Groove Legacy – Groove Legacy


Groove Legacy – Groove Legacy

La passione per il sound jazz funk degli anni ’70, in particolare per le produzioni di Creed Taylor e della sua CTI, per band come i Meters, gli Stuff o i mitici Crusaders è un sentimento largamente condivisibile. Sono molti i musicisti che si sono ispirati a quelle atmosfere ma c’è un trio di navigati strumentisti che ne ha fatto una missione artistica al punto di mettere in piedi un progetto tutto incentrato proprio su quel peculiare e specifico stile. Loro sono il sassofonista Paulie Cerra, il tastierista Billy Steinway e il bassista Travis Carlton (figlio del leggendario chitarrista Larry Carlton) e Groove Legacy è la band da loro creata, che già nel nome racchiude tutta la sua filosofia musicale. Individualmente hanno suonato con molti grandi nomi, da Al Green a Stevie Wonder a Carrie Underwood, da Ray Charles ad Aretha Franklin a Rickie Lee Jones,  ma Groove Legacy è chiaramente un passo in avanti nelle loro carriere. Spiega Billy Steinway: " Mi sono letteralmente innamorato del sax tenore e del trombone sin da quando ho avuto il piacere di lavorare con i Crusaders e non riesco a pensare ad un gruppo di musicisti migliore dei Groove Legacy per catturare quel suono, aggiungendo al contempo un tocco nuovo alla bellezza senza tempo di questa musica prevalentemente strumentale". Il progetto è arricchito dai contributi dei trombonisti Andrew Lippman e Lee Thornberg, dal batterista Lemar Carter oltre ai chitarristi Kirk Fletcher e Sam Meek: come detto, Groove Legacy onora e consolida il sound di quell’epoca gloriosa per il jazz funk, ma lo fa proponendo anche un preciso disegno proiettato nel futuro. Sappiamo bene che, con la recente scomparsa di Joe Sample e Wilton Felder, i Crusaders non torneranno mai più, ma è davvero un piacere poter gioire di una nuova generazione di musicisti, proveniente dalla stessa scena californiana dei Crusaders, che non solo rendono omaggio al genio dei maestri, ma mantengono vivo il loro retaggio con dell’ottimo e soprattutto nuovo materiale originale. L’album omonimo dei Groove Legacy, che poi è il loro debutto discografico, utilizza gli stessi ingredienti di base che hanno reso così irresistibile il jazz funk degli anni ’70: basso e batteria ordiscono la trama del “groove”,  mentre è il Fender Rhodes a dare corpo e sostanza alla prima linea, come da tradizione formata dal sax e dal trombone. A completare il tutto ci sono ovviamente anche le chitarre elettriche. Bastano poche note e il salto nel tempo è assicurato: i Crusaders di Southern Comfort e Chain Reaction sembrano tornare davanti a noi.  “Sweetness” ad esempio: intro di basso e poi via dritti al succo, ovvero il classico unisono che fa da preludio agli assoli. Anche "Odd Couple" è paradigmatica della padronanza dei Groove Legacy  nel leggere il più classico Crusaders sound: un po 'funky e un po' soul, il jazz ben presente e i fiati che prima di distendersi singolarmente agiscono come una voce sola.  Il sax tenore di Ceara suona grasso e pastoso così come nitido e morbido è il trombone di Lippman. Il groove giusto è garantito dal bassista Travis Carlton e dal batterista Lemar Carter. "Cornell" presenta come ospite Larry Carlton (il padre di Travis) intento a districarsi su una melodia scritta in onore del leggendario chitarrista Cornell Dupree, uno dei padri storici degli Stuff. La sezione ritmica imbastisce il suo groove in stile Memphis, ma l’inconfondibile chitarra di Larry domina questo pezzo. Un altro ospite illustre dei Groove Legacy arriva su "The Know It All", ed è il chitarrista Robben Ford che ovviamente mette in mostra il suo stile blues-rock. Il classico Memphis sound viene delineato anche e soprattutto attraverso il ritmo e la sensazione che trasmette "Memphis 40 oz. Hang" è proprio quella di trovarsi in una sessione della Stax Records di Booker T. & the MGs con i Memphis Horns. L'anima urbana e blues di "My Someday Girl" ricorda le sontuose melodie di Joe Sample, e di sicuro il tastierista Billy Steinway si dimostra degno erede del talento del grande maestro texano. A proposito di tastiere, va sottolineato come il piano elettrico sia assoluto protagonista della musica dei Groove Legacy: presente sia in veste di collante armonico che in quella solista con la medesima efficacia. L’album è davvero bello in ogni suo brano e scorre fluido ed interessante dalla prima all’ultima nota. Groove Legacy offre tutto ciò che è mancato al jazz contemporaneo da quando si è trasformato in smooth jazz, negli anni '80. Qui ci sono brani con continui ed intelligenti cambi di accordi, assoli traboccanti di una genuina essenza jazz e una coesione tra musicisti che badano al sodo più che appoggiarsi su una elegante produzione per far scattare la magia. I Groove Legacy dimostrano che non è affatto necessario essere artisti di grande fama per realizzare un disco di ottimo livello. Paul Cerra, Travis Carlton e Bill Steinway sono i musicisti giusti per far risorgere dalle ceneri del suo glorioso passato il jazz funk, con tutta la sensibilità e la preparazione di cui c’è bisogno. Le eleganti note di copertina di Frank Malfitano descrivono i Groove Legacy  in questo pittoresco ma efficace modo: “è come se gli Stuff e i Crusaders avessero generato come figlia questa band". Probabilmente non c'è descrizione più azzeccata di questa per sintetizzare i contenuti di questo bellissimo lavoro.