Elvin Jones - Time Capsule



Elvin Jones - Time Capsule

Il batterista Elvin Jones è stato uno storico e inconfondibile membro del quartetto di John Coltrane nel periodo più creativo e importante del genio di Hamlet. La sua è una famiglia di artisti, famosi sono ugualmente i suoi fratelli Thad e Hank, entrambe musicisti jazz, con i quali ha registrato alcuni lavori nel corso della carriera. Dal 1995 è stato inserito, con pieno merito, nella Hall of Fame dei batteristi moderni. Questa particolare registrazione, l'ultima di questa fase, appartiene ad un periodo di contratto discografico con l'etichetta Vanguard che va dal 1975 al 1977, quindi molti anni dopo la morte del mitico Coltrane. E' un album che si allontana dal classico hard bop con il quale il buon Elvin aveva connotato le sua musica fino a quel momento, in favore di un avvicinamento sobrio e non commerciale ad uno stile più fusion, con un moderato uso di strumentazioni elettriche. Lontano dalle estremizzazioni di Miles Davis  o dei Weather Report degli stessi anni e tuttavia indubbiamente moderno e diverso. Abbiamo qui 5 brani (tre del sassofonista Bunky Green, il quale emerge anche come il solista principe di questa session). Una line-up completata dal sassofonista George Coleman, dall'ottimo piano elettrico di Kenny Barron, dal chitarrista giapponese Ryo Kawasaki e dal bassista Junie Booth, Un'ulteriore nota esotica è data dalla presenza del percussionista Angelo Allende. In altre due delle canzoni ("Frost Bite" e "Digital Display"), si aggiungono il bassista Milt Hinton e il flautista Frank Wess. Su Digital Display figura anche il sax soprano di Frank Foster. Nel complesso è un buon album anche se non proprio un capolavoro. Interessante più che altro per apprezzare le sempre grandi doti di batterista di Elvin Jones in un contesto stilistico leggermente diverso da quello al quale siamo abituati. Il jazz in stile hard bop è sempre ben delineato sullo sfondo e l'uso della moderna strumentazione elettrica non sposta più di tanto il tenore generale dell'opera che si mantiene saldamente legata alla tradizione. Quindi non aspettative aperture melodiche alla Crusaders o alla Grover Washington, Jr. poichè qui restiamo nel campo della musica affatto commerciale, con assoli molto complessi, ritmi spesso sincopati ed ancorati al binario di una integrità compositiva e creativa che a tratti si spinge quasi ai confini del free jazz. Da ascoltare ma nel complesso non fondamentale.