Michael “Amandus” Quast – Sing A Song


 Michael “Amandus” Quast – Sing A Song

Oggi parlerò di un musicista che credo risulterà sconosciuto alla maggior parte dei lettori ma che merita indubbiamente un ascolto. Ma le nuove scoperte sono sempre gradite, soprattutto quando riserbano dei contenuti di ottimo livello. E allora conosciamo meglio questo pianista e compositore tedesco che si chiama Michael Amandus Quast ed ha iniziato la sua carriera come musicista professionista intorno al 2000. Quindi può vantare 20 anni di attività. Come session man è stato in tournée con Paul Young per diversi anni. Ha sempre avuto un’intensa attività nella sua madre patria ma ha anche suonato le tastiere per artisti quali Nik Kershaw, Johnny Logan e Midge Ure. Finalmente nel 2018 ha iniziato a dare corpo al suo progetto di un album da solista orientato ad un moderno smooth jazz. E’ curioso il fatto che abbia scelto il suo secondo nome come pseudomino, Amandus ovvero colui che vuole essere amato in latino. La scelta dei musicisti deputati all’accompagnamento del suo album d’esordio sono stati selezionati con cura e alcuni di loro sono nomi molto noti in Germania. La band è così composta: David Anlauff (batteria), Philipp Rehm (basso), Uli Brodersen (chitarra), Ray Mahumane (chitarra), Søren Jordan (chitarra), Arno Haas (sax alto e soprano), Angela Frontera (percussioni), Helena Paul e Jimi Carrow (voce). Lui, il bravo Amandus, suona il pianoforte le tastiere, il piano elettrico e si occupa della programmazione. C’è anche una bella sezione fiati che è composta da Christian Ehringer, Igor Rudytskyy (tromba), Thomas Sauter (trombone) e Michael Steiner (sax tenore e baritono). Da notare che tutti i brani sono scritti dallo stesso Michael Quast, che dimostra così di non avere solo un gran talento come strumentista ma di essere anche piuttosto creativo. Il titolo dell'album “Sing A Song suona vagamente ironico dato che con un'unica eccezione questo è un lavoro totalmente strumentale, come si conviene nella maggior parte delle produzioni di smooth jazz contemporaneo. L’impatto con la musica di Amandus è subito positivo: The Mice Song è una piacevole sorpresa fin dalle prime battute. Il primo assolo di pianoforte è perfetto per fluidità e sintesi, ed i riff di chitarra funky che incontrano il basso groovy  di un ritmo accattivante è completato da un sofisticato arrangiamento di fiati. Enjoy è quasi un invito al divertimento: il risultato inevitabile di questa cavalcata sonora è qualcosa di estremamente piacevole che ricorda in qualche misura la musica del mitico gruppo inglese Shakatak. Si va avanti con un altro numero ad effetto, Sunday School, ed anche questo è orecchiabile e brillante, con il suo bel ritmo incalzante caratterizzato dal trascinante basso synth. Il tutto è completato da un irresistibile organo vintage, dal pianoforte venato di jazz ed un meraviglioso sassofono suonato da Arno Haas. More Like This ci porta dentro atmosfere più rilassate e Quast le interpreta con disinvoltura, ma senza banalità ed il lavoro al pianoforte è senza dubbio dei migliori. L’unico brano cantato è ovviamente proprio Sing A Song, che presenta la vocalist britannica Helena Paul. Anche in questo caso la combinazione di voce e pianoforte suggerisce ancora una volta dei parallelismi con lo stile degli Shakatak. Una connotazione che per il mio gusto è tutt’altro che negativa: evidentemente anche Michael Quast nutre una grande ammirazione per Bill Sharpe. Driving Decompression ha un giro di basso intrigante, un po’ sullo stile della canzone Mama Used To Say, ma qui c’è un formidabile pianoforte che Amandus suona in modo davvero entusiasmante. Parlando di fonti d’ispirazione, Hey Man è sicuramente influenzata dalla musica e dallo stile tastieristico di un grande come Jeff Lorber: Amandus è comunque straordinario nel suo assolo, così come la band che lo accompagna. Quasi un manifesto del moderno smooth jazz è la seguente One Day for a Lifetime che mette in evidenza ancor di più lo stile pianistico di Michael, sempre lucido e così pieno di feeling e groove da rimandare ad un gigante come Bob James. Il brano è poi arricchito da un magnifico assolo di Arno Haas. Per gli amanti del piano elettrico arriva quindi Rhodesbeef: una stupenda cavalcata musicale in stile funk jazz con Philipp Rehm al basso e Amandus al Rhodes ed al Clavinet sugli scudi ad animare un “trip” di pura libidine groove. Il brano finale è intitolato Shacky, un’altra sorta di iconico paradigma dello smooth jazz che chiude l’album mettendo in evidenza una volta di più la perfetta armonia musicale tra Michael Quast e i suoi validissimi collaboratori. Sing A Song di Amandus è una produzione di jazz contemporaneo complessivamente molto solida e piacevole che dà allo spiccato talento del pianista tedesco l'opportunità di brillare fin dall’esordio di luce propria. Con i suoi 10 corposi brani Michael Quast mette in mostra immediatamente che i tasselli del suo mosaico musicale sono esattamente dove devono stare. E’ la giusta direzione per un futuro che, viste le premesse si annuncia radioso. Amandus è un musicista da seguire con attenzione. It's only smooth jazz, but i like it.