Gene Harris – In A Special Way


Gene Harris – In A Special Way

Gene Harris può essere classificato, con una definizione un po’ scherzosa, come uno dei più seri musicisti jazz tra quelli “disimpegnati” degli ultimi 50 anni. Infatti è stato sicuramente tra i pianisti più accessibili e leggeri del panorama internazionale; un artista che ha canalizzato la sua superiore padronanza del blues e la sua abilità nel comporre amabili melodie per creare un jazz tra i più fruibili e al contempo più interessanti. E’ anche per questa sua vena, per così dire popolare, che il signor Harris è stato spesso sottovalutato dalla critica ed escluso dal novero dei personaggi importanti del jazz. Gene Harris in qualche misura è sempre stato funky dentro, fin dai suoi inizi con i Three Sounds e ancor di più nel periodo della sua carriera solista durante gli anni '70: ma mai come con In A Special Way egli ha cercato un vero punto di contatto tra il suo jazz ed il funk contemporaneo. E’ proprio da questo album, registrato insieme a numerose star, tra cui Philip Bailey degli Earth Wind & Fire e il chitarrista Lee Ritenour, che Gene Harris delinea uno stile che pesca con decisione tra le tendenze degli anni '70 come il soul contemporaneo, la disco , il Philly sound e ovviamente la fusion. La produzione è lucida e ricca, confezionata con ritmi pulsanti, fiati, coriste e spruzzate di synth vintage a completare il tutto. Al centro di questo contesto c’è lui, Gene Harris, con le sue tastiere: preferibilmente il pianoforte. E Gene suona esattamente come ha sempre fatto, con generosità e passione, con il suo stile blues e soul fatto di improvvise e velocissime fughe con la mano destra e la ricerca continua della musicalità, anche negli assolo. L’album vive di momenti anche bizzarri, ma sempre improntati sull’orecchiabilità ed la leggerezza. L'interpretazione di "Love for Sale" di Cole Porter, ad esempio, ha un arrangiamento molto particolare, piuttosto lontano dallo stile di Eumir Deodato (che parimenti ha spesso reinventato i classici). Nella rilettura in tipico stile Philadelphia Sound, diverte e mette in evidenza al meglio le doti pianistiche di Harris. C’è uno strano synth-bass ad iniziare "Five / Four", un brano piuttosto intrigante che strizza l’occhio allo space funk in auge negli anni ’70: l’assolo di pianoforte che si sovrappone ai cori è molto bello. Gene Harris affronta anche la stupenda "Naima" di Coltrane, coadiuvato dalla chitarra di Lee Ritenour a dalle solite coriste che si fanno carico di delineare la melodia. Ma la cover di Trane è soprattutto un’altra opportunità per il pianista di dimostrare quanto virtuosismo ci possa essere anche volendo essere sempre disimpegnati. Harris suona bene, come sulla funky "Rebop" che è probabilmente il brano più bello dell’album o districandosi al meglio nel medio tempo di "Theme For Relana". “Zulu” è un altro numero dal funky groove che sintetizza molte delle peculiarità artistiche di Harris e alcune delle sue apprezzabili doti di pianista. Certo si ha, a tratti, la sensazione che il suo piano venga in qualche misura sopraffatto dal carico degli arrangiamenti, ma se si pone l’attenzione ai suoi assoli ed al suo groove pianistico si riconosce il segno di un talento senza tempo. In perfetto equilibrio tra il Philly Sound, la disco, il funk e la fusion  "In A Special Way" è un album a suo modo brillante, certamente uno dei migliori nella produzione degli anni ’70 e ‘80 di Gene Harris. Si tratta di un lavoro dove si trovano sufficienti scorci della sua unica personalità musicale tali da renderlo un’interessante opportunità per conoscere un musicista spesso trascurato e misconosciuto. Piuttosto resta inspiegabile il significato della curiosa copertina, sulla quale Gene Harris è fotografato attorniato da un schiera di ragazzini. Un particolare trascurabile a fronte di un disco godibile dall’inizio alla fine: una virtù non così comune da trovare non solo nella produzione di quel periodo, ma anche e forse soprattutto in quella odierna.