Hubert Laws – The Laws Of Jazz


Hubert Laws – The Laws Of Jazz

Quando si parla di uno strumento solista molto particolare per il jazz come il flauto traverso, ci sono tre nomi che vengono subito in mente: Eric Dolphy, Herbie Mann e Hubert Laws. Per i puristi del jazz i secondi due si portano dietro una fama non troppo positiva a causa della loro produzione più commerciale degli anni '70. Ma va detto anche che la loro abilità tecnica, il loro sound e la indubbia personalità rappresentano comunque i vertici per quanto riguarda il flauto. Se parliamo di Hubert Laws in effetti viene quasi istintivo associare l'artista ai suoi album per la CTI, ed alcuni di questi hanno effettivamente delle grandi qualità. Tuttavia ascoltando The Laws Of Jazz è altrettanto chiaro che il flautista di Houston (fratello del sassofonista Ronnie) ha uno spessore ed una profondità che vanno ben oltre il suo periodo alla corte di Creed Taylor, facendone davvero un personaggio di spicco del panorama jazzistico internazionale. D’altronde Hubert può vantare una carriera di oltre 40 anni nel jazz, nella musica classica e in altri generi musicali. Considerando l'abilità artistica del compianto Eric Dolphy e la popolarità del già citato Herbie Mann, Laws si trova ad essere in compagnia dei più famosi e rispettati flautisti di jazz della storia (di certo anche uno dei più imitati). Laws è uno dei pochi artisti di estrazione classica in grado di padroneggiare altri generi come appunto il jazz, ma anche il pop ed il rhythm and blues o il soul, muovendosi senza sforzo da un repertorio all'altro. La sua carriera inizia nel 1965 con l'Atlantic Records con la quale pubblicherà tre dischi di qualità, dei quali The Laws Of Jazz è il primo in assoluto. Si tratta di un hard bop piacevole, con Laws che resta molto compostamente in linea con la tradizione e veicola le sue composizioni e i suoi assoli con coerenza e rigore (è ovvio che qui non si può trovare l’ardore e la iconoclastica creatività di Eric Dolphy o Rahsaan Roland Kirk). I brani più accattivanti e memorabili sono in effetti quelli con i connotati più blues: "Bessie's Blues" e "Bimbe Blues", dove Laws si sbizzarrisce davvero con il suo flauto, innervandolo di un anima ricca di soul. Il gruppo che accompagna il leader in questa prima uscita annovera nomi noti ed importanti come Richard Davis, Jimmy Cobb e Chick Corea (qui presentato all'inizio della sua carriera come Armando Corea). Tutti i musicisti aggiungono ottimi assoli ed arricchiscono la sessione con grande maestria. Laws suona l'ottavino in due dei brani, uno strumento che forse funziona meno bene del traverso in questo contesto, probabilmente a causa del suo suono troppo stridente. Hubert Laws è di certo un magnifico strumentista, dotato di talento e di una tecnica sopraffina che gli ha consentito di avventurarsi con  successo con le grandi orchestre di musica classica. Come detto, nei primi anni Settanta ottenne un grande riscontro commerciale (e persino il plauso della critica) con la sua miscela unica di jazz e musica classica, registrando molti album per l’etichetta CTI, della quale divenne uno dei nomi di punta. Alcuni di questi dischi, in particolare Morning Star, Afro Classic e In The Beginning, sono davvero rivoluzionari nel combinare jazz, musica classica e pop in un'unica e coesa presentazione. Tuttavia, la natura easy going e il tenore di brani pop come "Fire and Rain" di James Taylor o il tema del film "The Love Story" hanno via via allontanato molti appassionati puristi del jazz, tanto all’epoca quanto ancora oggi. Non intendo esaltare a tutti i costi il valore di un disco come Laws Of Jazz, che può più o meno essere di gradimento a seconda dei gusti e dell’apprezzamento che si può avere per lo strumento flauto. In generale qualsiasi appassionato dell'hard bop e del jazz moderno avrà modo di godere di The Laws Of Jazz, sia come documento storico (l'esordio di Laws e  di un giovanissimo Corea) sia per la musica piacevole e di valore che offre.