stupisca tutti irrompendo sulla scena jazz internazionale con il suo stile personale, il suo fascino e la sua bravura. Samara Joy è una di quelle inedite voci che sono destinate ad illuminare la  musica del ventunesimo secolo. Già l'anno scorso, la 22enne ha pubblicato il suo album di debutto omonimo, che ha immediatamente attirato l’attenzione della critica e del pubblico, non solo quello degli appassionati di jazz. I tour internazionali hanno affinato le sue già evidenti doti ed il suo talento sembra crescere in modo esponenziale. La prova più evidente della clamorosa maturazione musicale della bravissima Samara la si può trovare nel suo nuovo album Linger Awhile. Si tratta di una nostalgica escursione sonora nell’affascinante mondo degli standard jazz: alcuni noti, altri più oscuri. Un lavoro che si delinea con la caratteristica di creare un mix di brani più swing abbinati a melodie più delicate e riflessive. In pratica una miscela di romanticismo e dinamica energia che attrae ed incanta. Samara Joy McLendon seppur giovanissima possiede uno straordinario talento, una ricchezza timbrica innegabile ed infine una grande espressività a livello emotivo. In questo nuovo album pubblicato dall'iconica etichetta Verve, rende  subito omaggio ad una delle sue influenze più significative (Sarah Vaughan) con 'Can't Get Out Of This Mood', che la Vaughan registrò nel 1950 con George Treadwell. Per restare in tema di grandi del passato, Samara non dimentica Nancy Wilson con "Guess Who I Saw Today", uno straordinario esempio di canto jazz che mette in evidenza la sua abilità nell’interpretazione di una classica canzone d’amore. La Joy rispolvera poi la dimenticata "Social Call", scritta da Gigi Gryce con i testi della leggenda del vocalese Jon Hendricks. La cantante presenta inoltre due bellissimi brani come "Nostalgia (The Day I Knew)" di Fats Navarro e "I’m Confessin' (That I Love You)”, quest'ultimo reso famoso da Lester Young nell'album con l'Oscar Peterson Trio registrato a New York esattamente 70 anni fa, nel 1952. Samara Joy accompagna con grazia gli ascoltatori anche cantando la spigliata "Sweet Pumpkin", con il chitarrista Pasquale Grasso, il cui lavoro è anch’esso un elemento di spicco dell'album. La punta di diamante dell’album è probabilmente la meravigliosa cover di 'Round Midnight' di Thelonious Monk (qui nella versione con i testi di Hendricks) arricchita per l’occasione da un trio di fiati ospiti (il trombettista Terell Stafford, il trombonista Donavan Austin, il tenore Kendrick McCallister). Se si vuole apprezzare in pieno il magnifico timbro vocale di questa giovane cantante va ascoltato con attenzione l’ultimo brano dell’album: "Someone To Watch Over Me". Qui Samara è accompagnata solo dalla chitarra di Pasquale Grasso e proprio per questo si possono cogliere tutte le sue sfumature cromatiche ed il suo incredibile virtuosismo. La band che accompagna la Joy è altrettanto degna di nota della stessa cantante, assecondando e fornendo il supporto discreto ma incisivo e qualitativo di cui la giovane talentuosa ha bisogno. Il pianista Ben Paterson, il bassista David Wong, il chitarrista Pasquale Grasso e il batterista Kenny Washington sono gli ideali compagni d’avventura per consentire a Samara Joy di perseguire il suo obiettivo: regalare agli ascoltatori un album bellissimo, basato su un repertorio senza tempo. C’è molto da ascoltare su Linger Awhile, il paragone con Ella Fitzgerald potrebbe in futuro non essere affatto azzardato. Consigliato.