Bobby Lyle – The Genie


Bobby Lyle – The Genie

È noto a tutti i seguaci della buona musica il fatto che Bobby Lyle sia un pianista polivalente e un tastierista di tutto rispetto. Musicalmente parlando, egli è stato a lungo in bilico tra il jazz tradizionale e le sue più forme commerciali, per poi affermarsi come esponente di rilievo dello smooth jazz contemporaneo più sofisticato. E' cresciuto a Minneapolis e all'età di sei anni ha preso lezioni di pianoforte da sua madre, che era un organista di chiesa. Lyle ha anche suonato il clarinetto per un breve periodo durante la scuola media, prima di passare di nuovo e definitivamente al pianoforte. Bobby considera i pianisti Oscar Peterson, Ahmad Jamal, Bill Evans, Erroll Garner e Art Tatum come le sue prime e più importanti influenze. Di fatto questi artisti senza tempo sono il meglio che il pianismo jazz abbia espresso dal dopo guerra ad oggi. Nel corso degli anni il lavoro di Bobby Lyle è stato tuttavia piuttosto discontinuo. Il pianista e tastierista ha certamente registrato la sua bella collezione di gemme, ma è anche caduto nella trappola della musica commerciale con alcune deludenti uscite, soprattutto negli anni ‘80. Uno degli album più interessanti di Lyle è The Genie, il suo LP di debutto, datato 1977. (Sebbene in Giappone sia uscito nel 1974 un disco praticamente introvabile “Bobby Lyle Plays the GX1”). Prodotto da Wayne Henderson dei Crusaders, questo lavoro è un esempio tipico della funk fusion jazz che imperversava in quegli anni. Un giovane Lyle mostra qui le sue doti di tastierista, lasciando presagire una luminosa carriera. The Genie contiene alcune vere e proprie chicche elettro-funk tra le quali proprio la fantasiosa traccia che da il titolo all’album, illuminata da un bellissimo arrangiamento di fiati e la simpatica e originale "Pisces" con un magnifico uso del piano elettrico da parte di Bobby. E ancora "Mother Nile" fortemente influenzata dall’afro sound, e le super funky “Magic Ride” e “I’m So Glad (And Thankful)”. Vale poi da sola l’ascolto dell’album la fantastica "Night Breeze" (registrata anche da Ronnie Laws negli anni ‘70 ). Il brano, eseguito con un accattivante medio tempo, è ancora attualissimo a distanza di oltre quarant’anni ed è un punto di riferimento imperdibile per qualsiasi musicista che ami il piano elettrico Rhodes. Non tutto su The Genie è puro jazz funk. "You Think Of Her" ad esempio, è un ballata soul romantica dove Lyle si esibisce discretamente anche come cantante. Lyle fa una sporadica escursione nel jazz con un una sua interpretazione per piano solo dello standard "I Didn’t Know What Time It Was" riuscendo così a mostrare tutta la sua maestria di strumentista. In ogni caso i brani di jazz acustico e le deviazioni nel soul non sono certo gli aspetti per le quali The Genie è diventato un album di culto. Sono la jazz fusion strumentale ed il funk i contenuti che hanno reso questo LP l’oggetto di culto di moltissimi appassionati. The Genie resta uno degli album preferiti nell’ambito del jazz elettrico ed anche se non è perfetto ci consegna uno spaccato esaustivo del tipo di musica che attorno alla metà degli anni ’70 ha prodotto innumerevoli capolavori, spesso capaci di influenzare fortemente intere schiere di artisti venuti alla ribalta in seguito.  La registrazione sarebbe stata ancora più forte se Lyle si fosse concentrato sulla musica strumentale, che è in buona misura la sua vera specialità. Tuttavia gran parte di The Genie è eccellente, e ci ricorda quanto valide erano le premesse di Bobby Lyle all’inizio della sua lunga carriera, ma forse ci fa provare un po’ di rammarico per il contributo che questo artista avrebbe potuto dare al jazz e che probabilmente non è riuscito a  esprimere compiutamente.