John Coltrane - Blue Train


John Coltrane - Blue Train

John Coltrane, ovvero il genio, a mio parere il più grande sassofonista di tutti i tempi. Ascoltando Blue Train stavo fantasticando su di lui e sulla sua musica. Immaginate allora che la scena jazz di New York della fine degli anni ’50 non sia mai finita e che John Coltrane stia vivendo la sua vita là fuori, suonando in una serie infinita di jam session. Immaginate che Trane non abbia mai attraversato il portale della musica modale insieme ai suoi amici Miles e McCoy, provate a figurarvi il sassofonista senza le influenze dell'Africa e del Medio Oriente, arrivate più avanti negli anni, o ancora pensate a come potrebbe essere se non avesse cavalcato una parte del free jazz. Riuscite ad immaginare tutto questo? Bene l’album Blue Train consente di avere un meraviglioso assaggio di come sarebbe potuto essere John Coltrane se le sue scelte fossero state cristallizate al 1957 ed una piccola anticipazione di ciò che effettivamente è venuto dopo. Nel 1957 Trane mise tutto se stesso in questo capolavoro, che è di fatto uno dei suoi primi album come leader di una band. Con un piede ancora nel catalogo di Charlie Parker e un orecchio rivolto verso l'hard bop, l'album suona quasi come un tipico club set di quel periodo. Blue Train è conosciuto principalmente per la title track, che è anche la prima composizione degna di nota di Coltrane. Nel suo assolo iniziale è già contenuto il messaggio musicale alla base della sua arte. Brani come "Moment's Notice" e "Locomotion" dimostrano che, anche prima che il genio di Hamlet sintetizzasse in musica la sua unicità stilistica e la sua profondità spirituale, John poteva tranquillamente comporre una melodia accattivante e arrangiarla con attenzione. L'album beneficia della presenza di Paul Chambers e Philly Joe Jones della band di Miles rispettivamente al basso e alla batteria. Il pianoforte è affidato al sound bluesy di Kenny Drew per completare un’eccellente sezione ritmica. C’è un giovane Lee Morgan a contribuire al sapore be bop dell'album con le sue citazioni Gillespieane. Non manca un formidabile Curtis Fuller che con il suo trombone intelligentemente non cerca di tenere il passo con i suoi più agili compagni ma opta per una varietà di sfumature e colori di grande suggestione: ma graffia quando deve. Da Blue Train a Giant Steps, uscito solo due anni più tardi, il passo è davvero da gigante, e con A Love Supreme la distanza si fa persino difficile da descrivere. Tuttavia questo è un album meravigliosamente energico e anche divertente. Quella superba grandezza di spirito del maturo Coltrane non è ancora del tutto palese, ma John anche come semplice "sax tenore" è indubbiamente straordinario, alla pari di Clifford Brown, Sonny Rollins, Horace Silver e Art Blakey, anch’essi icone jazz di quello stesso periodo. Blue Train contiene tutti gli elementi necessari ad un disco di jazz. Grandi musicisti, grandi assoli e melodie originali che diventeranno in seguito degli standard. Grazie alle incredibili e complesse progressioni di John Coltrane il livello di tutti i musicisti è notevolmente incrementato, di conseguenza tutto suona impeccabile. Analizzando in dettaglio le tracce, si parte con la celebre Blue Train: ammettiamolo, tutti quelli che masticano almeno un pochino di jazz conoscono l'apertura di questa canzone. È un classico affermato. Ogni strumento ha il suo momento per brillare. La tromba di Lee Morgan in particolare è spettacolare, oltre al sax di Trane. Segue una formidabile Moment’s Notice. Questo brano vede una grande interazione tra tutti gli strumentisti. Semplicemente si può dire che si completano l'un l'altro alla perfezione. L'intro di Coltrane evidenzia il suo incredibile timbro ed il suo assolo mostra la sua abilità nel dominare lo strumento. Coltrane ha scritto e registrato questa canzone nel giro di un'ora. Da notare come la difficoltà nel suonare pezzi di jazz dal ritmo serrato, Curtis Fuller riesca a coprire l'intera gamma cromatica con il suo trombone, dimostrando quanto questo strumento possa  essere altrettanto versatile e come può suonare con la stessa forza di qualsiasi altro ottone. Anche la tromba di Morgan è di nuovo dominante e Jones si distingue con il suo drumming perfetto e al contempo fantasioso. Paul Chambers non è da meno, mettendo in luce le sue abilità di solista con un assolo di contrabbasso notevolissimo. Infine il pianoforte di Kenny Drew aggiunge contrappunti e armonie con il suo andamento sempre molto blues. Locomotion è un brano dal ritmo frenetico basato sul blues: è il fragore della batteria di Philly Joe che conduce l'intero gruppo. Sul veloce Coltrane sembra quasi suonare meglio, se possibile, il suo assolo su questa canzone è una versione più lenta e melodica della sconvolgente "Countdown" registrata su "Giant Steps". La cover di I'm Old Fashioned è l’unico non originale dell'album. Questa ballata è stata composta da Jerome Kern e Johnny Mercer, e qui Coltrane si dimostra perfettamente a suo agio anche suonando brani lenti come questo. Chiude un’altra fantastica composizione di Trane, Lazy Bird, che diventerà un classico del jazz. Il pezzo inizia con il piano, Morgan e Fuller sono meravigliosi nei loro assoli, Philly Joe Jones continua a swingare invogliando a tenere il tempo e John Coltrane guida le danze da par suo. Al termine dell’ascolto mi trovo a pensare una cosa: compra qualsiasi opera in cui figura John Coltrane e difficilmente resterai deluso! Lui è stato un artista unico che non ha mai smesso di crescere e migliorare non solo come musicista, ma anche come uomo. John Coltrane ha cambiato la storia del jazz e l’unico rammarico che si può avere è che sia mancato troppo presto.