McCoy Tyner - Inception


McCoy Tyner - Inception

"Inception" di McCoy Tyner è il tipo di album che colpisce l’ascoltatore dalla prima all'ultima nota. Quando ho iniziato ad avvicinarmi al jazz, Tyner è stato probabilmente il primo pianista ad attirare il mio interesse:  forse, senza nemmeno rendermene conto, avevo intuito la sua importanza. Il tocco, lo swing, la sua velocità hanno fatto breccia facilmente nella mia immaginazione di appassionato. Ma anche riascoltato in età più matura e con tanta musica alle spalle, devo ammettere che il suo modo di suonare resta dinamico ed entusiasmante in ogni singola traccia. "Inception" è stato registrato nel 1962, durante il periodo nel quale Tyner militava nel John Coltrane Quartet e mostra la sua giovane ed avventurosa personalità di quel momento: di fatto è stato il suo primo album come solista. Il disco mette in evidenza il giovane McCoy  già padrone del linguaggio hard-bop e offre anche un assaggio del percorso musicale che arriverà sotto l'influenza di Coltrane. Non è un segreto che molti musicisti jazz e quasi tutti i critici considerino "Inception" e le tre successive pubblicazioni in trio di Tyner "Reaching Fourth" "Nights of Ballads & Blues" e "McCoy Tyner Plays Ellington" alcuni tra i migliori esempi di jazz suonato nella cornice più essenziale, con il pianoforte in veste di solista. La qualità artistica che risuona in tutto questo lavoro è altissima: si percepisce come il 24enne pianista, pur essendo impegnato nella sua opera prima, sia libero di tessere le sue trame armoniche e melodiche in tutte e sei le selezioni. Inception è vario e ben assemblato, ci sono gli standard come “There is No Greater Love” and “Speak Low” e ci sono le composizioni originali come ad esempio "Blues for Gwen" (dedicato alla sorella di Tyner) e "Inception". E’ palpabile lo straordinario lavoro che Tyner ha compiuto nell’arrangiamento di ogni brano, rendendo questa registrazione per certi versi memorabile. Il bassista Art Davis e il batterista Elvin Jones forniscono nel migliore dei modi la solida base ritmica sulla quale si regge il pianismo vigoroso di McCoy Tyner. Chi ha familiarità con il drumming di Elvin Jones dei tempi del quartetto di John Coltrane sarà felice di sentire il prodigioso batterista mostrare il suo talento anche in un contesto diverso. Su " There is No Greater Love " è in vetrina il magnifico lavoro di Tyner, il cui piano può spaziare liberamente su e giù per le armonie dello standard di  Isham Jones imbastendo assoli velocissimi. Ma è degno di nota anche lo swing perfetto imposto dal duo Jones – Davis. A questo punto della carriera di Tyner, è assolutamente chiara l'influenza di John Coltrane nell’interpretazione del linguaggio jazzistico del giovane pianista di Philadelphia. L’esperienza con il maestro di Hamlet arriverà ad una conclusione solo qualche anno dopo, quando Coltrane cominciò a spostare i suoi interessi verso un’area decisamente più free e atonale, lontana dall’estetica di McCoy. “Sunset” è una bellissima ballata d’atmosfera, tutta giocata sul pianismo virtuoso di Tyner che si appoggia al favoloso lavoro di spazzole di Elvin Jones e quello altrettanto interessante di Davis al contrabbasso. La bella composizione classica “Speak Low” di Kurt Weill è un altro momento di grande intensità: Il trio la esegue ad alta velocità, in un’interpretazione che risulta funambolica e coinvolgente, cosa che non sorprende vista l’abilità di McCoy nel padroneggiare i tasti con una rapidità incredibile. Da notare il bell’assolo di Art Davis, piazzato al centro del pezzo e suonato senza accompagnamento alcuno.  "Effendi" è un esempio di composizione modale del pianista, una stupenda cavalcata giocata sulle complesse armonie degli accordi dettate dalla sinistra in contrasto con le avventurose scale pentatoniche della sempre fluidissima mano destra. Negli anni a seguire, saranno proprie queste le composizioni che Tyner utilizzerà sempre più di frequente. In Inception, tuttavia, Tyner è solo all’inizio del suo percorso solistico e l’album è ancora evidentemente legato alle convenzioni dell’hard bop, specialmente durante i suoi assoli. Se ogni brano in questo disco si può, a ragione, definire stellare, la title track  incarna ancor di più la tensione creativa di questo straordinario talento del pianoforte. Si tratta di un esteso blues in minore emozionante e memorabile dall'inizio alla fine: la velocità di esecuzione e la precisione del tocco sono in grado di incantare qualsiasi appassionato. Il dinamico assolo di un ispiratissimo Tyner conduce il trio ad un risultato tra i più significativi della storia del jazz. L’album è stato registrato in modo magistrale da quel genio di Rudy Van Gelder, con quella caratteristica firma sonora in grado di catturare i musicisti in una fantastica sessione, totalmente genuina e senza alcuna post elaborazione. Anche questo è un elemento che rende Inception un lavoro estremamente attraente. Nel mondo di oggi abituato alle registrazioni asetticamente perfette, queste classiche sessioni di jazz della Impulse o della Blue Note eseguite negli anni '50 e '60 sono fortunatamente ancora qui a ricordarci il motivo per cui sono tante amate. Anche la copertina è a dir poco strepitosa, fotografata con quei chiaroscuri così profondi ed intensi che caratterizzavano le pubblicazioni jazz di quegli anni favolosi. Lo stile di McCoy Tyner al pianoforte è facilmente paragonabile a quello di Coltrane con il suo magico sassofono. Pur essendo un semplice membro del gruppo di Coltrane,  Tyner non è mai stato messo in ombra dal maestro e leader, ma anzi ha contribuito a completare e persino ad ispirare parte della musica di Coltrane stesso. E’ giustamente considerato uno dei pianisti jazz più influenti del 20° secolo: una fama che si è guadagnato sia per la sua militanza alla corte del sommo sassofonista, ma anche per quanto ha saputo fare in seguito come solista. Il suo patrimonio artistico e stilistico è ricco e variegato e nel tempo ha saputo  orientare numerosi pianisti di jazz contemporanei, in particolare Chick Corea. "Inception" rimane uno dei miei album preferiti tra quelli in trio con il pianoforte come protagonista, lo consiglio vivamente.