Abraham Laboriel - Guidum


Abraham Laboriel - Guidum

Abraham Laboriel Sr. si è diplomato in composizione al Berklee College of Music nel 1972. Laboriel, che è nativo di Città del Messico ma è naturalizzato statunitense, è uno dei più leggendari bassisti della nostra epoca, basti pensare al fatto che è accreditato di oltre 4.000 collaborazioni su vari album di artisti del calibro di Stevie Wonder, Michael Jackson, Al Jarreau, Madonna e tantissimi altri. Abraham ha iniziato il suo percorso musicale all'età di 6 anni con la chitarra classica, sotto la guida del padre, a sua volta un musicista di talento. Proprio come chitarrista entrò alla Berklee, ma passò al basso dopo aver scoperto una grande attitudine per questo strumento. Dopo il diploma, incoraggiato dal compositore Henry Mancini, Abraham Laboriel si trasferì a Los Angeles per intraprendere la sua carriera professionale che lo ha portato ad essere uno dei bassisti più ricercati ed acclamati sia in ambito jazz che pop. La rivista Guitar Player non è andata molto lontana dalla realtà quando lo ha definito "il session man (bassista) più utilizzato del nostro tempo". La sua tecnica è assolutamente perfetta, cosa che gli permette di padroneggiare con la stessa naturalezza praticamente ogni genere musicale. Il suo stile pulito e dinamico è tra i più caratteristici del panorama internazionale sia dal punto di vista ritmico che da quello melodico.  Questo gigante, che può essere considerato a tutti gli effetti come uno dei più grandi bassisti del mondo, dopo aver registrato un album d’esordio nel 1994, ha pubblicato un anno dopo il suo secondo disco, intitolato Guidum, che è probabilmente il suo capolavoro. Si tratta di un progetto nato in studio ma con l’intento di utilizzare un minima quantità di sovraincisioni e rendere così, attraverso un’atmosfera live, quel senso di fluidità e immediatezza che le produzioni troppo ricche non possono offrire. Semplice e diretto dunque, eppure brillante nella sua splendida varietà. La band è formata da un ristretto gruppo di amici musicisti e collaboratori di Laboriel quali Justo Almario ai sassofoni, Gregg Mathieson alle tastiere ed il figlio Abraham Laboriel, Jr. alla batteria. L’affiatamento e la coesione del quartetto sono perfette, e le composizioni di Laboriel risultano varie e tutte piuttosto interessanti: anche questo contribuisce a fare di Guidum un album di valore, in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Le sue atmosfere di traccia in traccia sanno spaziare tra il funk, il jazz, la musica latina, quella etnica e la miglior fusion. Se si vuole un saggio immediato della bravura di Abraham è sufficiente selezionare l’ultimo pezzo del cd, la famosa “Beakfast At Tiffany” di Henry Mancini suonata in perfetta solitudine dal bassista e cesellata nota su nota tra arpeggi vertiginosi ed una virtuosissima diteggiatura. La title track è una composizione del padre di Abraham, introdotta da un ritmo afro e recitata e poi cantata dal bassista in prima persona fino all’ingresso del sax di Almario e della band: si tratta di un pezzo atipico e inquietante che si discosta da tutti gli altri. "Slippin' And Sliding" è uno dei momenti migliori grazie alla performance di Justo Almario, lucido e vibrante con il suo sax. Molto bello l’assolo di Greg Mathieson al synth mentre la ritmica detta il tempo in maniera irresistibilmente trascinante. Il maestro del basso da un saggio della sua inventiva quando piazza il suo assolo sulla reggaeggiante “Exchange”.  Un altro punto di forza è la complessa “Bebop Drive”, una rilettura moderna e aggressiva del classico linguaggio jazz che è la vetrina perfetta per entrambe i Laboriel: Abe al basso ed il bell’assolo di batteria di suo figlio. “You Can’t Hide” è invece una bella ballata smooth jazz sulla quale Justo Almario da sfoggio delle sue capacità liriche esaltando l’orecchiabilità della melodia. Il funk domina in molti dei brani, mantenendosi però saldamente in territorio jazzistico: “Let My People” “Out From Darkness” e “Vamos A Gozar” ne sono un esempio. Guidum è un album raffinato e ricco di musicalità pur non essendo nel complesso per nulla facile o scontato. Si tratta di una formula molto originale di jazz moderno, piena di contaminazioni e suggestioni da altri mondi musicali, che Abraham Laboriel riesce a coniugare con intelligenza e grande creatività. Al centro di tutto c’è il suo basso elettrico senza che ciò risulti in alcun modo ridondante o eccessivo, grazie anche allo spazio che viene lasciato soprattutto al sassofonista/flautista Justo Almario. Tra i migliori esempi di fusion degli anni ’90 Guidum è un ascolto consigliato sia per la soddisfazione dei fan del basso elettrico suonato al top delle possibilità tecniche, sia per l’aspetto squisitamente musicale, che non mancherà di riservare molte gradite sorprese.