Pete Belasco – Lights On


Pete Belasco – Lights On

Per coloro che non hanno familiarità con la musica e lo stile di Pete Belasco, l'album "Lights On" del 2012 sarà sicuramente una rivelazione. Una rivelazione dai contenuti così intriganti che spingerà alla ricerca dei due precedenti lavori e sicuramente anche dell’ultimo Strong And Able del 2019. Il talentuoso cantautore e musicista di New York ha fatto il suo debutto nel lontano 1997 con "Get It Together" che, all'epoca, fu descritto come un "brillante esempio di R&B, blues e jazz fusion". Pete, ha uno stile vocale che rimanda immediatamente a Marvin Gaye e Curtis Mayfield, e fin da subito è stato inserito nella lista dei nuovi artisti responsabili del fenomeno comunemente indicato come neo soul. Più che il primo disco, forse ancora immaturo, è stato il secondo cd del 2004, intitolato "Deeper" a suscitare un notevole interesse sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, complici alcune composizioni molto accattivanti come "Hurry Hurry", "Keep On" e "Wonderful Woman". Sedimentato il successo per oltre sette anni, Belasco ritornò finalmente sul mercato discografico nel 2012 con "Lights On", ricreando  nuovamente la sua originale miscela di jazz, R&B e soul. Un album sontuoso questo "Lights On": magicamente seducente. Esattamente com’è nelle corde artistiche di Pete Belasco, anche qui si ritrovano quelle atmosfere ovattate, morbide, quasi vellutate che permettono alla voce pigra del cantante di esprimersi al meglio. A volte ricorda Smokey Robinson, a tratti, come detto, Marvin Gaye o ancora Curtis Mayfiled. La carriera musicale di Belasco è iniziata come pianista, anche se alla fine si è concentrato sul sassofono, suonando in varie band durante il liceo e studiandolo al college. Uno sfortunato incidente in cui Pete si ruppe entrambe le mani finì per essere la causa involontaria della svolta verso il canto. Con un stile di canoro sempre piacevole, anche se occasionalmente per così dire "assonnato", Belasco è un artista capace di coinvolgere nel segno del minimalismo e della delicatezza, grazie anche alla qualità intrinseca delle sue composizioni. Ecco perché il risultato è quasi sempre sbalorditivo e la magia del suo cocktail di voce e pochi ma ben collocati strumenti risulta così spesso vincente. I suoni sono deliziosi, e nel complesso questo vale anche per gli arrangiamenti, in cui spicca un uso massivo del piano elettrico. Si respira un aura di raffinatezza, ed è incredibile come pur insistendo su un’atmosfera rilassata al limite del pigro, non ci si annoi mai, ma al contrario si è quasi spinti a prolungare l’ascolto.  L'album prende il via con il fantastico "I Ain’t Doin It", che evidenzia la sensualità di Belasco. Il taglio del brano è relativamente semplice ma sono proprio quel candore e quella profondità che rendono “I Ain't Doin’ It ” un formidabile inizio, dando un’impronta inconfondibile a tutto il disco. "Lights On" è un pezzo altrettanto affascinante a cavallo tra smooth jazz e R&B contemporaneo, con un sound e una produzione incantevoli. "Rock It" cambia in modo intelligente il leit motiv del disco, alimentando un mood più jazz anche se pur sempre leggero. Il falsetto di Belasco è accattivante, così come sono belle le sue linee di piano acustico.  "Just Me" è una dimostrazione del virtuosismo di Pete al sax, al piano, oltre che alle percussioni. Dolcissima è ancora "My Eyes" che brilla particolarmente offrendo un buon groove ed una fine progressione armonica grazie anche al sapore latino della ritmica. Altrettanto evocativo è il brano "Later" che non sarebbe fuori posto in una registrazione dei Miracles. Tra l’altro è molto interessante e suggestivo l’uso che viene fatto dei fiati, un aggiunta “intelligente” negli arrangiamenti del cantante newyorkese che per buona misura non ne abusa mai. Sia "Stubborn" che "Repay You" giocano sugli stessi toni che dominano tutto l’album: delicatezza e sensualità. Lo stesso feeling che caratterizza due brani leggermente più mossi come "Down" e "Sweeter" dove è sempre il romanticismo a farla da padrone. "One" conferma che Marvin Gaye è una fonte d’ispirazione certa, per quanto declinata in modo personale, mentre la chiusura dell’album è affidata al brano più inusuale di tutto il disco intitolato "Who’s The Man". Lights On è un album che suona sempre raffinato e avvolgente, così come va riconosciuto a Pete Belasco di essere un musicista di classe, in grado di scrivere solide composizioni. Il suo inconfondibile falsetto, la scrittura così minimal eppure completa ed il suo talento nel suonare vari strumenti sono la sintesi della statura di un artista. Se si vuole proprio trovare il pelo nell’uovo gli si può forse imputare la mancanza di un po’ di brio in più, cosa che avrebbe contribuito a meglio sviluppare alcune intuizioni melodiche. Indipendentemente da ciò, il fascino di Belasco sta proprio nel suo approccio romantico e rilassato: nel suo caso questa è una precisa scelta stilistica. Un taglio al quale il cantante non vuole rinunciare ed al quale resta ancorato senza compromessi e con grande integrità da oltre 23 anni.