FKJ - French Kiwi Juice


FKJ - French Kiwi Juice

E' chiaro che in certi casi e per alcuni album parlare di jazz risulta francamente eccessivo. Tuttavia capita sempre più frequentemente di ascoltare, da quelli che sono i nuovi artisti sulla piazza, delle proposte interessanti e scoprire così che anche dove il jazz è solo una suggestione, ci sono degli spunti meritevoli di attenzione. Al giorno d’oggi poi, è piuttosto raro che un giovane musicista esordisca sul mercato discografico con un lavoro tanto promettente quanto maturo. Ancor di più se l’album in questione contiene musica che può interessare una platea di ascoltatori che valica i confini di uno specifico genere. FKJ è probabilmente riuscito nell’impresa: con il suo omonimo debutto, il francese nativo di Parigi Vincent Fenton, (alias French Kiwi Juice) ha portato alla ribalta internazionale un disco molto speciale. Un album di musica elettronica, certo, ma confezionato con equilibrio e talento, intriso di quel fascino che va oltre le etichette ed le categorie. Gli amanti del jazz più aperti e curiosi troveranno materiale interessante, basti ascoltare il sassofono in "We Ain’t Not Feeling Time"! ad esempio. A loro volta, gli ascoltatori avvezzi all'hip hop avranno la possibilità di gioire dei suoni che preferiscono. Ma c’è spazio anche per chi apprezza il neo soul,  lo smooth jazz e perfino la lounge music. Il musicista francese offre insomma un variegato ventaglio di sonorità che possono soddisfare molte orecchie. Analogamente ad altri musicisti contemporanei quali Robert Glasper o Alpha Mist, FKJ fa del minimalismo un “plus” che invece che togliere aggiunge. French Kiwi Juice non si esime dall’usare i loop ed i campionamenti, ma il risultato è così strutturato e complesso che diventa riduttivo circoscriverlo solo in quei ristretti confini. Dopo averlo ascoltato è facile capire perché l'album si sta diffondendo velocemente su tutti i social media: FKJ è l'album del momento perché dietro ad esso si percepisce qualcosa di genuinamente vitale, che è al contempo irresistibilmente intangibile e palesemente evocativo. Ciascuno dei dodici brani è in qualche misura unico ed arrangiato in modo originale. Ci sono i synth, utilizzati con giudizio ed equilibrio, i bassi giusti per creare il groove necessario e le parti vocali solo a tratti manipolate, ma sempre con cura. Senza dimenticare la chitarra elettrica spesso in primo piano. French Kiwi Juice è un punto d’incontro ideale tra l’elettronica ed il jazz. Come suggerito dal titolo stesso dell'album, c'è qualcosa di intrinsecamente succoso e maturo in questa musica che tuttavia sa essere anche allo stesso tempo aspro e dolce: il tutto condito dal quel “French Touch” che sa di eleganza formale. Ritmo e atmosfera, groove e delicatezza: un mix di contraddizioni che fonde culture e idee con un approccio molto europeo. L’album inizia con il suono morbido e seducente di "We Ain’t Not Feeling Time" che con la sua introduzione delicata attira subito l’attenzione per condurre verso il perfetto intervento del sassofono, il tutto sottolineato da  un organo dal suono onirico. "Skyline" presenta un approccio più tradizionale ma con alcuni spunti sperimentali inseriti in un contesto minimalista. E’ un'atmosfera che si ritrova anche nei successivi brani (Never Give Up e Go Back Home) che evidenziano però un uso diverso e più intenso delle armonie vocali. Ancora un cambiamento avviene con Vibing Out e Ganggu:  tracce che danno una sensazione quasi orchestrale grazie ad un groove più marcato basato all’organo, sulle voci ed sul ritorno del sax.  Due pezzi di gran musica che sono indubbiamente uno dei momenti migliori dell’intero album. "Blessed" è mossa da un ritmo vivace, sentori di funk e alcuni riff di chitarra molto intriganti. Al contrario "Die with a Smile" ritorna a delle atmosfere lente, quasi pigre, fino ad una seconda parte che è completamente diversa: inaspettatamente torna ad essere ritmata ed arricchita da un nuovo intervento del sax. Preceduta da una breve introduzione, "Lying Together" è una canzone divertente, profumata di funky, con vaghe reminiscenze degli Scritti Politti. La parte vocale non è proprio felicissima, ma si può soprassedere. Anche “Joy”  ha un suo personale tocco funky e la conclusiva “Why Are There Boundaries” concede all’album un finale blueseggiante e di grande impatto. Vincent Fenton ovvero FKJ, si è reso protagonista di un debutto davvero notevole, sia per l’originalità delle sue composizioni che per la modernità del suo sound. C’è qualcosa di affascinante in French Kiwi Juice, un feeling che solletica il piacere d’ascolto. FKJ cerca di spingere la musica oltre i confini dell’elettronica, del jazz e del funk. Non significa necessariamente che ciò che fa sia migliore, semplicemente il musicista francese sta cercando una strada diversa e complementare. Questa è musica che può intrigare una vasta schiera di ascoltatori, siano essi semplici curiosi o convinti seguaci. È sicuramente un artista che merita attenzione. Non bisogna sottovalutarlo ne snobbarlo: questo è uno degli album più stimolanti del 2017 e di FKJ sentiremo parlare ancora in futuro, questo è certo.