Ed Motta - Criterion Of The Senses


Ed Motta . Criterion Of The Senses

Di Ed Motta ho già parlato in passato. Con la recente uscita di un suo nuovo album, colgo l’occasione per occuparmi nuovamente di lui. Ed Motta è sì cresciuto in Brasile, ma con la passione per il soul, il funk ed il rock. La sua carriera tuttavia è iniziata con un genere diverso da questi, agli esordi egli faceva infatti musica dance brasiliana, con una effimera band chiamata  Conexão Japeri. In realtà il percorso artistico e professionale di Motta ha vissuto, nel corso degli anni, molti cambiamenti di rotta, proprio perché il musicista di Rio era alla ricerca della sua vera identità musicale. Con il precedente album del 2013, Ed sembrava aver trovato la propria destinazione musicale elettiva. "AOR” era un omaggio a quel Adult Oriented Rock venato di soul e funk, sofisticato e piacevole, che ricordava in parte gli Steely Dan e in qualche misura anche il suo idolo Donny Hathaway. Ebbene Ed Motta ha ampliato e perfezionato l'estetica di "AOR" prima con "Perpetual Gateways 2015", un disco stupendo registrato in America con il produttore di Gregory Porter, Kamau Kenyatta. Ora Ed svela al pubblico la sua ultima offerta, intitolata "Criterion Of The Senses", un album che cristallizza perfettamente il suono jazz-soul-rock della fine degli anni '70 e che rappresenta senza dubbio la migliore espressione artistica del bravo musicista brasiliano. E’ facile parlare delle influenze di Ed Motta dimenticandosi di elogiare la sua indubbia originalità. Sebbene le sue ispirazioni musicali siano spesso trasparenti e immediatamente riconoscibili, e, per inciso, ammesse senza problemi dallo stesso Motta, la chiave della sua recente produzione è il modo in cui filtra queste influenze attraverso la sua sensibilità unica. E’ così che arriva a qualcosa che suona fresco, originale e contemporaneo, piuttosto che scontato e retrò. Criterion Of The Senses contiene otto canzoni e dura solo 34 minuti: potrebbe sembrare breve secondo gli standard odierni, ma è un lavoro di sostanza e, naturalmente, possiede la lunghezza ideale per il vinile, il mezzo preferito di Motta per veicolare la sua musica (ricordo che vanta una collezione di 30.000 dischi). Il nuovo LP inizia con un groove dolce chiamato "Lost Connection To Prague", una meditazione sull'alienazione dell’uomo moderno, dove la voce ricca e soul di Motta è incorniciata da accordi jazz di piano Rhodes. Da sottolineare l’intervento del chitarrista Tiago Arruda, sorprendente nel suo stile alla Larry Carlton. Gli appassionati di soul ameranno anche la notevole "The Sweetest Berry", una canzone mediamente ritmata, romantica, nella quale emerge l’eco del cantante preferito di Motta, il grande Donny Hathaway, una parte importante del suo DNA musicale. Un brano la cui virtù principale è la sua relativa semplicità. Un’atmosfera che contrasta con il successivo brano "Novice Never Required", che è invece teso, basato su una sofisticata architettura jazz-funk tale da movimentare in modo intelligente il tenore dell’album. "Required Dress Code" è più leggera e lascia trasparire una piacevole prossimità con certe canzoni di Christopher Cross o degli Steely Dan. "X1 In Test" vuole omaggiare la fantascienza mantenendosi dal punto sonoro nel territorio di Donald Fagen, mentre "The Tiki's Broken There" è innanzitutto un sinuoso duetto con la cantante femminile Cidalia Castro. Ricorda il mistero dei film noir e si muove su sentieri molto originali e particolari in quanto ad arrangiamento e melodia e si distingue anche per qualcosa che non si ascolta spesso nei dischi pop e cioè un delizioso assolo di clarinetto basso. Più diretto è il divertente pop-rock intitolato "Shoulder Pads", un evidente omaggio di Motta agli anni '80, ironico quanto basta e condito da synth ed un arrangiamento che richiama Rod Temperton e Micahel Jackson. "Criterion Of The Senses" è un disco che garantisce un ascolto coinvolgente e consente di entrare nel mondo intrigante di Ed Motta in cui tutte le canzoni risuonano come sogni che richiamano alla mente qualche emozione del passato pur guardando sempre dritto al futuro. In definitiva, è un'esperienza molto soddisfacente ed estremamente interessante per varietà e originalità di arrangiamenti ed esecuzioni. Lo spettro sonoro spazia dal Soul alla Fusion fino al Funk e al Soft Rock di stampo californiano con la stessa eccellente qualità. E tutto è arricchito dalla voce piena e profonda del formidabile Ed Motta. Se da un lato i nomi dei musicisti presenti sull’album potrebbero non significare molto per noi europei, dall’altro la loro abilità musicale spiega da sola perché sono il meglio del Brasile dagli anni Settanta ad oggi. C'è una linea sottile ma molto importante tra l'essere prevedibili e banali e riuscire a rimanere freschi, accattivanti e sempre stimolanti. Ed Motta si colloca proprio lì, sopra questo discrimine fondamentale, facendo musica che intreccia il groove con il soul, il jazz sofsticato, il vigore del funk e il rock  della west coast americana con disinvoltura e grande proprietà di linguaggio. Non asseconda mai le aspettative dando semplicemente all'ascoltatore ciò che si aspetta, piuttosto entra magicamente nell’anima consegnandoti ciò che forse nemmeno ci si rende conto di volere. Queste canzoni sono storie a sé stanti, piccole vignette e scenari fugaci disegnati sulla musica più bella. Il risultato è un album che si rivolge tanto agli appassionati di jazz quanto a quelli di soul e più in generale a coloro che apprezzano l'eleganza nella musica e l’intelligente eloquenza nei testi. Grande Ed Motta.