Chester Thompson – Steppin’


 Chester Thompson – Steppin’

Chester Thompson è senza dubbio uno dei migliori batteristi della recente storia musicale. E’ un personaggio unico, che ha trascorso gli ultimi quarant'anni a sviluppare un suo personale “curriculum ritmico”. Ha suonato con alcuni tra i giganti del jazz quali ad esempio i Weather Report, con il genio del rock Frank Zappa, con i Genesis, ma anche con i Bee Gees ed altri esponenti del pop. Dopo aver prodotto un primo album nel lontano 1991, ma continuando a lavorare come session man per una vasta platea di artisti, nel 2019 Thompson ha finalmente deciso di ritornare in studio per un secondo progetto solista, ovvero la sua ultima uscita, intitolata Steppin’. Un ritorno per così dire alle origini, con una sterzata decisa verso il jazz. Sebbene Chester non sia totalmente nuovo alle registrazioni con una jazz band, l'album rappresenta comunque una novità per il valente batterista. Il disco esce come una sorta di estensione di una serie di masterclass educative indirizzate alla formazione di giovani talenti e l’idea alla base del progetto è sicuramente piaciuta molto a Thompson, che ha profuso un grande entusiasmo nel progetto. Per questa interessante session il batterista afroamericano ha trovato dei validi compagni d’avventura nel formidabile bassista Alphonso Johnson (ex Weather Report e amico di vecchia data), nel pianista Joe Davidian, nel trombettista Rod McGaha e nel percussionista Tony Carpenter. Ne è venuta fuori una band di tutto rispetto. Thompson ha fortemente voluto un sound non troppo elaborato ed anzi piuttosto diretto, quasi essenziale, trovando un terreno fertile anche grazie al profilo sonoro dello studio di registrazione. Il mixaggio di questo album è risultato molto crudo, esattamente come il batterista desiderava per ottenere le sonorità da "live in studio" che aveva in mente. I brani sono tutti molto piacevoli ed il contesto nel quale possono essere inseriti è senza dubbio quello di un onesto e tuttavia vibrante hard bop, con qualche venatura più contemporanea e funk. Le parti soliste sono ovviamente suddivise tra la bella timbrica della tromba e del flicorno di Rod McGaha e il piano acustico ed elettrico del bravo Joe Davidian. Non manca qualche accenno più latino sottolineato dalle percussioni di Tony Carpenter e dello stesso Chester. Sarà una piacevole sorpresa ascoltare il batterista che tanto è stato apprezzato con i Genesis e Zappa sciorinare questi 14 brani con uno stile ed una tecnica così diversa. Certo un tale cambiamento non può stupire più di tanto chi conosce bene il talento di questo musicista a tutto tondo, un virtuoso della batteria che ha fatto proprio dell’eclettismo una delle sue peculiarità. Dal punto di vista solistico Chester Thompson non è certo quello che si può definire un musicista prolifico, tuttavia dai contenuti di questo Steppin’ traspare senza dubbio una grande potenzialità jazzistica che potrà forse ampliarsi ancora meglio con le eventuali prossime uscite. Nel frattempo vale la pena godersi l’immediatezza e l’energia di questo album, godendo appieno della formidabile tecnica di un gigante della batteria degli ultimi anni del secolo scorso che può dire la sua anche ai giorni nostri.