Chieli Minucci – Night Grooves


Chieli Minucci – Night Grooves

Chieli Minucci è uno splendido chitarrista, dallo stile immensamente versatile. Già vent’anni fa creava e suonava smooth jazz e world beat con il suo compagno George Jinda (poi scomparso) con il nome Special EFX, anni prima che entrambe i generi fossero conosciuti con i nomi che oggi sono popolari. Una forza creativa di allora che ancora oggi si propone in maniera forte e distintiva. Chieli Minucci vive quella rara posizione di essere al contempo un musicista veterano ed influente e un innovatore moderno e propositivo, e lui è davvero grande in questo doppio ruolo,  sia come solista che anche con una grande varietà di collaborazioni con  cantanti pop (tra cui Chaka Khan, Angela Bofill, Jennifer Lopez e Marc Anthony). Attraverso la sua lunga militanza con l’attuale etichetta discografica, la Schanachie, specializzata in musica dal grande impatto radiofonico, è entrato prepotentemente nello smooth jazz, e soprattutto ha potuto cavalcare da par suo, su quello stile funk melodico a cui è davvero difficile resistere. Night Grooves è incentrato principalmente su questo tipo di proposta musicale, sofisticata, trascinante eppure sempre fruibile ed immediata. Dal punto di vista tecnico Chieli è ineccepibile e come sempre sa essere vario ed interessante. Il suo approccio, ampiamente sperimentato con gli Special EFX, consiste in una miscela esplosiva di jazz contemporaneo, funk, ritmi africani e latini e un’evidente tributo al rock e al pop senza dimenticare la passione per le atmosfere new age. Il brano di apertura, "Kickin 'It Hard", è un gioco di aggressive linee percussive,  impreziosite dai tocchi del bravo tastierista Jay Rowe e dal sax rovente di David Mann, mentre Minucci cesella i consueti e sofisticati ricami chitarristici. La title track e "Foolin 'Around Again" sono tracce disimpegnate sulle quali si innesta la fantasiosa capacità improvvisativa jazz di Minucci: il risultato è irresistibile ed il groove (in particolare la miscela di chitarra-fiati della seconda) sono accattivanti. Fortunatamente per gli appassionati che sanno di cosa Chieli Minucci sia veramente capace, l'etichetta lo lascia libero di esplorare anche territori lontani dalle speculazioni di sapore più commerciale. E’ così che in particolare due tracce risultano le migliori del lotto che compone l’album. "Without You" è un brano che ricorda Pat Metheny, inizia come un pezzo acustico  prima di evolversi in una scoppiettante cavalcata elettro fusion dove la chitarra elettrica delizia l’ascoltatore inizialmente esponendo la melodia e in conclusione “sparando" un assolo dai toni epici. E' questo il momento topico dell'intero album. La mistica "Behind The veil" è più incentrata su atmosfere orientali, un’elettrica tensione, effetti sonori strani, e le percussioni intriganti e creative di sottofondo. I fan degli Special EFX potranno godersi appieno la traccia intitolata "Nasir di Nuevo", un pezzo ambient / new age alquanto sperimentale e onirico dove Minucci propone il suo lato più riflessivo e meditativo all’interno di un contesto ricco di strani suoni e percussioni etniche molto particolari. Ma echi del mitico duo degli anni’80 si possono cogliere anche nella delicata e romantica “You’re My Reason” e nella rilassata “Mr. Shady Eyes”. “New Day” e “Don’t Make Me Wait” ci mostrano invece la vena più funky dell’eclettico Chieli. Night Grooves è un album di contemporary smooth jazz molto vario e interessante per una vasta platea di ascoltatori. Può soddisfare sia coloro che apprezzano le forme più attuali del jazz sia gli appassionati di new age e lo fa proponendo una musica sempre intelligente, non banale e suonata benissimo. La chitarra di Chieli Minucci è speciale ed il suo stile è piuttosto originale e riconoscibile. Pubblicato nel 2003, il disco non accusa il peso dei suoi tredici anni e risulta ancora attuale e assolutamente godibile.

