Django Bates & Beloved - The Study Of Touch


Django Bates & Beloved - The Study Of Touch

Il pianista inglese Django Bates torna a registrare per la ECM con una delle sue più raffinate formazioni, il trio Belovèd, formato dal bassista svedese Petter Eldh e dal batterista danese Peter Bruun, in un album intitolato The Study of Touch. Tutti e tre questi musicisti sono strumentisti di grande personalità, che insieme sfidano in modo sottile ed intelligente le convenzioni del classico trio di jazz con al centro il pianoforte. Il gruppo è nato un decennio fa, quando Bates insegnava al Conservatorio di Copenaghen. Il lavoro scaturito dalla collaborazione tra i musicisti si ispirava alla musica ed allo stile di Charlie Parker ,che è stato senza dubbio un'influenza altamente formativa sia per Bates che per il bassista Eldh. Non a caso, in questo nuovo album, il brano di Parker "Passport" è inserito tra i pezzi originali di Django e suonato con rispetto, una intelligente sensibilità contemporanea e molto entusiasmo. Alcuni dei brani di Bates inseriti in questo lavoro sono diventati dei numeri essenziali nel repertorio del trio Belovèd, e dal vivo vengono continuamente rimodellati da questi formidabili improvvisatori. Le capacità di composizione e di arrangiamento di Bates sono evidenti, insieme al suo senso melodico intriso di virtuosismo e da una fluida e prorompente libertà espressiva. Il basso di Petter Eldh è percussivo e preciso e assicura il miglior groove per il tocco quasi pittorico del batterista Peter Bruun. Quello che scaturisce dal felice interplay di questi tre artisti è un approccio al suono jazz del tutto personale e molto stimolante. Nel contesto piuttosto variegato e ricco di offerte del trio jazz di pianoforte, i Belovèd sono indubbiamente una proposta alternativa di grande spessore. La registrazione è stata effettuata presso lo studio Rainbow di Oslo nel giugno del 2016 ed è stata prodotta dal patron della ECM, Manfred Eicher. Il pianista Django Bates ci offre una lettura del suo strumento carica di ironia eppure piena di una sua grazia e di uno stile ineccepibile pur nella sua irriverente vitalità. Questo è un trio per coloro che amano questo genere di combo jazzistiche ma anche per quegli appassionati che invece proprio non apprezzano l’essenzialità dell’abbinamento piano, basso e batteria. Ma l’eclettismo musicale di Django Bates non è certo cosa di oggi, infatti è dal 1979 che il musicista inglese è attivo. Un’esperienza lunga, maturata suonando con artisti di estrazione diversa tra i quali Bill Bruford, ex batterista di Yes e King Crimson, o il pianista George Russell e ancora il sassofonista free Tim Berne. Bates ha indubbiamente avuto un ruolo importante nel movimento jazzistico britannico. In ogni caso, ascoltando questo inusuale album si viene colti da una sottile sensazione di stupore che prende forma, ad esempio, su un brano come "Giorgiantics", che rompe gli schemi del jazz classico. In altre circostanze il bizzarro Django si muove alla perfezione nello stile canonico, come su "Little Petherick", un pezzo dove appare evidente da parte del bassista Eldh e del batterista Bruun la condivisione dell’ispirazione e del pensiero musicale del leader. Il disco si snoda attraverso numeri interessanti e sempre originali come "Senza Bitterness", la lunghissima "The Study Of Touch", e "Slippage Street" dai toni quasi stravaganti. Non mancano incursioni nel romanticismo rivisto alla sua maniera in "Peonies As Promised. Il trio rende un tributo importante a Charlie Parker, come fatto in passato con Beloved Bird, e non a caso  il momento migliore è proprio quando i tre si cimentano con un classico di Bird come "Passport": due minuti e quaranta secondi di puro divertimento jazzistico. The Study Of Touch è l’espressione di un modo nuovo e alternativo di proporre la formula del trio jazz. Django Bates è un innovatore dalla tecnica sopraffina, pieno di talento e originalità ed  in grado di offrire una visione del jazz contemporaneo davvero molto interessante.