Donald Fagen - Kamakiriad


Donald Fagen - Kamakiriad

La premessa di questo post è che io adoro Donald Fagen, come compositore, come pianista e come arrangiatore, lui è davvero uno dei miei idoli musicali fin dai tempi dei primi Steely Dan. Parlando del secondo lavoro da solista di Donald Fagen non bisogna lasciarsi influenzare da alcune recensioni di alcuni critici con il “paraorecchi”, posso dire che sono ingannevoli. Vorrebbero far credere che "Kamakiriad" sia un lavoro minore di Fagen ed in qualche misura non allo stesso livello qualitativo del materiale che il musicista del New Jersey ha pubblicato con Walter Becker sotto il rinomato brand chiamato Steely Dan e poi con il capolavoro da solista “The Nightfly”. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Tutto su Kamakiriad è altrettanto solido, se non addirittura migliore di qualsiasi album degli Steely Dan ad eccezione forse del solo "Can Not Buy A Thrill". L'unica vera differenza è che i brani presenti su Kamakiriad sono mediamente più funky, più leggeri e probabilmente più giocosi della maggior parte della musica degli Steely Dan. Anche Kamikiriad è un concept album, ma questa volta guarda al futuro piuttosto che al passato prossimo. Le canzoni ruotano attorno ad un viaggio su una nuova immaginaria auto di Donald Fagen e, sebbene non abbia ottenuto la stessa accoglienza di The Nightfly, il tempo ha dimostrato che anche questo è un album di valore e che ha un suo preciso fascino. Walter Becker è qui impegnato nelle vesti del produttore, oltre a suonare il basso e la chitarra solista: un cambiamento significativo rispetto a The Nightfly è la presenza di un gruppo principale che, ad eccezione della batteria condivisa da Leroy Clouden, Christopher Parker e Dennis McDermott, rimane lo stesso in tutte le otto tracce dell'album. Un altro tratto distintivo se confrontato con il capolavoro di undici anni prima è che le tracce sono, in media, più lunghe: durano infatti non meno di cinque minuti e una in particolare, la dolce ballata "On the Dunes" arriva addirittura oltre gli otto. Le sezioni solistiche sono anch’esse dilatate così come le dissolvenze e per questo qualcuno potrebbe giudicarle eccessive, ma i groove sono sempre così convincenti che francamente nessuna delle canzoni da la sensazione di superare il limite del buon gusto. Armonicamente, Kamakiriad è di fatto anche più complesso dello stesso The Nightfly, in particolare per l’uso dei fiati più massivo ed anche per i più ricchi arrangiamenti vocali. Ovviamente è superfluo sottolineare che nessun album di Fagen (o degli Steely Dan) potrà mai essere considerato grezzo o approssimativo: la realtà è che sono lavori di grande eleganza formale e sofisticata struttura, al punto da rasentare quasi sempre la perfezione. È un esercizio inutile provare a contare il numero di singole tracce usate in ogni canzone: la capacità di Fagen di creare arrangiamenti magicamente ricchi di texture e tuttavia mai ridondanti è assolutamente unica ed irripetibile. Così come quel modo singolare ma affascinante di usare gli accordi di tastiera. Un talento fantastico quello di Donald, che è in netto contrasto con quello di altri musicisti, per i quali le infinite possibilità dello studio di registrazione finiscono spesso per dar luogo a meri tentativi di buttare tutte le idee dentro alle tracce, sperando che alcune di esse funzionino. Il credo di Donald è pensare “jazz” dentro alle composizioni pop. Come dicevo Kamakiriad non ha un impronta altrettanto jazzistica di quella di "Nightfly", questo è un altro dei motivi per cui la critica lo ha sottovalutato. In effetti, l'album che più assomiglia a "Kamakiriad" è probabilmente "Two Against Nature", che è stato registrato però dagli Steely Dan, con la differenza che il solo di Fagen è più coerente e mostra un maggior fascino nelle melodie vocali. Chi ha apprezzato il successivo album "Morph the Cat" ma non conosce Kamakiriad, troverà comunque lo stesso tipo di approccio musicale. Il materiale è tutto eccezionale, arricchito come sempre dalle tastiere di Fagen e dal supporto di una band di musicisti straordinari. Dal trascinante funk di Trans Island Sky,  all’intrigante e melodiosa Snowbound fino alla piacevolmente ballabile Florida Room si viaggia in un universo di composizioni bellissime e piacevolmente melodiche ma mai banali. Si continua con un brano iconico dello stile di Donald come Tomorrow’s Girls che ritmicamente e armonicamente racchiude tutte le tipiche caratteristiche degli Steely Dan. La stessa cosa si può dire anche di Teahouse On The Tracks, perfettamente condita di arrangiamenti fiatistici e suoni che spuntano qua e là, sempre al posto giusto nel momento giusto. Se proprio si vuol trovare qualche pecca nel secondo disco del geniale Fagen, si potrebbe osservare l’eccessiva lunghezza del brano 'On the Dunes' che finisce per ripetersi e forse la mancanza di un pezzo assolutamente memorabile (sul genere di I.G.Y, per intenderci). Resta il fatto che Kamakiriad può vantare una qualità complessiva di livello elevatissimo: come quasi tutto quello che esce dal magico tocco di Donald Fagen. Non sarà svavillante (ed epocale) come The Nightfly, ma è comunque un piccolo gioiello a cavallo tra il funky pop più sofisticato ed il miglior smooth jazz. Kamakiriad è anni luce sopra la musica commerciale degli anni novanta ed ancora attuale dopo quattordici anni: la musica di Donald Fagen è senza tempo ed è un ascolto consigliato a tutti.