The Pharaohs - Awakening


The Pharaohs - Awakening

The Pharaohs sono uno dei tesori perduti della musica black degli anni '70, un gruppo di musicisti appartenenti alla comunità artistica di quel periodo che furono fortemente influenzati dal jazz d'avanguardia di Chicago ma anche e soprattutto dal funk e dalla musica africana. The Pharaohs vissero il loro breve momento quasi parallelamente ai mitici Earth, Wind and Fire, andandone in seguito a costituire l’ossatura principale e dettandone i prodromi fondamentali con il loro linguaggio musicale che può essere considerato molto vicino a quello della famosa band dei tanti successi internazionali. Non a caso nella formazione originale di questo collettivo c’era il batterista Maurice White, fondatore degli EWF, il quale subito dopo la registrazione del primo (e unico) album Awakening, ingaggiò i membri più importanti dei Pharaohs che divennero così i Phenix Horns, la giustamente celebrata sezione fiati degli Earth Wind & Fire. La storia dice che The Pharaohs nacquero per iniziativa del trombonista Louis Satterfield, del trombettista Charles Handy, e del sassofonista Don Myrick. Il materiale musicale contenuto in questo album è di un livello paragonabile a quello proposto in seguito dagli stessi E.W.&F. In effetti questa eccellente fusione di funk e jazz è uno dei migliori esempi del genere, ma non deve essere confuso con lo stile degli HeadHunters di Hancock o con il Miles Davis elettrico di On The Corner. The Pharaohs sono infatti probabilmente più vicini ad un genere funk rock con una forte connotazione fiatistica rispetto ad altre correnti più direttamente coinvolte nel jazz. Suonano come una versione etnico africana dei Chicago o magari alla stregua del materiale degli inizi dei Kool & The Gang. Il richiamo ad una misconosciuta band chiamata “Mombasa” è altrettanto pertinente, dato che il sound non appare molto lontano da questa. Con a disposizione una formazione che annoverava fino a otto fiati e cinque percussionisti si può facilmente intuire quanto la loro musica potesse essere colorata e potente, ritmicamente complessa e particolarmente trascinante. Da quest’orgia di pulsanti percussioni, da un basso molto funky e dai fiati di stampo jazzistico molto coinvolgenti scaturiva una musica energetica ed evocativa con un fortissimo impatto ritmico e con una struttura melodica estremamente intricata. Awakening inizia con un breve brano funky intitolato “Black Enuff” che già riassume i contenuti del resto dell’album: sax, trombe e tromboni dettano l’atmosfera su un ritmo fin da subito fortemente influenzato dall’Africa. Il secondo pezzo è il punto forte di questo disco con i suoi otto minuti di afro-jazz chiamato “Damballa”. Un’eccezionale mix di assoli distribuiti tra sax, tromba e trombone intervallati da alcuni brevi interventi di canto tribale su un tappeto ritmico percussivo dal grande impatto emotivo, in contrasto con i temi portati dai fiati che suonano viceversa intrisi di jazz. “Freedom Road” resta in territorio funky soul facendo intravvedere tutta l’estetica propria degli Earth Wind And Fire dei primissimi album. Non meno impressionante è “Lbo”, un numero quasi esclusivamente riservato alle percussioni dal quale traspare una evidente predilezione per le atmosfere africane. “Somebody’s Been Sleeping” va a pescare nella tradizione del blues innestandovi molte delle influenze rock psichedeliche tipiche dell’epoca e che furono uno dei punti di forza anche dei primi Chicago. C’è spazio anche per il rhythm and blues di “Tracks Of My Tears” che è una ballata più romantica del resto del repertorio dei Pharaohs che in qualche misura li avvicina al Motown style ed ai futuri Commodores. La canzone è un pò fuori dal contesto dell'album, ma comunque è intensamente soul e ben eseguita. Straordinaria infine “Great House” che con i suoi tredici minuti e passa è l’altra vera gemma di Awakening: si tratta di un solidissimo groove funky prevalentemente strumentale che mette in mostra una superba interazione tra tutti i musicisti, con un sound che raccoglie ed amplifica i canoni tipici dell’acid jazz. Psichedelico, jazzato, funky e afro quanto basta è il classico pezzo che strabilierà gli appassionati della musica nera degli inizi degli anni ’70. Da un punto di vista estetico e di linguaggio musicale il debutto dei The Pharaohs non si discosta molto da quelli degli stessi  EW&F o dei Kool & The Gang, collocandosi in una terra di mezzo che sfiora anche le atmosfere dei primi Funkadelic, ma con un tocco di cultura africana in più. (cosa normale se si pensa che ci sono almeno cinque musicisti africani nel gruppo). Certamente suonerà di primo acchito fin troppo ruvido e diretto, privo di orpelli e con arrangiamenti piuttosto asciutti, ma in realtà, Awakening non ha nulla da invidiare ai più famosi e blasonati dischi dell’epoca. The Pharaohs rappresentano a tutti gli effetti  una testimonianza molto interessante, anche se purtroppo dimenticata, del fermento creativo che percorreva la musica black a cavallo tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70. Interessante.