Bobby Lyle – The Genie


Bobby Lyle – The Genie

È noto a tutti i seguaci della buona musica il fatto che Bobby Lyle sia un pianista polivalente e un tastierista di tutto rispetto. Musicalmente parlando, egli è stato a lungo in bilico tra il jazz tradizionale e le sue più forme commerciali, per poi affermarsi come esponente di rilievo dello smooth jazz contemporaneo più sofisticato. E' cresciuto a Minneapolis e all'età di sei anni ha preso lezioni di pianoforte da sua madre, che era un organista di chiesa. Lyle ha anche suonato il clarinetto per un breve periodo durante la scuola media, prima di passare di nuovo e definitivamente al pianoforte. Bobby considera i pianisti Oscar Peterson, Ahmad Jamal, Bill Evans, Erroll Garner e Art Tatum come le sue prime e più importanti influenze. Di fatto questi artisti senza tempo sono il meglio che il pianismo jazz abbia espresso dal dopo guerra ad oggi. Nel corso degli anni il lavoro di Bobby Lyle è stato tuttavia piuttosto discontinuo. Il pianista e tastierista ha certamente registrato la sua bella collezione di gemme, ma è anche caduto nella trappola della musica commerciale con alcune deludenti uscite, soprattutto negli anni ‘80. Uno degli album più interessanti di Lyle è The Genie, il suo LP di debutto, datato 1977. (Sebbene in Giappone sia uscito nel 1974 un disco praticamente introvabile “Bobby Lyle Plays the GX1”). Prodotto da Wayne Henderson dei Crusaders, questo lavoro è un esempio tipico della funk fusion jazz che imperversava in quegli anni. Un giovane Lyle mostra qui le sue doti di tastierista, lasciando presagire una luminosa carriera. The Genie contiene alcune vere e proprie chicche elettro-funk tra le quali proprio la fantasiosa traccia che da il titolo all’album, illuminata da un bellissimo arrangiamento di fiati e la simpatica e originale "Pisces" con un magnifico uso del piano elettrico da parte di Bobby. E ancora "Mother Nile" fortemente influenzata dall’afro sound, e le super funky “Magic Ride” e “I’m So Glad (And Thankful)”. Vale poi da sola l’ascolto dell’album la fantastica "Night Breeze" (registrata anche da Ronnie Laws negli anni ‘70 ). Il brano, eseguito con un accattivante medio tempo, è ancora attualissimo a distanza di oltre quarant’anni ed è un punto di riferimento imperdibile per qualsiasi musicista che ami il piano elettrico Rhodes. Non tutto su The Genie è puro jazz funk. "You Think Of Her" ad esempio, è un ballata soul romantica dove Lyle si esibisce discretamente anche come cantante. Lyle fa una sporadica escursione nel jazz con un una sua interpretazione per piano solo dello standard "I Didn’t Know What Time It Was" riuscendo così a mostrare tutta la sua maestria di strumentista. In ogni caso i brani di jazz acustico e le deviazioni nel soul non sono certo gli aspetti per le quali The Genie è diventato un album di culto. Sono la jazz fusion strumentale ed il funk i contenuti che hanno reso questo LP l’oggetto di culto di moltissimi appassionati. The Genie resta uno degli album preferiti nell’ambito del jazz elettrico ed anche se non è perfetto ci consegna uno spaccato esaustivo del tipo di musica che attorno alla metà degli anni ’70 ha prodotto innumerevoli capolavori, spesso capaci di influenzare fortemente intere schiere di artisti venuti alla ribalta in seguito.  La registrazione sarebbe stata ancora più forte se Lyle si fosse concentrato sulla musica strumentale, che è in buona misura la sua vera specialità. Tuttavia gran parte di The Genie è eccellente, e ci ricorda quanto valide erano le premesse di Bobby Lyle all’inizio della sua lunga carriera, ma forse ci fa provare un po’ di rammarico per il contributo che questo artista avrebbe potuto dare al jazz e che probabilmente non è riuscito a  esprimere compiutamente.

Dan Siegel - Indigo


Dan Siegel - Indigo

Il pianista e compositore Dan Siegel è un musicista poliedrico e avventuroso. Dopo aver esordito negli anni ’80 con il suo particolare tipo di smooth jazz, ha sperimentato con curiosità e successo vari generi, spaziando tra diversi stili che vanno dalla new age alle colonne sonore per il cinema fino alle sigle televisive. Indigo è il suo 20° album, il primo del decennio (è uscito infatti nel 2014) e propone dieci nuove composizioni che sono state accuratamente arrangiate ed eseguite da un cast stellare di musicisti comprendente il bassista e co-produttore Brian Bromberg, il sassofonista Bob Sheppard, il chitarrista Allen Hinds (Mike Miller su due tracce), il batterista degli Yellowjackets Will Kennedy, il vibrafonista Craig Fundyga e il percussionista Lenny Castro. Due diverse sezioni fiati si alternano su cinque tracce. Il suono di Indigo è subito sorprendente. Registrato dal vivo nello studio casalingo di Bromberg, è un album caldo, ricco, immediato e completo. I brani sono certamente tra i più fantasiosi tra le numerose composizioni di Dan Siegel ascoltate fino ad oggi. Si tratta senza dubbio di jazz contemporaneo suonato in un modo molto diretto, fruibile e sofisticato. Detto questo, la musica di Indigo travalica i confini tra i generi,  comprendendo al suo interno elementi diversi in un contesto più genericamente jazzistico. Si apre con "To Be Continued", un brano intriso di crossover classico contemporaneo, spruzzate di pop, e anche accenni di musica da film. Ma c'è anche un palpabile groove sincopato nell’inventivo assolo del pianista. “Indigo”  inizia con un’atmosfera blues scandita dalle chitarre, mentre il pianoforte di Siegel evoca lo stile di Ray Charles, quasi R & B, ma presto si evolve in altro con l’arrivo del sound dei fiati ed un ritmo in controtempo di taglio funk. La melodia si muove in più direzioni contemporaneamente ed in ultima analisi va ad abbracciare il jazz. In "Beyond" l’interplay tra pianoforte, contrabbasso e chitarre acustiche è elegante, aggraziato, ed emotivamente profondo. “If Ever" contiene un’agile sfumatura latina e un ricco contenuto in termini di ottoni; la sua struttura impeccabile funge da vettore per gli ottimi assoli di Siegel al piano e Sheppard al sax soprano. Il sapore di "Spur Of The Moment” è vagamente R&B, magistralmente compensato da intricati contrappunti jazzistici che a tratti ricordano gli Steely Dan, ma non disdegnano un sano funky groove. "Consider This" è più smooth ed anche più delicata; ricca di feeling e ammantata da un fascino raffinato, con Siegel che aggiunge un organo Hammond B-3 a sostegno del suo pianoforte e le percussioni di Castro che danno un sapore caraibico al pezzo. Il finale è affidato a "Endless" che è anche uno dei momenti più belli di questo album, grazie anche e non certo in piccola parte, al favoloso assolo di basso di Brian Bromberg. Indigo è un gran bel lavoro per un motivatissimo Dan Siegel che, senza soluzione di continuità, propone da 35 anni la sua personale visione musicale del jazz contemporaneo. Si tratta di un album che testimonia la bravura di un musicista all’apice del suo potere creativo.