Rickey Kelly – Limited Stops Only

Rickey Kelly – Limited Stops Only

Non sono poi molti i vibrafonisti che hanno animato il mondo del jazz nel corso della sua storia. Alcuni di loro hanno raggiunto una certa fama, scrivendo anche delle pagine memorabili: Lionel Hampton, Milt Jackson, Gary Burton, Bobby Hutcherson, Mike Mainieri o Cal Tjader, per citarne alcuni. Altri sono rimasti maggiormente nell’ombra, non arrivando mai ad un vero successo. Tra questi c’è senza dubbio il talentuoso vibrafonista di San Francisco Rickey Kelly. Nonostante tutto egli ha tenuto duro nel difficile mondo del jazz, riuscendo anche a registrare tre album a suo nome. Come molti prima di lui, Kelly necessitava di un lavoro giornaliero per sostenere finanziariamente se stesso e la sua famiglia, la musica da sola non bastava. Tuttavia, dopo aver suonato con il leggendario Bobby Hutcherson, Rickey si trasferì a Los Angeles per studiare e perfezionare la sua arte. Fondò il gruppo d'avanguardia Roots Of Jazz ed in seguito decise di oltrepassare l’oceano e approdare ad Amsterdam. La sua prima registrazione da solista “My Kind Of Music” fu pubblicata proprio al suo ritorno negli USA. Al contempo diventò un turnista molto richiesto, lavorando con Sun Ra, Kenny Burrell, The Jazz Crusaders, Billy Higgins, Hubert Laws, Ahmad Jamal e Marvin Gaye. Nel 1983,  pubblicò Limited Stops Only che è probabilmente il suo album più riuscito. Pubblicato per la Nimbus Records, presentava un quintetto con David E. Tillman (piano), Sherman Ferguson (batteria), James Leary III (basso) e Dadisi Komolafe (flauto). L’album è una raccolta tanto di composizioni originali quanto di cover: sei tracce che mettono in mostra il talento unico di Kelly. Il lavoro è incentrato su un classico ensemble jazz e presenta un evidente tocco hard bop. Il primo brano è una vivace composizione originale intitolata “Distant Vibes”, virata nel linguaggio dell’hard bop. Kelly si esibisce subito nel primo assolo mettendo in mostra velocità e tecnica, in perfetta sinergia con la sezione ritmica. Il flauto di Komolafe si libra con freschezza, spinto da un contrabbasso molto incalzante. Tillman, a sua volta si propone con il suo bell’assolo di piano. E’ un inizio molto promettente che dà all'intero album la giusta prospettiva. Si passa poi ad una interessante cover di “Flying Colors”, ricca di swing. Kelly segue il ritmo con un fraseggio sicuro e fluido, giocando con il pianista David Tillman ad un dinamico scambio di assoli. Kelly trasforma il popolare standard di Jerome Kern, “Yesterdays”, in un classico pezzo di jazz puro e semplice, come fatto da molti altri artisti prima di lui, (Charles Mingus, Art Tatum, Bud Powell, Billie Holiday e Sonny Rollins per citarne alcuni) la base melodica e armonica viene trasformata e plasmata con un tocco personale. Dadisi Komolafe offre un assolo di flauto flessuoso per poi dare spazio al bravo James Leary che si esibisce in un vivace assolo di contrabbasso. Alla ripresa Kelly continua la sua performance ribadendo il suo spettacolare talento. Viene naturale constatare che Kelly prenda anche un brano del suo idolo Bobby Hutcherson: "Same Shame" il vibrafonista ne dà una lettura particolare, virata con una risonanza più lenta e atmosferica. E’ un pezzo quasi ipnotico ma Kelly ne cattura le sfumature melodiche proponendo qualcosa di maggiormente etereo. Il contrappunto armonico e i dettagli sonori, come l'eco del vibrafono o il vibrato del flauto, sono accattivanti. Il punto culminante dell’album probabilmente è la lunga versione di “Dolphin Dance” di Herbie Hancock. Ritorna il gioco tra vibrafono  e flauto, il tempo accelerato propone una versione opportunamente libera, sganciata dall’originale ma ugualmente affascinante. Sono due gli assoli offerti da Kelly, entrambi molto interessanti ed il delicato fraseggio del pianoforte di Tillman gioca un ruolo sinergico estremamente efficace. Il gran finale è riservato ad una lenta rilettura della celebre “Lush Life” di Billy Strayhorn: un netto cambio di ritmo che inserisce un tocco di romanticismo e delicatezza al programma. Kelly evidenzia le sue evidenti abilità strumentali nelle ballate, con Leary al basso suonato in maniera tradizionale ed anche con l’archetto. Il batterista Sherman Ferguson lavora con le spazzole per completare l'atmosfera di questo brano che è l’unico registrato in trio. Limited Stops Only è un gran bell’album, invero una gemma nascosta che vale la pena di ascoltare. Sarà apprezzato non solo dagli appassionati di quell’affascinante strumento che è il vibrafono, ma anche dai cultori dell’hard bop, a dispetto della data di pubblicazione, il 1983, ovvero un momento storico nel quale questo stile non trovava più grande spazio. Rickey Kelly è un musicista molto valido e tecnicamente ineccepibile, al quale semmai si può solo rimproverare di non aver registrato molto di più. Tra l’altro dal punto di vista sonoro il lavoro della Nimbus è encomiabile, con un mix uniformemente bilanciato e con una buona separazione stereo e la tonalità e gli effetti del vibrafono che sono resi con chiarezza e profondità.