Joe Sample – Fancy Dance


Joe Sample – Fancy Dance

Joe Sample è improvvisamente scomparso nel Settembre del 2014, a soli 75 anni, lasciando un grande vuoto nel mondo del jazz. Sample è stato un pianista di grande energia, animato da una spontanea versatilità e non da ultimo dotato di un tocco molto personale e riconoscibile. In carriera ha sempre cercato nuove direzioni per esprimere le sue idee musicali, che si sono concretizzate sia attraverso la fondazione e la leadership del mitico gruppo jazz The Crusaders, sia nella successiva attività da solista. Joe non è mai stato un uomo ed un musicista amante dei riflettori e della fama, ma in compenso ha avuto il riconoscimento incondizionato sia da parte dei suoi colleghi che dal grande pubblico: indubbiamente è stato un artista di prima classe. Nato il 1 febbraio 1939 a Houston, in Texas, Joe Sample è cresciuto in un quartiere creolo ascoltando il blues ed il jazz di Louis Armstrong. Fu un bambino prodigio, poiché iniziò a suonare il piano all'età di cinque anni, assimilando nel corso del tempo una vasta gamma di culture musicali diverse: jazz, gospel, blues, soul in primis ma anche la latino-americana e la classica. Fu negli anni del liceo che cominciò la sua avventura come musicista professionista, quando insieme a due amici, il sassofonista Wilton Felder e il batterista Nesbert "Stix" Hooper, formò un gruppo chiamato Swingsters. A loro si aggiunse in seguito il trombonista Wayne Henderson e così nacquero i Jazz Crusaders, un nome che rendeva omaggio ad una delle band jazz più in voga in quel periodo: i Jazz Messenger di Art Blakey. I Jazz Crusaders si trasferirono da Houston a Los Angeles e sulla costa occidentale il gruppo ebbe la prima opportunità, registrando nel 1961 il debutto discografico intitolato "Freedom Sounds". Una caratteristica distintiva della musica dei Jazz Crusaders fu proprio lo stile ed il tocco al pianoforte acustico di Joe Sample: funky e ritmicamente accattivante, il suo fraseggio ha contribuito a guidare il suono del gruppo per tutti gli anni ’60 ed infine a condurre i Crusaders alla fusione tra jazz e soul con l’avvento degli anni ‘70. Questa registrazione del 1969, intitolata Fancy Dance è importante perché fu il primo album da solista del pianista, a questo punto ormai affermato per i trascorsi di cui ho precedentemente parlato. (N.B.: l’attività dei Crusaders comunque non si fermò mai ed anzi proseguì parallelamente fino al 2006). In questo album realizzato in trio, Joe Sample è affiancato dal bassista Red Mitchell e dal batterista J.C. Moses ed è un disco improntato ad un classico jazz mainstream, tendenzialmente di natura hard bop e quasi completamente privo di qualsiasi tipo di contaminazione soul/funk. Sono sei le composizioni originali che vedono un Joe Sample molto ispirato: per molti risulterà addirittura sorprendente. Abituati alle sonorità fusion che lo hanno reso celebre dalla metà degli anni ’70, sarà comunque un grande piacere scoprire che anche Joe può essere un pianista jazz sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda di altri grandi strumentisti come Oscar Peterson, Bill Evans o Herbie Hancock. L’album inizia con Fancy Dance che introduce alla perfezione quello che è il leit motif di questa registrazione: un hard bop swingante di un trio che lavora in perfetta sinergia. Il fraseggio di Sample si distingue per fluidità ma è molto interessante anche l’assolo di contrabbasso di Red Mitchell, mentre la batteria di J.C. Moses scandisce il tempo con potenza e precisione. The Children’s Song ha un andamento di stampo classico per un breve brano che è quasi una ninna nanna. Echi di bossa nova caratterizzano la successiva All The Lonely Years: forse è su questo pezzo che si può apprezzare la formidabile destrezza melodica del pianista. Va sottolineato come il lavoro della mano sinistra sull’armonia sia davvero una firma inconfondibile nel modo di suonare il piano del nostro Joe Sample. Il bop la fa da padrone anche su Another Blues, un funambolico numero di velocità e tecnica che ricorda Bud Powell o Art Tatum. Svenska Flicka è il brano più lungo dell’album, andando a superare i 9 minuti. E’ anche quello dove si avverte un minimo di contaminazione soul jazz, più nel drumming che nella vera e propria struttura della composizione che per contro mantiene la barra dritta su di un fraseggio bop. Il disco si chiude con un blues declinato ancora in puro stile hard bop, intitolato Old Town: Sample vola sul ritmo piazzando delle notevolissime sequenze di note, mentre il brano gioca con il tempo accelerando e rallentando in un alternanza molto intrigante. Fancy Dance è un album in qualche misura sorprendente, e propone un trentenne Joe Sample all’inizio della sua carriera da solista, che sarà comunque lunga e fortunata anche se inopinatamente interrotta dalla sua morte prematura. Il successivo capitolo, pubblicato sei anni dopo questo debutto, sarà nuovamente un trio jazz con Ray Brown e Shally Manne, ma questa volta basato sull’interpretazione di alcuni standard: di fatto l’ultimo album non fusion. Nel 1978 uscirà Rainbow Seeker (per la recensione del quale vi rimando ad un mio post del 2018) e Joe mescolerà ed conteminerà la sua musica con delle generose iniezioni di funk, soul e r&b, utilizzando lo stesso linguaggio smooth jazz che era ormai acquisito dai Crusaders dello stesso periodo. Dunque, se preferite ascoltare il jazz nella sua forma più classica ed in più nella purezza della formula del trio, Fancy Dance è l’album giusto per gustarvi la tecnica sopraffina di un fuoriclasse come Joe Sample. Se invece apprezzate maggiormente le sonorità più contemporanee, nella discografia del pianista texano troverete molto materiale altrettanto interessante: Spellbound, Roles o The Pekan Tree giusto per fare qualche esempio.