The Chuck Mangione Quartet – Chuck Mangione Quartet


The Chuck Mangione Quartet – Chuck Mangione Quartet

Nel 1978, per un periodo, non si poteva accendere la radio senza imbattersi in un brano poi divenuto celebre, intitolato "Feels So Good". Il pezzo era di Chuck Mangione, un jazzista convertitosi alla musica commerciale. In quello stesso anno l’orecchiabile brano raggiunse non a caso la quarta posizione nella classifica Hot 100 di Billboard e fu nominato per un Grammy Award in quello successivo, diventando infine disco di platino. Tuttavia all'epoca Chuck Mangione era sconosciuto ai più, ma il trombettista in realtà era già un affermato musicista bop mainstream da oltre dieci anni. Aveva infatti registrato alcuni album per la Jazzland e la Riverside Records (insieme al fratello tastierista, Gap) sotto il nome di The Jazz Brothers. Chuck Mangione Quartet, del 1972, insieme ad un'altra uscita dello stesso anno, Alive, ci presenta il flicornista poco prima che la sua musica prendesse una svolta verso tendenze più pop e decisamente di facile ascolto. Cattura un'atmosfera che era popolare nei primi anni '70, suggerita dalla foto di copertina di un Mangione con i capelli lunghi e la barba, vestito casual con pantaloni a zampa d'elefante, maglietta a maniche lunghe e l'immancabile cappello di feltro. È seduto pigramente su una sedia, con una gamba incrociata sull'altra, mostrando un’immagine di relax, soavità ed tranquillità. Era l’epoca che vide la transizione dalla cultura hippie alla cultura yuppie: dai Jefferson Airplane ed i Grateful Dead ai suoni new age della Windham Hill e del funk. Lo storico Sony Walkman saliva alla ribalta consentendo la fruizione della musica anche in movimento, e la travolgente popolarità della disco music stava per raggiungere il suo apice. Sfortunatamente il bravo Chuck, si adagiò sulla celebrità ed i facili guadagni che accompagnarono il suo successo, e molto raramente ritornò al suo precedente e sicuramente più impegnato stile musicale. Ma i contenuti di Chuck Mangione Quartet sono qualcosa di diverso dallo stile commerciale e rientrano perfettamente nel genere del jazz, pur mantenendo un carattere generale non particolarmente difficile per qualsiasi ascoltatore. È un disco che scorre liscio come la seta. Non c'è un momento ostico in tutto l'album, gli assoli sono eseguiti con gusto, senza alcuna forzatura. Fin dall’inizio il tenore dell’album è ben definito: "Land of Make Believe", è un vivace numero bop dalle sfumature latine con una melodia orecchiabile, un bell'assolo di Gerry Niewood al sax soprano e uno altrettanto stimolante di Mangione con il suo prediletto flicorno caratterizzato dal tipico sound rotondo e suadente. La bella e lunghissima "Self Portrait" vede Niewood esibirsi al flauto sopra un letto di percussioni latine con Mangione che rende omaggio a Miles Davis nel suo assolo. Una virata modale caratterizza “Little Sunflower” firmata dal trombettista Freddie Hubbard: il bravo Chuck ancora una volta cita apertamente Miles Davis. Il sassofonista Niewood rivela una grande devozione verso John Coltrane, sciorinando un sorprendente assolo su un raffinato tappetto di pianoforte elettrico suonato dall’altro Mangione (Gap). Niewood  si mette nuovamente in evidenza con il brano da lui stesso composto intitolato "Floating" dove è proprio il suo sax soprano a deliziare l’ascolto con momenti di puro lirismo, coadiuvato dagli ottimi assoli degli altri membri del quartetto. Il talento di Gerry Niewood è senza dubbio uno dei punti di forza dell'album, come dimostra il suo intervento sulla celebre "Manha De Carnival" di Luis Bonfa. Ovviamente anche Chuck Mangione stesso mette in evidenza tutta la sua tecnica e il suo mirabile fraseggio infiammando le battute con il suo magico flicorno. Lungo tutto l’album il batterista Ron Davis e il bassista Joel De Bartolo forniscono la giusta spinta ritmica e le solide basi dinamiche della musica. Così come appare lucido e privo di sbavature l’apporto al piano (elettrico o acustico) del Mangione meno noto, il fratello Gap. La riedizione in vinile di Chuck Mangione Quartet è stato un grande regalo per i fan del popolare trombettista e più in generale per gli amanti del jazz. Era indisponibile da decenni e, a quanto mi risulta, non fu mai pubblicato su CD. Inoltre la copertina è una riproduzione fedele dell'originale, con la curiosità di un promemoria nelle note dove si avvisa che l'album è disponibile anche su "Musicassetta e Stereo 8" (!). Altri tempi, molto lontani e tuttavia memoria di un’epoca remota ma mai dimenticata. Chuck Mangione Quartet è un buon disco di jazz e di certo ci consegna la fotografia di un artista di grande talento molto diverso da quello a cui ci ha abituato lo show business a partire dalla fine degli anni ’70.